Il 27 gennaio del 1945 in Polonia si scoprì l'esistenza del campo di concentramento e sterminio di Oświęcim (Auschwitz), rendendo evidente e pubblico lo sconvolgente programma di sterminio dei lager nazisti.
Ricordare cosa sia stata la Shoah è necessario per tutti noi e per le giovani generazioni in particolare: guai a dare per scontati i principi fondanti della Costituzione italiana e della costruzione Europea che si basano proprio sull' uguaglianza delle persone e sul rispetto reciproco.
Fatti recenti di cronaca, come quelli avvenuti proprio a pochi giorni fa nella vicina Livorno, dove un bambino è stato picchiato e insultato proprio perché ebreo, gelano il cuore e ci fanno ripiombare ai tempi più bui della storia del nostro paese e ci ricordano che il pericolo non è mai passato fin tanto che simili sentimenti perdurano nei cuori, nelle menti e - quindi, conseguentemente - nelle azioni degli uomini.
E, si badi bene che, come la Storia ci ha insegnato, l'antisemitismo non è mai stato lo scopo ma, piuttosto, soltanto un mezzo, che ha certificato le contraddizioni di una società che si ritrovava senza via d'uscita.
Vasilij Grossman, ufficiale e corrispondente di guerra dell'Armata Rossa, colui che per primo entrò nel campo di sterminio nazista prima di Treblinka e poi di Auschwitz e che assistette anche alla campagna di sterminio antisemita che avvenne anche in Unione Sovietica dopo la fine della guerra, sosteneva:
"L'antisemitismo è lo specchio dei difetti del singolo, della società civile e del sistema statale. Dimmi di che cosa accusi gli ebrei, e ti dirò quali colpe hai".
Anche per questo, domani, 27 gennaio, saremo nella nostra scuola secondaria di primo grado, insieme alla nostra concittadina Francesca Pollicardo che ci rinnoverà una testimonianza di vita, di dolore, di morte, ma anche d'amore: quello nato tra i suoi nonni materni, proprio in un campo di concentramento nazista, ad Helmestedt in Germania.
Perché quando si parla della Giornata della Memoria non dobbiamo limitarci solo a un momento di riflessione su ciò che è passato, ma abbiamo il dovere di lavorare per vivere al meglio il presente e progettare, ancor meglio, il futuro.
La memora degli eventi passati ha un valore imprescindibile per ogni nazione e per ogni società. Ma la memoria non si "commemora" e basta; la memoria si deve "esercitare" e, per fare questo, ci vuole impegno: una mente libera e un cuore grande, che sappiano sempre schierarsi dalla parte del più debole: siamo chiamati a testimoniare con le nostre azioni non scelte facili, ma scelte giuste.
E la costruzione di una società più inclusiva e più giusta è sempre "work in progress": un cantiere sempre aperto, da vivere come una responsabilità personale, da ciascuno di noi, e mai delegato a terzi.
"Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte e oscurate: anche le nostre." (Primo Levi)