Per la salute dei cittadini della Campania, è meglio costruire Termovalorizzatori oppure continuare con la “terra dei fuochi”? C'è, chi afferma, che la camorra ha investito sul business degli inceneritori, dando per scontato il fallimento dell'Anac, e che lo Stato è perdente per i controlli inefficienti, pertanto, una partita persa in partenza. Questo vale anche per il Ponte Morandi a Genova e per le grandi opere.
Arrovellandosi a dare risposte a queste inquietanti domande, facciamo una piccola analisi della mappa dei termovalorizzatori in Italia. Intanto i termovalorizzatori esistenti in Italia circa quaranta bruciano la metà di quelli europei. I più grandi sono a Brescia (880mila tonnellate l'anno) e Acerra (600mila tonnellate l'anno). Altri di dimensioni minori sono a Milano, Torino (Iren), Padova (Hera), San Vittore del Lazio (Acea) Pavia, altri di capacità inferiore alle 100mula tonnellate l'anno funzionano in modo marginale , Vercelli, Ospedaletto Pisa, Macerata, Taranto, Nuoro. Ci sono inoltre decine di piccoli impianti molto costosi, che economicamente sono sorretti da vecchi incentivi.
In Sicilia, nessun termovalorizzatore, ed ha la raccolta differenziata ferma al 33,4%, pertanto in gravissima emergenza rifiuti. .Andando in Europa, in quella del nord, ci sono impianti che bruciano 550 chili di rifiuti l'anno per abitante (591 in Svezia, 587 in Danimarca). In Europa centro-sud ci sono impianti pari a 250 chili per abitante (294 in Austria, 243 in Germania, 220 in Francia), In Italia ci sono impianti da 104 chili per abitante il resto finisce in discarica. I termovalorizzatori non sono la soluzione unica, ma sono uno strumento indispensabile per rendere possibile l'economia circolare.
I Paesi a discarica zero e a riciclo mille sono quelli che bruciano di più. Intanto la carta e la plastica raccolti da tutti noi, non trovano collocazione, perché non c'è domanda, (la Cina ha bloccato l'importazione dei rifiuti), e i consumatori rifiutano i prodotti rigenerati e i materiali si accumulano ogni giorno, formando montagne (fonte, il Sole 24 ore), Anche alla Spezia con la nascita del “Conir”, (consorzio intercomunale rifiuti poi chiamato Cir) lo Stato aveva messo a disposizione, 100 milioni delle vecchie lire, per la costruzione di un termovalorizzatore, ma, a trattativa terminata per l'acquisto dell'impianto da una ditta tedesca, tutto andò in fumo, per un solo Comune, Arcola, che decretò l'annullamento di tale operazione.
Dott. Mario Bonelli, Revisore legale Enti locali, Commercialista in La Spezia.