Oggi 25 novembre il mondo si ferma in silenzio per la Giornata per l’eliminazione della violenza sulle donne, istituita per la prima volta nel 17 dicembre 1999 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Da allora idealizza il momento simbolo dell’anno per informare e sensibilizzare su questa indescrivibile realtà che accomuna tutti i Paesi del mondo.
Una data scelta su un terribile fatto che insanguinò, nel 1960, la Repubblica Dominicana dove furono uccise le tre sorelle Mirabal, attiviste politiche di quello Stato. È una data simbolo per testimoniare quel rispetto basilare alla base di ogni rapporto che spesso viene meno.
Il Mondo necessita ancora di una scontata educazione al rispetto della persona ed ai diritti delle donne e ancora non riesce a contrastare l’immagine stereotipata della donna, base di una visione errata di “genere” nella società.
Il distinguo stesso di “genere” dovrebbe essere invendibile in una società moderna, ma la problematica persiste e, per assurdo, pare peggiorare.
Dall’interno delle mura domestiche, ai posti di lavoro e lungo le strade è una lunga scia di violenza, psicologica e fisica, che lascia allibiti e spesso sfocia nell’atto finale, il femminicidio, di cui circa il 40% dei colpevoli sono proprio i partner.
“Sarzana partecipa con orgoglio rivendicando il suo ruolo di città aperta e attenta a combattere ogni forma di sopruso e di discriminazione nei confronti dell'universo femminile, abbiamo il dovere di testimoniare e reagire alla più grave forma di disparità storiche tra i “generi” – il Sindaco e l’Associazione Vittoria hanno dedicato alla giornata un lungo corteo per la città ed un’enfatica cerimonia in piazza Matteotti, portando avanti anche la campagna di sensibilizzazione di “Orange Revolution” dell’organizzazione “Terres Des Hommes”, particolarmente attenta ai diritti e alla tutela delle bambine nel mondo.
I corpetti arancioni distribuiti hanno sfilato lungo le vie dalle 11 alle 12, ritrovandosi in piazza sotto il monumento della “Vittoria Alata”. Un cerchio di persone, mano nella mano, che abbracciavano idealmente il cerchio di “scarpette rosse” posto al centro della piazza ed una “sedia vuota” a rappresentare chi non c’è più. Una chitarra ha accompagnato in sottofondo le parole del Sindaco e la lettura finale dei nomi delle vittime di femminicidio del 2018, una lettura data nome per nome da ognuno dei presenti.
Subito dopo il corteo si è trasferito ai “Lavatoi” di via Mascardi per posare un mazzo di rose ed un “manifesto dell’associazione Vittoria alla targa dedicata che così recita: “In memoria di tutte le donne morte per mano di chi diceva di amarle, perché le loro storie non affondino nel silenzio, ma risveglino coscienza e civiltà”.
Il manifesto/pergamena dell’associazione è collegato all’iniziativa “posto occupato”, seguita da molti commercianti sarzanesi, una seduta vuota a rappresentare che quella seduta simboleggia chi avrebbe potuto occuparlo e ora non può più, queste le parole scritte: “Questa mattina dopo aver fatto colazione e salutato mio figlio, con la radio della macchina accesa, mi sono recata in Comune per rinnovare un documento.
Sono entrata, ho preso il numero d’attesa e... caspita, già 5 persone prima di me! Speriamo facciano presto, devo andare al lavoro.
Intanto cerco un posto dove sedermi e... SBAAM!!! Vedo questa sedia tanto finta ma anche tanto vera, leggo quello che c’è scritto e ripenso al mio caffè, al mio bacio e al mio biglietto. Quanta quotidianità negata, rubata, strappata, allora resto in piedi, non mi siedo più nonostante i posti liberi, per rispetto, per onorare chi, donna, madre non può più farlo. Resto in piedi, andrò via tra un po’ ma ti porterò con me! Per non dimenticarti”.
Il Sindaco ha ricevuto il microfono dal Pres. dell’associazione Vittoria, Elisa Lipilini e ha dedicato sentite parole alla giornata: “Siamo qui a parlare di una vera e propria vergogna che caratterizza i nostri tempi, un problema in cui il silenzio è il migliore amico della violenza di genere – spiega Ponzanelli prima di raccontare la storia di Angelica e Mina – Angelica ha 13 anni, pieni di sogni nel cassetto e con gli occhi e le labbra sempre sorridenti, ma da 4 anni non sorride più ed il suo cassetto è ora pieno di ombre e fantasmi. Da 4 anni ha iniziato a subire abusi sessuali da parte dello zio, che è riuscito a farla tacere, a farla chiudere in se.
In forza di quelle violenze resta incinta ed è il suo ventre a parlare per lei.
I genitori la difendono e denunciano questa violenza, un atto che pare banale per molti di noi ma che non è in una società in cui è ancora radicata un’incultura, un’idea tribale in cui chi subisce violenza è portato a provare vergogna. La stessa che non deve provare la vittima bensì il carnefice – prosegue il Sindaco con la seconda storia – Anna è una donna talmente bella che per strada tutti gli uomini si voltano per guardarla, e questa bellezza è la sua condanna. Si innamora, si sposa, ed il marito, persona debole e insicura, inizia a diventare progressivamente sempre più geloso e trasforma la propria ansia in violenza prima psicologica e poi fisica. Ma Anna, aiutata, trova la forza di liberarsi e dire mai più, e adesso è felice – aggiunge – quante Mina e quante Angeliche ci sono nella nostra città e in tutto il mondo? Noi siamo qui per tutte loro, per manifestare la nostra vicinanza a tutte quelle bambine, ragazze e donne sopraffatte da quella violenza, quella che non è mai una forza ma solo debolezza. Un uomo che picchia una donna è un uomo debole, piccino, la violenza è l’ultimo rifugio dell’incapacità – ha concluso - non dobbiamo mai avere paura, dobbiamo avere il coraggio di dire “mai più” e dobbiamo infondere in tutte le donne questo coraggio. E’ un obbligo che abbiamo, mi rivolgo a tutte le donne e le ragazze: quando lui alza una mano per fare una carezza è quello giusto, a tutti gli altri urlate forte ed orgogliosamente Mai Più”