Ecco il gran finale del festival della Resistenza "Fino al cuore della rivolta" (XVII edizione - “La realtà si impara, dove la realtà si fa”). Sabato 4 e domenica 5 settembre due giorni di interventi, spettacoli e concerti, riflessioni e divertimento, una cena sociale e anche dopo-spettacolo non solo musicali ma anche con proiezioni, dalle ore 21.30 (ingresso libero).
Per gli spettacoli e per la cena la prenotazione è obbligatoria e per poter accedere agli spettacoli è necessario il Green pass o un tampone con esito negativo effettuato nelle 48 ore precedenti.
Programma
4 settembre 2021, dalle ore 17:00
MARCO ROVELLI e PAOLO CAPODACQUA
recital-concerto
SIAMO NOI A FAR RICCA LA TERRA. Omaggio a CLAUDIO LOLLI
Il recital-concerto è tratto dalla biografia narrativa su Claudio Lolli e i suoi mondi, "Siamo noi a far ricca la terra". E' la storia di Claudio, della sua vita, della sua arte, ma anche dei mondi che ha traversato, e quindi di una generazione intera, e di Bologna e piazza Maggiore. Nel recital-concerto quella storia viene ripercorsa attraverso la lettura scenica di brani alternata all'esecuzione di alcune delle sue canzoni. Un libro e un recital-concerto che mettono in scena la vita di uno dei più grandi poeti della musica italiana, Claudio Lolli. Noto soprattutto per Ho visto anche degli zingari felici, album in cui si esprime come forse in nessun altro luogo l’anima degli anni settanta. Ma che ha prodotto, anche se meno conosciute, moltissime altre pietre miliari nella storia della canzone italiana. Un recital che non è solo la storia di un singolo. E’, allo stesso tempo, una storia corale – come del resto corale era la poetica di Claudio Lolli. E' il coro di un mondo che si apre davanti a un giovane e tormentato adolescente in conflitto con la sua famiglia di vecchia piccola borghesia, e gli si apre davanti nel '68, quando ha diciotto anni. Il mondo che ribolliva di vita fino al '77, che precipitava nella rete di affetti e relazioni di una grande piazza, quando gioia e rivoluzione sembravano coincidere. Quante piazze ci sono da raccontare, e quante storie in quelle piazze. Ma poi ci sono da raccontare tante altre storie. L'Italia degli anni ottanta, in cui Claudio Lolli decide di diventare insegnante di lettere al liceo, e le sue canzoni si affidano sempre di più alla forza visionaria e dirompente della poesia: esemplari le molte canzoni dedicate alle visioni del cinema che scrive negli anni ottanta, come a dire che se è finita una stagione sociale di utopie e di bellezza, non rinunciamo al potere delle visioni. Non cessa mai di credere alla potenza sovversiva della poesia, che non è solo una grande narrazione, ma è il cuore stesso della realtà. E con questo bagaglio addosso si mette in viaggio per l’Italia fin nei paesi più piccoli e sperduti. Tante storie e tante piazze da raccontare, fino al giorno del funerale, in quella Piazza Maggiore ancora popolata da zingari felici. Il testo del recital-concerto è stato scritto da MARCO ROVELLI, egli stesso cantautore. In scena, con Rovelli, PAOLO CAPODACQUA, anche lui cantautore, che per 25 anni è stato il chitarrista inseparabile di Claudio Lolli – anzi, non solo il chitarrista, ma la sua orchestra. Insieme, canteranno, a scandire la narrazione, una serie di canzoni di Lolli, trascelte a loro insindacabile giudizio.
MASSIMO CARLOTTO, MAURIZIO CAMARDI + YO YO MUNDI
"Polvere"
“Polvere” è il titolo del nuovo reading di Massimo Carlotto, un progetto teatrale che lo vede sul palco insieme all'inseparabile compagno di avventure Maurizio Camardi – sassofonista padovano (qui, oltre ai ssassofoni, impegnato anche al dudùk e ai flauti etnici) che appare anche come personaggio in alcuni romanzi di Carlotto – e al collettivo musicale Yo Yo Mundi (per questa occasione composto da Paolo Enrico Archetti Maestri, voce e chitarre, Andrea Cavalieri, basso elettrico e voce, Eugenio Merico, batteria). Una pièce teatrale che racconta il viaggio lungo vent’anni di uno scrittore e dei suoi musicisti nell’Italia dei disastri ambientali. La cultura e l’arte al servizio di una domanda sempre più legittima di tutela della salute e dei territori da parte delle comunità. L’amianto ai cantieri navali di Monfalcone (e all’Eternit di Casale Monferrato), la terra dei fuochi tra Napoli e Caserta, l’uranio impoverito nei poligoni militari sardi, tutte storie di persone comuni che sono diventate straordinarie e che ora meritano di diventare memoria condivisa. Un nuovo progetto di teatro civile dello scrittore padovano da sempre attento ad indagare le vicende di uno dei territori più ricchi e complessi del nostro Paese, il Nordest.
ore 20:00
Cena sociale
Ore 21:30
Dopospettacolo/9
Orchestra Filarmonica Fatica&Sudore
presenta il suo ultimo disco "L'amore ai tempi del Cazhocène"Piergiorgio de Rito e Matteo Procuranti
con l'amorevole partecipazione di Alessandra D'Aietti, Gabriele D'Ascoli e Micaela Guerra.
Un concerto che, con una punta di presunzione, potremmo definire ”teatro canzone” e prende le mosse dal neonato concept album omonimo che tratta di un'epoca in cui, a forza di guardare solo al proprio orto, le persone hanno visto uscire dal proprio campo visivo ogni forma di vita che non fosse utile al regno del PIL, tirando per altro in ciò un sospiro di sollievo.
L'era del Cazhocène iniziò con il primo che si servì il terzo piatto di pasta mentre al televisore della cucina sfilavano le immagini di un bambino morto e di un uomo di stato che, contrito, annunciava la necessità di un bombardamento a tappeto; continuò su una spiaggia mentre lamentandosi dell'aumento dei prezzi delle cabine due signori sudati chiedevano l'istallazione di 300 telecamere a infrarossi per evitare che qualcuno potesse passare impunemente da qualche parte per andare da un'altra; si espanse ogni volta che venivano pronunciate frasi come "sì però non possiamo mica accoglierli tutti", "prima vai a lavorare poi parli", "si, certo, lui è lui, ma lei però se l'è anche un po' cercata", "ancora la Resistenza... eccheppallediocai", "io non sono di destra, però...", "io non sono né di destra né di sinistra", "che poi io sarei anche sempre stato di sinistra ma...", "io sono fascista, perché non posso? E la libertà di pensiero? È questa la vostra democrazia?"; e fu al suo apice quando un lavoratore ritenendo di difendere il proprio lavoro uccise un altro lavoratore che stava reclamando la propria dignità nel suo lavoro.
E nessuno si lamentò perché il padrone chiese di non alzare i toni, che tanto un accordo si trova.
Poi vennero gli Europei.
Poi vennero le Olimpiadi.
Mentre tutto intorno stava bruciando.
E non eravamo stati noi.
5 settembre 2021, dalle ore 17:00
Lectio brevis
Paolo Pezzino (Presidente Istituto Nazionale Ferruccio Parri)
Creare un museo della Resistenza in Italia: un'impresa impossibile?
MARIA ANTONIETTA - L’inferno di Guido.
Interpretazione del Canto XXVII dell’Inferno Dantesco
«Il canto XXVII mi è stato commissionato per il festival marchigiano Happennino. Ho pensato di riprenderlo e integrarlo con un approfondimento per We reading omaggiando l’anno dantesco. Fra l’altro sono appassionata di poesia come pure di storia medievale, ho anche studiato Teologia; nel rileggerlo mi ha sollecitato temi su cui ragionare. Innanzitutto questo capitano di ventura che è Guido da Montefeltro lo sento a me geograficamente vicino; sono nata a Pesaro ma parte della mia famiglia è di Gradara. È anche una sfida per me dare la voce a un uomo violento e brutale, si crea una sorta di circuito fra un personaggio che non mi somiglia certamente, ma che mi è anche vicino per certi aspetti. Ciò che più mi stimola nell’interpretare il canto, è il ragionamento sul potere delle parole, sulla responsabilità, attraverso un discorso curioso sull’uso delle parole nella logica. Praticamente la serata è un trip poetico, tra il filosofico e il teologico, attorno a questo canto di cui mi sono appassionata. Il potere delle parole mi riguarda per il fatto che da cantautrice lavoro con esse. Mi domando se questo mio lavoro possa diventare anche un limite. Lo penso perché, costruendo la vita sulle parole, si finisce a volte con il perdersi dentro a una logica delle parole stesse; ti accorgi cioè che i vocaboli non ti servono per avvicinarti agli altri, ma diventano un mezzo per stare dentro a una tua solitudine, dentro a un tuo mondo perfetto. Mi spingo perciò a riflettere sul fatto che alle volte le parole finiscono con il non avere a che fare con il mondo delle persone, dei sentimenti, delle relazioni umane. È un canto violento, ma analizza i limiti che scontano le persone che vivono e fondano la propria vita sulle parole. Ecco perché sento che mi riguarda appieno. Penso che sia chi fa questo mio mestiere, sia in generale tutti noi, possiamo riflettere sul fatto che sì le parole portano lontano, spingono a esplorare, a conoscere, a conquistare spazi nuovi, però a volte sono anche un limite» (da una intervista a Maria Antonietta).
LITTLE PIECES OF MARMELADE
LPOM in concerto
Ecco l'utlimo atto e una vera sorpresa per il festival. I Little Pieces of Marmelade, Daniele e Francesco, sono una band di 24 e 25 anni di Filottrano. Suonano insieme da 10 anni e grazie alla loro forte intesa riescono a fare in due tutto ciò che farebbe una band di almeno quattro persone: il cantante è batterista e il chitarrista è anche il bassista. I Little Pieces of Marmelade sono capaci di attraversare e rinnovare l’hard rock seventies, il grunge, il post-punk ma anche di incendiare la più televisiva e pop delle esperienze: quel palco di XFactor che li ha visti, sotto alla guida del loro ‘mentore’ Manuel Agnelli, arrivare in finale.
ore 20:00
Cena sociale
Ore 21:30
Dopospettacolo/10
OZ
"Lettere dal bunker"
INGRESSO LIBERO ai Dopospettacolo con posti limitati. Panini resistenti e sorprese gastronomiche fino alle 24.
"Anche quest’anno, nonostante le difficoltà, il nostro festival “Fino al cuore della rivolta” c'è! - affermano gli organizzatori - E' un festival diffuso, non più cinque giorni continuativi, come in passato, ma eventi tutti i fine settimana. Si svolge come sempre al Museo audiovisivo della Resistenza di Fosdinovo (MS), pensato per poter garantire il pieno rispetto delle norme anticontagio. L’ingresso è solo su prenotazione e con numero di posti limitati.
Ricordatevi di sostenere il festival, perché l'edizione 2021 fino ad oggi non ha ottenuto ancora nessun contributo economico, ma si basa sul lavoro dei volontari e sulle sottoscrizioni".
Per partecipare alla campagna di crowdfunding cliccate qui.
Possibilità di campeggiare nel bosco del museo.
L’ingresso agli spettacoli sarà consentito solo su prenotazione ed è obbligatoria l’esibizione del Green pass o di un tampone negativo nelle precedenti 48 ore.
Info e prenotazioni: 3281503180 o 3493278060 o 342 3714053