Assente il vescovo Palletti per influenza, la Messa, allietata dal coro parrochiale, è stata celebrata dal parroco, mons. Ilvo Corniglia.
«Gesù riconosce la bellezza e il valore dell’amore umano e del matrimonio», ha detto il parroco commentando la pagina del vangelo odierno sulle nozze di Cana. «Secondo i profeti, il banchetto nunziale significava i beni che Dio avrebbe dato alla nuova famiglia e al suo popolo, un'abbondanza di vino buono. Cana è la rivelazione di Gesù. La pagina di vangelo non parla della sposa. Lo sposo è citato solo per ricevere il complimento di aver riservato il buono buono per la fine del pasto. Il vero sposo è Gesù, che dona vino nuovo e sovrabbondante – il Vangelo, l’Eucaristia, lo Spirito Santo -. “Non è ancora giunta la mia ora”, dice alla madre. La Sua ora è la Passione, morte e risurrezione. Gesù è lo sposo che arriva a dare la vita per noi, per la sua comunità».
La pagina del vangelo parla anche di Maria. «È lei a scoprire che il vino è venuto a mancare. Sì immedesima con sposi e organizzatori: “non hanno vino”, dice a Gesù. Secondo un detto medievale, “l’amore è occhio”. Maria vede il bisogno, ma non chiede al figlio il miracolo, gli espone la situazione. “Donna, che c'è tra me e te?” le risponde Gesù, facendole capire che Lui dipende esclusivamente da Suo padre, deve realizzarne il Suo progetto. Gesù, infatti, pensava ai beni messianici, e chiede a Maria uno scatto di fede, da madre a discepola. Maria accetta. Ella rappresenta il nuovo popolo di Dio, che rinnova l'Alleanza. E dice ai servi di fare quello che Lui dirà».
Che cosa significa questo per noi oggi? «Ogni volta che ci ritroviamo per l’Eucaristia, si rinnova Cana. È una festa di nozze dove ciascuno di noi è invitato e dove si rinnova il Vangelo e il dono di sé di Gesù nell’Eucaristia. Ci accorgiamo che c'è aria di festa? La nostra fede ha un sobbalzo? E questa festa rimane dentro di noi e nelle nostre relazioni? Maria ci insegna che cosa bisogna fare quando inizia a mancare l’amore: non mettersi a discutere, ma chiedere a Gesù o, a Maria, per la sua intercessione. E poi cercare di mettere in pratica quello che Egli dice. Gesù dice sempre qualcosa, a meno che non siamo completamente sordi».
Mons. Corniglia ha quindi ringraziato chi partecipa all'adorazione perpetua della Spezia, in particolare chi vi dedica settimanalmente una o piu ore del proprio tempo. «Ma basta anche poco, cinque minuti con Dio placano tante tempeste. Gli adoratori sono lì perché vogliono esprimere la propria comunione con Dio. Lo fanno a titolo personale, ma anche a titolo della comunità, e della diocesi. Chiediamo la grazia che l’incontro con Gesù e sette anni di adorazione provochino qualcosa dentro di noi».
L’adorazione eucaristica perpetua della cappella del Santissimo Crocifisso si svolge ininterrottamente, giorno e notte, dalla sera di domenica 22 gannaio 2012, quando fu istituita dal vescovo Francesco Moraglia, pochi giorni prima della nomina a patriarca di Venezia. Alcune centinaia di adoratori hanno uno o più turni alla settimana, coordinati dall’ammiraglio Francesco Andreuccetti. Sottolineando l’importanza, per tutta la comunità spezzina, dell’adorazione perpetua, Mons. Corniglia ha auspicato «fedeltà e nuove adesioni».
Francesco Bellotti