Dal 28 novembre al Cinema Il Nuovo La Spezia in doppia versione (doppiata in italiano e in alternativa in lingua originale con sottotitoli in italiano) c’è un film stupefacente, dal titolo "Un giorno di pioggia a New York".
E che siate fan della prima ora, detrattori o semplici curiosi, la notizia serpeggia già da settimane: Woody Allen è tornato. Sì, è proprio quel ragazzo che sembravamo ricordare, nato a Brooklyn nel 1935, che a 17 anni sceglie il nome di Woody Allen e parte alla conquista della tv e del Tonight Show.
Poi passa alla stand-up comedy, per arrivare finalmente al grande schermo, le più internazionali luci della ribalta. "Un giorno di pioggia a New York" rappresenta la magnifica chiusura di un cerchio, un radicale ritorno alle origini, e insieme un multilevel-drama moderno.
Non a caso, il 2019 è anche il quarantesimo anniversario di Manhattan. Perché nella schiera dei grandi classici di Allen (oltre a Manhattan citeremo almeno Io e Annie, Zelig, Hannah e le sue sorelle) circolavano figure di intellettuali, erotomani e artisti contemporanei. L’arrivo di "Un giorno di pioggia a New York" farà la gioia dei vecchi innamorati di Allen, ma anche delle nuove generazioni, che aspettano un nuovo controverso “capolavoro” dopo Match Point (2005) e Blue Jasmine (2013).
Perfino chi non ha esattamente perso la testa per Magic in Moonlight (2014), si troverà davanti a uno dei più grandi autori del cinema contemporaneo. Troverete una sceneggiatura destinata a fare scuola.
Un cast di giovani, seducenti nuove icone. Ma soprattutto: un cineasta ultraottantenne che ha trovato la formula per un nuovo incanto. Tornare alle origini, senza ripetere sé stesso.
La nuova commedia di Woody Allen è illuminata dalla fotografia del premio Oscar Vittorio Storaro: divisa equamente tra il giallo del sole e la pioggia scrosciante. Tra la luce calda sul volto di The Neon Demon – o meglio del giovane talento di nome Elle Fanning – e gli Interiors dove si consuma la tristezza di Timothee Chalamet e Selena Gomez.
Chiunque abbia visto una sola volta la città di New York, i suoi 5 Boroughs, o solo il centro di Manhattan, conosce il contrasto straniante tra la notte e il giorno: la città delle mille luci che è anche la grande mela.
E per il suo film definitivo, Woody Allen rompe anche il cliché che lo voleva un cineasta essenzialmente teatrale, abile a scrivere drammi da camera. Il triangolo dei 3 ragazzi si moltiplica attraverso i mille incontri di una notte, diverte come la classica slapstick, o la commedia degli equivoci.
Ma a un certo punto il realismo si fa mordente, perfino tragico. Con la fotografia di Storaro, la naturale struttura di New York moltiplica e confonde i confini fra interni ed esterni, oltre naturalmente ai contorni del dramma. E qualche cinefilo impenitente, magari incline al pianto, in fondo troverà solo una grande, magistrale lezione di Cinema.