Il futuro dell'Enel a Spezia discusso in un interessante dibattito nella sala riunioni della Coop in via Saffi, presenti numerosi ambientalisti, pochi politici e nessun imprenditore.
Eppure nell'area di Vallegrande ci sarebbero spazi e opportunità per valorizzare un nuovo profilo di attività economiche per l'enorme superficie e l'ottima logistica.
Ma prima di tutto occorre voltare pagina con il carbone fossile che continua ad inquinare - malgrado i miglioramenti legati all'ambientalizzazione, ai processi di desolforazione e alla drastica riduzione dei kilovattora - da circa 60 anni.
A presiedere l'incontro promosso Italia Nostra, Legambente, Vas, comitati del levante e di piazza Verdi Stefano Sarti, vicepresidente regionale di Legambiente, il giurista ambientale Marco Grondacci e l'epidemiologo Paolo Crosignani che ha illustrato i risultati della perizia presentata nel procedimento penale legato alla chiusura della centrale di Vado Ligure (scarica le slides in fondo all'articolo).
In prima fila tra gli altri il presidente del consiglio comunale Giulio Guerri, l'ex presidente della circoscrizione est Franco Arbasetti, due autentiche colonne del pianeta ambentalista locale come Roberto Lamma e Massimo Maugeri, in platea il consigliere comunale Massimo Baldino Caratozzolo, Paolo Musetti di Cgil elettrici, nessuno presente invece della giunta, degli industriali pervenuta solo una mail dalla presidente Francesca Cozzani.
In evidenza la scadenza del 2021, ventilata dallo stesso Enel quale switch-off per voltare pagina sull'uso del carbone fossile nella centrale spezzina, anche se l'ente energetico proprietario del sito potrebbe comodamente rinviare il tutto al 2029, scadenza ufficiale delle autorizzazioni.