Dopo il presidio di ieri dei comitati per il no al Biodigestore sotto la sede di ReCos in via Picco, questa mattina è stato presentato il progetto dell'impianto di Saliceti.
Per principiare alcuni dati: parliamo di una struttura nell'area di Saliceti (circa 60mila mq di cui 25mila per una futura area coperta) che tratterà 60mila tonnellate all'anno di Forsu (frazione organica dei rifiuti solidi urbani).
"Vogliamo fare chiarezza - ha dichiarato il presidente di ReCos S.p.A Piercarlo Castagnetti - Non c'è nessun rischio per le falde acquifere o i pozzi di Fornola. Non c'e utilizzo o perdita di acqua in questo impianto, inoltre studi approfonditi individuano il punto di maggior vicinanza tra le falde e l'impianto in 2 km, quindi ben oltre i 200 metri previsti dalla normativa. Per quel che riguarda le dimensioni dell'impianto, esso rispecchia le disposizioni del piano d'ambito regionale approvato il 6 agosto 2018. È un impianto che ha una capacità di 60mila tonnellate annue perché riceve una parte dell'organico che arriva dal Tigullio e da una parte di Genova, questo perché il piano regionale esclude che nella provincia di Spezia venga realizzata la discarica che era stata prevista, insomma la provincia non avrà più necessità di ricorrere a discariche".
A scendere nei dettagli tecnici è stato l'amministratore delegato di ReCos S.p.A Mauro Pergetti: "La sola raccolta differenziata non è sufficiente per un'economia virtuosa, occorre l'impiantistica per recuperare i vari prodotti e rimetterli nel mercato. Le nazioni che producono rifiuti devono farsi carico del trattamento dei rifiuti. La Forsu della Regione Liguria finisce in Piemonte o in Lombardia. Nella provincia della Spezia si raccolgono 29mila tonnellate di rifiuto organico, 130 kg per abitante all'anno".
Secondo l'Amministratore Delegato Pergetti manca quindi un ultimo tassello per chiudere il "cerchio": "Questo impianto riesce a chiudere il cerchio, tutto quello che entra, esce a nuovo valore, ovvero compost di qualità o biometano che può essere usato per l'autotrazione ad esempio. L'impianto è dimensionato per 60mila tonnellate di Forsu, in coerenza con la pianificazione regionale. L'impianto di Spezia ha un dimensionamento, superiore alla necessità effettiva del fabbisogno spezzino, che viene a supporto del territorio del Tigullio e del genovese, con una superficie di 60mila mq di cui 25mila coperti, proprio perché tutte le attività di lavorazione sono fatte all'interno di un edificio e l'aria all'interno viene trattata per essere reimmessa all'esterno, non ci sono lavorazioni nell'area esterna".
Uno dei temi che tiene banco nella diatriba Biodigestore si, Biodigestore no è la localizzazione dell'impianto, perché proprio Saliceti? In realtà inizialmente l'area interessata per la realizzazione della struttura era Boscalino, nella visione localistica dedicata solo allo spezzino: "Quell'area però è non pianeggiante e per poter predisporre una superficie per i vari manufatti avremmo dovuto sventrare intere colline, una soluzione ambientalmente disdicevole - ha proseguito l'Amministratore Delegato Mauro Pergetti - Saliceti ha più spazio pianeggiante disponibile, c'è una forte integrazione con l'impianto esistente e una viabilità migliore data la vicinanza al casello autostradale".
Un grande edificio mantenuto in depressione per evitare fughe verso l'esterno con lavorazioni effettuate all'interno, questo quanto emerge dalla presentazione del progetto di questa mattina. I rifiuti entrano e vengono scaricati in una fossa, viene poi inviato il tutto al Digestore, vero e proprio cuore dell'impianto. Successivamente le sostanze organiche vengono trasformate per produrre biogas che a sua volta dovrà diventare biometano. Il materiale che esce dai reattori subisce un trattamento aerobico, miscelato con materiale strutturante.
Successivamente, alla fine di un lungo percorso avviene la raffinazione: "Il prodotto finito rispetta le normative nazionali e viene definito ammendante compostato misto che può essere venduto sul mercato - ha continuato l'Amministratore Delegato Pergetti - L'aria aspirata prima di essere emessa all'esterno viene trattata in due step, un lavaggio con acqua per eliminare sostanze inquinanti e poi un passaggio attraverso dei filtri. L'acqua prodotta nel processo, ovvero l'umidità del rifiuto organico, viene riciclata all'interno, praticamente è un impianto a scarico 0 per le acque di processo. La produzione di biogas è attorno ai 10 milioni all'anno, dopo la depurazione ne rimangono 6 milioni che sono in grado di soddisfare il fabbisogno di 10mila utilitarie alimentate a metano o 160 autobus a metano. Si ipotizzano 56 mezzi, per quel che riguarda l'impatto del traffico, che entrano ed escono giornalmente dall'impianto per conferire i rifiuti, 42 dei quali sono i camioncini della raccolta locale della Forsu, traffico già esistente sul territorio spezzino, in più ci sono 14 mezzi che provengono dall'esterno, 9 immettono la Forsu, 5 portano fuori il compost. In generale c'è una certa non conoscenza di cosa vuol dire trattare i rifiuti che ognuno di noi quotidianamente produce. I processi autorizzativi sono molto articolati, con l'autorizzazione in mano in un anno e mezzo massimo due l'impianto è a regime" ha concluso l'Amministratore Delegato Pergetti.
Dal punto di vista occupazionale sono previsti circa 20 addetti più una decina da ditte terze. Sarà possibile anche visitare l'impianto, legando questa possibilità in particolar modo al mondo delle scuole.
"Non dimentichiamoci che ReCos è una società di Iren i cui soci sono i Comuni - ha dichiarato Gaudenzio Garavini (cda ReCos) - O diciamo delle balle noi, oppure le dicono altri. Una via per incontrarsi c'è ed è l'inchiesta pubblica, non abbiamo paura. La Regione ha ritenuto di attivare anche questo percorso di partecipazione, quella è la sede per distinguere le balle dai problemi veri. Chi ha delle osservazioni le porterà e saranno verificate da soggetti terzi".