Molte le persone presenti ieri sera al "Bar Moon" di Marinella per ascoltare il progetto "Elena", in un aperitivo solidale per sovvenzionare la giusta causa e ascoltare le volontarie della nuova Associazione di promozione sociale.
Tra coloro che hanno dedicato il proprio sabato sera all'ascolto della presentazione del progetto: i Consiglieri Luca Ponzanelli (Lista Toti), Federica Giorgi (M5S) e Maria Grazia Avidano (Lega). Presente anche l'Associazione "Sovrapensiero" – un'equipe di psicologhe nata con l'intento di favorire il benessere psicofisico della persona e della comunità nelle varie fasi del ciclo di vita.
Violenza di genere è il termine usato per definire la violenza contro le donne, ed è in questo triste ambiente che ancora non cambia che si muovono e attivano le molte realtà impegnate sulla tematica.
Centri antiviolenza nascono e si uniscono nella rete nazionale dei Centri Antiviolenza e delle Case delle donne, mentre i dibattiti pubblici sui media e l'impegno della politica diventano sempre più intensi con l'incrudirsi del tema che, nel "futuro attuale" rimane "sicuro" retaggio di un passato purtroppo mai finito.
Una violenza subdola ed endemica le cui vittime ed i loro aggressori appartengono a tutte le classi sociali e culturali senza nessuna distinzione, un fenomeno sociale fuori e dentro la famiglia.
La nuova Associazione di volontariato "Ombra", nata circa un anno fa a La Spezia, si prefigge di rivolgere il proprio impegno alle cosiddette "fasce vulnerabili" quali le donne, i bambini, gli anziani e i disabili e si pone come primo obiettivo quello di intervenire in emergenza, supporto, prevenzione e protezione per donne che vogliono uscire da situazioni familiari violente.
Nasce quindi come loro primo progetto: "Elena", destinato alla realizzazione di una casa di accoglienza in emergenza per donne e i loro figli che devono allontanarsi in urgenza da situazioni di violenze o abusi: "Vogliamo aiutare il primo passo di quelle donne vittime di violenza e incidere nella "fase zero" della fuoriuscita da tale situazione, un percorso lungo e difficile diviso in più fasi in cui ognuna di queste deve essere affrontata con specificità, operatori ed informazioni differenti – hanno spiegato il pres. dell'Associazione, l'avv. Adriana Lo Russo e le coordinatrici Nea Delucchi e Franca Federici – vogliamo incidere nella fase iniziale, la più carente rispetto al proseguo egregio degli aiuti del medio/lungo periodo: la creazione e gestione di una casa di accoglienza".
Tale struttura già individuata non sarà né un Centro antiviolenza (dove si prende in carico la donna e si lavora per il suo reinserimento lavorativo e abitativo) né un centro di ascolto (dove si da un servizio di supporto non domiciliare) bensì un servizio di "back office" (retro ufficio), un alloggio temporaneo in cui donne possono accedere in emergenza ed in qualunque orario per allontanarsi e/o evitare da situazioni violente. Questo il tempo necessario per individuare velocemente la situazione della persona, analizzare la sua richiesta di aiuto ed avviare le fasi successive: inserimento in casa protetta, misure cautelari sul marito, ricerca di una rete parentale etc.
Capire la situazione e instradare la vittima alle varie possibilità di fuoriuscita, e anche dare tempo ai legali e alle Forze dell'Ordine di avviare le misure sul caso: "L'equivalente di un Pronto Soccorso dove si interviene nell'immediato con i Reparti alle spalle in appoggio pronti per le cure definitive – aggiungono – per creare un pacchetto completo da offrire alla donna in un'unica rete di protezione".
Le caratteristiche principali di questa Casa sono:
1 - possibilità di accesso h24 e 365 giorni su 365
2 - nessun limite di età per il/i minori maschi
3 - ad indirizzo segreto
4 - temporaneo.
Il punto 2 è un'importante specifica che va a colmare il limite previsto nelle case di accoglienza in cui non è prevista l'accoglienza, insieme alla donna, del/dei figli maschi superiori ai 14 anni di età, questo per questioni di accreditamenti regionali. Una carenza che può portare a divisioni familiari, complicazioni ulteriori e frenare nella situazione concitata la decisione di fuoriuscita della donna.
Un problema aggiunto che si cerca così di risolvere.
Il punto 3 aggiunge un'ulteriore innovazione: la segretezza del luogo ospitante, un posto sicuro in cui analizzare velocemente la situazione senza rischio di contaminazioni con l'aggressore.
"Un regolamento restrittivo che assicuri sicurezza alle persone ospitate in coabitazione (ogni nucleo familiare avrà il proprio spazio privato), la giusta possibilità di meditazione autonoma e tutti i colloqui quotidiani necessari di supporto e sostegno psicologico con operatore preparati, psicologi, legali e Forze dell'Ordine – spiegano le volontarie – oltre a tutti gli accompagnamenti necessari per l'inserimento nelle fasi successive".
Anche il cellulare privato sarà vietato nei giorni di accoglienza nella struttura d'emergenza, sostituito con uno più anonimo e non rintracciabile fornito dall'Associazione stessa. Inoltre è previsto che la struttura sia cambiata a intervalli a seconda dell'uso della stessa, proprio per renderne più difficile l'individuazione.
Una possibilità per la vittima di trovarsi al sicuro e di potere valutare tutto il proseguo ritenuto opportuno per superare la sua problematica e quella dei minori coinvolti, in un quadro generale ampio supportato da personale qualificato e teso a creare un progetto dedicato su misura.
L'accesso alla "casa segreta" avverrà attraverso le richieste dei soggetti qualificati: Forze dell'Ordine, pronto soccorso, servizi sociali, centro antiviolenza, sportelli d'ascolto e associazioni convenzionate.
L'equipe di lavoro del Progetto Elena è composta da un team di operatrici di ascolto e primo intervento, psicologhe, legali e socie dell'associazione di volontariato Ombra che hanno superato positivamente il corso di formazione specifica compreso di test teorici/pratici finali.
Il corso è suddiviso in tre moduli distinti per un totale di 44 ore, per creare tre singole figure in base al totale del modulo scelto: socio operatore (livello base) – operatrice di prima accoglienza – operatrice d'emergenza.
Corsi di formazione continua dopo il corso base e approfondimenti su ogni singolo caso gestito sono già parte del progetto.
Non vi sono prerequisiti d'ingresso ma test finali, è gratuito e aperto anche agli uomini, che non potranno però svolgere attività a diretto contatto con la donna ospitata: "Non andranno in emergenza ad accogliere ed inserire nella casa la vittima, perché non conosciamo nell'emergenza lo stato della stessa e la violenza subita, ma per tutte le attività ulteriori siamo ben onorate di averli con noi perché l'approccio voluto non è di scontro tra generi ma di presa di coscienza di un unico obbiettivo".
Tra i soci fondatori dell'associazione infatti anche Giampiero e Nico, parti integrante delle 15 persone operative.
Il nome "Elena" dato al progetto è nato da un libro: "L'albergo delle donne tristi" di Marcela Serrano.
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