Nell’omelia, il vescovo Luigi Ernesto Palletti ha commentato le letture, sottolineando che «Il Vangelo della resurrezione ci invita a leggere nella fede ogni momento della vita e a guardare oltre lo sguardo terreno. Se la partecipazione umana al dolore si impone come spontanea e doverosa, non dobbiamo però limitarci ad un conforto terreno. Le parole dei due uomini alle donne presso il sepolcro sono forti e chiare: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo?» (Lc 24, 5). Si riferiscono al Risorto, non più presente nella tomba, ma diventa anche chiave di lettura per la sorte di ogni uomo che muore nella fede del Signore Gesù. Inoltre, non dobbiamo dimenticare l’Apostolo Paolo «sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore» (Rm 14, 8), e «tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio» (Rm 8, 28)».
Il vescovo ha poi ricordato di don Andrea «l’impegno per l’insegnamento nella scuola e l’amore per lo studio teologico, e ciò non come puro fatto accademico ma come vero e proprio ambito di evangelizzazione. L’amore per le sue parrocchie, che non ha mai abbandonato neanche nei momenti più difficili della malattia, è stato segno di una sincera dedizione pastorale. Inoltre, di fronte al venir meno nella salute, spesso aveva manifestato la volontà che tutto questo potesse trasformarsi in una donazione al Signore, offrendo consciamente la sua malattia e la relativa sofferenza per il bene della Chiesa. Spesso in questo ultimo periodo me lo aveva più volte ripetuto».
Mons. Palletti ha sottolineato che «Il Signore, alla luce di questa sua malattia e di questo suo dolore, ha poi suscitato in mezzo a noi un intenso movimento di preghiera corale, partecipata, che si è particolarmente manifestata in vari momenti comunitari. A tal proposito mi sembra doveroso ricordare in modo particolare le due veglie di adorazione vissute nella Cripta della Cattedrale, e fra esse proprio l’ultima organizzata della pastorale giovanile. Abbiamo vissuto una partecipazione interiore tangibile, che va al di la di ogni nostra umana capacità. Abbiamo toccato con mano la comunione che si produce nella preghiera autentica, e di ciò dobbiamo custodire memoria di salvezza».
«Don Andrea, che tanto desiderava poter trascorrere la sua vita in monastero, è stato accolto con la professione più solenne che potesse immaginare, ovvero quella della diretta partecipazione alle sofferenze di Cristo. È quindi doveroso e bello pensarlo - non immaginarlo, perché lo sguardo della fede non conduce alla fantasia, ma alla certezza delle verità evangeliche - nella luce della Trinità, in un canto di lode al Signore e di preghiera per noi che ancora restiamo qui sulla terra, uniti però in quell’unico sacrificio del Cristo, reso presente nella celebrazione eucaristica, che per noi oggi è sostegno e conforto e per lui suffragio all’umana fragilità, nell’eterna comunione dei santi». Mons. Palletti ha concluso sottolineando la ferma certezza che «ai tuoi fedeli la vita non è tolta, ma trasformata».
Il vescovo ha ricordato con affetto la famiglia di Don Andrea, padre, madre e fratello, e portato le condoglianze del Patriarca di Venezia, Sua Ecc. Mons. Francesco Moraglia, che lo ordinò sacerdote nel 2012, e di Sua Em. il Card. Robert Sarah, i cui libri sono stati tradotti in italiano da don Andrea Cappelli.
(Testo: Francesco Bellotti)