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Il fronte del no agli inceneritori: ecco perchè In evidenza

Corrado Cucciniello, dei Comitati Spezzini, replica a Bonelli.

Confesso d’aver avuto una certa difficoltà nel commentare il comunicato di Mario Bonelli essendo lo stesso carente sul piano logico. Certo vi si desume un incondizionato favore nei confronti degli inceneritori, in linea con quanti a livello nazionale li ritengono impianti miracolosi capaci di risolvere ogni emergenza.
Il problema è che le emergenze -quando si parla di rifiuti- spesso non piovono dal cielo, non di rado giungono proprio per far accadere i miracoli.

Ma vengo al comunicato: Mario Bonelli giunge persino a dolersi della mancata costruzione dell’impianto di Boscalino che com’ è noto fu tenacemente osteggiato da un ampio fronte formato da Comitati locali e Toscani, da Associazioni come Medicina Democratica, da circoli anarchici, da esponenti politici come la dott.essa Piscopo (che al tempo era consigliera comunale in forza al PDS), da partiti politici come Rifondazione Comunista e udite, udite anche a dalla Lega (Nord)!.
A questo proposito vorrei ricordare che nel corso di una manifestazione anti-inceneritore -all’altezza della fu, amata, P.zza Verdi- dovetti “sedare” un gruppo degli anarchici che mal sopportava la presenza leghista.
L’ampio fronte si insinuò nelle contraddizioni sorte all’ interno della Coalizione di sinistra che governava in quasi tutti i Comuni e la stessa Provincia.
Vi fu un dibattito al calor bianco e gli oppositori seppero far valere le proprie argomentazioni, prima tra tutte il fatto che l’inceneritore proposto, benché di taglia minima (150 mila ton.) risultasse sovradimensionato rispetto alla produzione provinciale di RSU (130 mila ton/a circa).
Quindi sarebbe stato necessario importare rifiuti da fuori ambito anche in ragione delle previsioni del D.lgs. 22/97 che disponeva il raggiungimento per l’anno 2003 della quota del 35% di raccolta differenziata!
Si dovette inoltre considerare che l’inceneritore che il CIR (presieduto al tempo da S. Bertagna) voleva appaltare sarebbe sorto in un’area già pesantemente compromessa dalla presenza dalle scorie del vecchio impianto chiuso dalla Magistratura nel 1886. Nonchè dai grandi giacimenti di ceneri Enel stoccati a poche centinaia di metri da Boscalino e dalle numerose discariche dell’area di Pitelli la cui “scoperta” -proprio in quegli anni- aveva scosso il mondo politico locale ed avrebbe indotto lo Stato a costituire l’omonimo Perimetro ad Alto Rischio Ambientale.

Dunque l’operazione saltò quantunque si fosse spinta molto avanti come ha scritto Mario Bonelli. Noi dei Comitati però abbiamo sempre considerato questo esito una grande vittoria non una iattura! Ne eravamo e ne siamo orgogliosi come lo fummo in seguito dopo la vittoriosa lotta contro la centrale turbogas di Arcola e la riapertura della discarica di Saturnia.
Si può dire che nella follia che faceva da sfondo alla proposta dell’inceneritore, un barlume di buon senso ancora albergava in coloro che negli anni 90 sedevano sulle poltrone dei governi locali. Essi compresero quanto fosse inopportuno ed impopolare realizzare un impianto a Boscalino così come in altre aree industriali prese di mira di lì a poco (quelle dell’ Enel e quelle dell’ ex Raffineria di Arcola).
Non fu solo il Comune di Arcola ad opporsi (peraltro duramente condizionato dai locali Comitati) quanto il Comune della Spezia e la Provincia guidate in quegli anni da Pagano e da Sgorbini.
Dunque Mario Bonelli su questo aspetto -come su altri- dovrebbe documentarsi un pò meglio onde evitare ricostruzioni strumentali ed approssimative.

Ma eccomi al merito delle altre osservazioni contenute del suo comunicato: si sa perfettamente che in questo paese le mafie sono sempre presenti dove vengono avviati grandi appalti, quindi cercare di evitare che ciò si verifichi è molto più saggio che sfidare il destino, com’è più saggio puntare su alternative meno complesse e dispendiose e finanche invasive sia sotto il profilo tecnologico che ambientale.
Per tenere alla larga i Signori dell’incenerimento è sufficiente infatti separare le varie frazioni dei rifiuti (in primis quella organica) investendo in impianti di compostaggio aerobici e nella valorizzazione di tutti i materiali plastici (non solo quelli con codice 01-06), dopo di che se una produzione crea problemi di riciclaggio -specie in termini di bilancio energetico- è chiaro che essa ha alla base un progetto sbagliato e dunque la si deve superare con l’innovazione. Questo anche in ossequio alla normativa europea e nazionale che, nella scala delle priorità, dispone la riduzione della produzione dei rifiuti.

La nostra provincia ha superato il 70% di raccolta differenziata ed è “costretta” ad importare rifiuti indifferenziati dal genovese per mantenere in vita l’impianto di trattamento di Saliceti. La stessa paradossale situazione si potrebbe verificare se qui alla Spezia costruissimo un inceneritore. Ed è ciò che accadrebbe nella maggior parte delle province italiane.
A Brescia -per esempio- pur avendo raggiunto il 65% di differenziata è stato costruito un mega inceneritore che brucia 800 mila ton / anno tra RSU e RS n.p. Trattasi -invero- di un comprensorio dove si muore di tumore molto di più che in altre aree del Paese (vedi studio S.e.n.t.i.e.r.i).
In tante città europee hanno bisogno di importare rifiuti italiani per far funzionari vecchi e nuovi inceneritori, mettendo a rischio la salute di tanti cittadini che si impegnano lealmente nella raccolta differenziata. Che cosa ci guadagnano? Null’altro che inquinamento! Ed anche laddove gli inceneritori producono energia e/o calore (siamo sicuri che siano sempre ceduti gratuitamente?) lo scambio è sempre fallimentare perché la salute non si monetizza!

Mario Bonelli pone l’ accento sul problema del riciclaggio della carta. Esiste ma dovremmo vedere in quali proporzioni. Nel centro nord Italia sono centinaia i comuni che hanno raggiunto tassi di differenziata in linea con le normative ( 65% al 31.12.2017 ), la carta è una delle frazioni che vengono selezionate con più attenzione. Cosa dobbiamo pensare che il Consorzio deputato al recupero la manda in discarica? Ciò significherebbe che i dati dei vari Osservatori Rifiuti sarebbero falsi!
Il problema come dicevo esiste ma questo non ci deve indurre a cercare scorciatoie pericolose come quella degli inceneritori: si favorisca la formazione di filiere efficienti anche nell’ ottica della creazione di nuovi posti di lavoro; si cambi politica e si incentivino le piccole imprese anziché i grandi gruppi quotati in borsa che fatalmente antepongono il profitto alla salute della Collettività e dell’Ambiente!

Ancora ..Bonelli scrive che i Paesi a discarica zero e a riciclo mille sono quelli che bruciano di più ..e dunque?
Intanto gli inceneritori non eliminano le discariche (quante volte è stato detto). Fatto 100 il RSU in entrata nella camera di combustione ( per lo più materiali chimicamente stabili e riciclabili ) 30 è il residuo costituito da ceneri e scorie ed altri componenti del processo! Un residuo tossico che in larga parte va a finire in discarica. Ne abbiamo un “bell’ esempio” a Pitelli!

Infine non si dica che gli inceneritori di ultima generazione sono sicuri (si usava la stessa litania per l’impianto di Boscalino concepito negli anni 90). Anche i più moderni impianti emettono composti organici (diossine e furani), le temperature oltre i 1100 gradi ( molto dispendiose in termini energetici ) devono essere sempre costanti affinchè possa esserne inibita la formazione.
E nonostante tutto questi sfuggono sempre anche se in misura minore rispetto al passato e per la loro natura persistente finiscono nella catena alimentare. Trattasi di sostanze cancerogene, mutagene e teratogene.
E se da un lato le alte temperature possono determinare un effetto positivo, da un altro presentano una ricaduta fortemente negativa, in quanto causano una maggiore produzione di polveri extrafini ( sino ad un 1 micron) capaci di raggiungere facilmente tutti i tessuti ( fluidi compresi, come il sangue ).

Sin qui ho trattato solo aspetti tecnici e sanitari concludo toccando rapidamente quello economico: gli impianti di incenerimento sono molto costosi sia nella fase di costruzione e di gestione che in quella del fine vita.
Orbene, difficilmente le imprese si avventurano nella loro realizzazione se non possono contare sui soldi pubblici e del sostegno della politica. Chi rischia centinaia di milioni senza avere la sicurezza che tali operazioni non facciano i conti con degli incidenti di percorso primo tra tutti il dissenso popolare.?
A questo proposito posso affermare con una certa sicurezza che anche gli estimatori degli inceneritori -non solo i loro detrattori- scenderebbero sul piede di guerra se gli organismi competenti li allocassero vicino alle loro case! Credo proprio che Mario Bonelli non sarebbe da meno. Se nel 1995 Comitati ed Associazioni non si fossero battuti per scongiurare l’ opzione Boscalino oggi un’ampia area subirebbe il fall out dell’ inceneritore CIR, Vezzano Ligure compresa.
Per lustri i gestori degli impianti di incenerimento hanno potuto contare sugli incentivi destinati alle fonti rinnovabili “assimilabili” fattispecie sanzionata dall’ Europa e derogata a lungo prima della sua messa al bando, poi si è passati ad una nuova strategia consistente nel far contrarre un debito con le banche ad una società di scopo 100% pubblica con i costi interamente ripagati con le bollette.

Dunque la realtà è un poco diversa da come la dipinge Mario Bonelli e non è facile da far conoscere ai cittadini. Anche i media asserviti o succubi dei grandi interessi economici la liquidano con una facile propaganda e senza mai dare spazio ai tanti che nel corso degli ultimi 25 anni si sono a dir poco consumati nelle campagne antinceneritoriste. Spero che il mio modesto contributo possa aprire gli occhi almeno a coloro che hanno avuto la pazienza di leggermi.


Corrado Cucciniello
Comitati Spezzini

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