In merito alla risposta alle osservazioni di Associazioni e cittadini l’amministrazione ha insistito (sia nella risposta scritta formulata nella Relazione Istruttoria che durante il Consiglio Comunale) sulla distinzione tra quelle di carattere tecnico e quelle “di tipo politico”.
Le osservazioni sottoscritte da 304 cittadini (179 firme più 125 presentate a integrazione delle prime), così come le osservazioni presentate singolarmente da due cittadini, sono state ritenute “non di carattere strettamente tecnico” ma di tipo politico in quanto, come dichiarato dal Sindaco in consiglio comunale, “vanno contro la volontà dell’Amministrazione”.
Tale volontà è espressa nel passaggio della relazione tecnica allegata alla proposta di variante al PUD e utilizzato come risposta scritta ai cittadini: “salvaguardare e tutelare il bene demaniale marittimo, fortemente sentito dalla collettività territorialmente rappresentata, di usufruire del bene secondo modalità e comportamenti mirati alla sua valorizzazione e conservazione e garantire un equilibrato rapporto tra aree libere ed aree in concessione”.
Nessuna risposta e nessuna considerazione per le esigenze di carattere sociale, per le perplessità e le difficoltà che questi cittadini hanno messo in luce. Come se i cittadini potessero essere ascoltati da un’Amministrazione solo se in grado di esporre rilievi tecnici e non si dovesse invece dare il massimo ascolto ai loro problemi ed anche ai loro suggerimenti.
In questa come in altre pratiche vediamo sempre più spesso il termine “valorizzazione” utilizzato come sinonimo di “monetizzazione”, di “sfruttamento economico”. È una visione a nostro parere molto miope.
Come abbiamo più volte avuto modo di sottolineare questo sfruttamento può portare solo alla perdita del bene territorio, al suo progressivo inaridimento. Appare inoltre contraddittorio e utilizzato come specchietto per le allodole il termine “conservazione” usato subito dopo.
A nostro avviso non ci può essere conservazione se non c’è mantenimento del bene alla proprietà e all’uso della collettività. Ci chiediamo soprattutto come mai, per tutelare un bene patrimonio della collettività, sia necessario affidarlo a un privato come se un’Amministrazione non potesse essere in grado di gestire i beni pubblici.
Ci sembra importante infine sottolineare il problema dell’accessibilità del litorale sollevato in tutte le osservazioni presentate. La legge regionale prevede che vengano rispettate determinate percentuali tra spiagge libere, spiagge attrezzate e stabilimenti balneari e stabilisce una percentuale minima sotto la quale non si può scendere.
Tenendo conto della morfologia del territorio, che è costituito in maggior parte da pareti rocciose e zone inaccessibili, un’Amministrazione attenta ai bisogni dei cittadini opererebbe con buon senso lasciando alla libera fruizione una percentuale maggiore di litorale accessibile.
Associazione Posidonia