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"Un orologio Zenith del 1956", l'ultima fatica letteraria di Roberto Quber In evidenza

(U.C.) - Alla sala Dante, dove il volume è stato presentato, c'erano in molti che, nell'esposizione di Roberto Quber, hanno potuto rivivere quegli anni densi di fatti e di vita e godere degli aneddoti dell'autore/testimone.

Che c'entra un orologio Zenith del 1956, titolo e copertina dell'ultima fatica letteraria di Roberto Quber, avvocato, ex studente contestatore liceale, ex dirigente di aziende multinazionali, ex assessore comunale al tempo delle discariche abusive e della prima chiusura della centrale Enel, e attualmente nostrano "giacobino" in salsa spezzina (ha fondato lui il movimento Giacobini del Golfo)?

C'entra, perché quell'orologio, acquisto del padre alla sua nascita, non ha mai smesso di segnare il tempo della vita dell'autore dal momento della morte del papà.

E quell'orologio ha sempre seguito il giovane protagonista del ponderoso romanzo (Edizioni Il Filo di Arianna, 553 pagine, euro 20) in tutto l'avventuroso svolgimento della sua vita di studente prima, di politico e manager poi.

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La Spezia si legge e si scorge... in filigrana attraverso le pagine e i capitoli che ripercorrono tutte le ansie, i sogni, gli errori e le contraddizioni dagli anni '60 ai primi del nuovo millennio: le storie (tutte rigorosamente autobiografiche sia pure "romanzate" attraverso il protagonista e i vari personaggi) sono non solo godibili letterariamente (molti e serrati i dialoghi) ma anche dense di vita vissuta, una vita che ripercorre fatti veri della storia della nostra città, intrecciati con le vicende private, politiche e professionali del protagonista, alter ego dell'autore.

Alla sala Dante, dove il volume è stato presentato, c'erano in molti che, nell'esposizione di Roberto Quber, hanno potuto rivivere quegli anni densi di fatti e di vita e godere degli aneddoti dell'autore/testimone.
Insomma un romanzo godibile e scorrevole ma che rappresenta anche un pezzo non corto di vita spezzina. Non fatevi impressionare dalla "mole" del volume: le pagine scorrono leggere nella condivisione dei ricordi privati e nelle vicende di una città che stava cambiando volto. Insomma, una storia pubblica di Spezia ma letta in chiave privata. Ne vale la pena.

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