“I pini ringraziano tutti i cittadini che, avendo usufruito della loro ombra in tutti questi anni, all’improvviso li hanno dimenticati” – questo è uno dei tanti messaggi che svettavano sui tronchi dei pini caduti ieri in piazza Brusacà a San Terenzo.
Doloroso vedere le motoseghe accanirsi contro i venti pini marittimi che per circa 60 anni hanno caratterizzato naturalmente la “Marina” santerenzina, inermi di fronte al progresso hanno ammainato la bandiera e sono caduti con onore tra gli sguardi dispiaciuti dei curiosi intervenuti. Un sacrificio pesante che ora colpisce la vista, da sempre abituata alla loro verde presenza, e crea dispiacere e sensi di colpa, ma un sacrificio forse dovuto per creare ciò che piazza Brusacà non è in realtà mai stata: una vera piazza per la comunità.
Da sempre compromesso tra un ricovero barche che, se ben identificava la natura marinara del paese, altrettanto ne comprometteva l’utilizzo e la pulizia, ed un vero punto di ritrovo reso però disagiato dalla pavimentazione sollevata dalle radici degli alberi e dallo scarso spazio libero a disposizione. Le barche inoltre erano diventate nel corso degli anni sempre più dimenticate e meno evocative del classico stile ligure che compete al paese, i gozzi originali erano stati sostituiti infatti in parte da altri modelli più moderni e meno integrabili.
“Una decisione dolorosa certo, ma necessaria e priva di alternative – ribadisce il Sindaco Leonardo Paoletti – il progetto della “Piazza vera” che nascerà ha avuto l’appoggio in tutte le assemblee pubbliche e l’ok della Soprintendenza. Abbatterli è stato un sacrificio necessario per il bene della comunità e la nuova piazza Brusacà compenserà questa sofferenza iniziale”.
Durante tutto l’iter del progetto gli interventi più critici, in fondo, sono stati rivolti più all'annosa questione ricovero barche in Pertusola che alla trasformazione della piazza stessa, ora risolto questo problema trasferendo quasi tutte le barche in esubero si avvia il progetto approvato e si potrà mettere mano anche alla problematica del canale Lizzarella e del suo disdicevole sfociare in spiaggia.
Il progetto avviato unificherà visivamente la spiaggia, la passeggiata, piazza Brusacà e l'area sotto al castello, raccordandole fisicamente e consegnando ai cittadini un'area ampia, fruibile e ancora legata all'essere santerenzino, conservando (seppur riducendo) l'area imbarcazioni e riequilibrandone il rapporto.
Questo è l’obiettivo dei due progettisti Davide Perfetti ed Enrico Frassinelli di “Frappè Studio”, che prevede tre zone distinte; il punto “ricovero barche” ora spostato sul fronte mare e in zona Meneghini, il punto “verde e sedute” e il punto "piazza” tra la palazzata e l'area verde, dove sarà passeggio e spazio per il mercato settimanale (liberando se richiesto la passeggiata) e/o mercatini tipici.
Il punto di risalita tra la piazza bassa e quella alta del castello sarà modificato e meno distinto tra la risalita mezzi e la rampa per disabili integrata a scale, uno spazio più libero e usufruibile anche come teatro
per piccoli eventi.
Sei lecci sostituiranno i pini caduti e saranno contenuti tra elementi di calcestruzzo modulari chiari con inserti in legno, un'insieme di sedute libere e sedute più classiche con un'apposita illuminazione dedicata.
I lampioni principali saranno sostituiti e riammodernati ma mantenuti come posizione e la pavimentazione sarà in conglomerato naturale legato a resina, robusto per resistere al passaggio dei mezzi di manutenzione e integrato con il suo colore naturale al cromatismo della spiaggia.
Una pavimentazione già usata in altri centri storici (Lucca e Pietrasanta) che soddisfa i criteri della Soprintendenza.
Un progetto che cambierà drasticamente l’immagine del paese e che solo una volta terminato potrà essere davvero valutato: c’è chi definisce la piazza che verrà come anonima e priva di anima, una piazza che non caratterizzerà mai più il paese, c’è chi invece la considera necessaria per renderla finalmente fruibile.
Al momento sembrano pochi gli alberi che prenderanno il posto di quelli sacrificati, sei lecci contro 20 pini, ma sarà possibile valutare in corso d’opera la possibilità di aggiungerne.
Le contestazioni tanto attese sono in fondo state poca cosa e la Polizia Municipale presente al taglio non ha registrato nessun problema di ordine pubblico.
Una riunione di testimonianza e protesta il sabato sotto i pini ancora svettanti, striscioni, tanti volantini affissi e la consapevolezza dichiarata di non avere inciso a sufficienza per ostacolare questo taglio indesiderato.
Tante le testimonianze e le poesie affisse ai tronchi degli alberi, ora cadute insieme agli stessi: “Uccidi i pini, uccidi me” – si poteva leggere – “L’ignoranza fa paura / è un mal che non ha cura / Verde il colore della speranza / vogliam che San Terenzo sia testimonianza” – e ancora - “Sebbene siam vecchi e non parliamo / che il nostro futuro sia nero, ben sappiamo / Per tanti anni ci siamo erti orgogliosi / i nostri rami dondolanti al vento e ai marosi / Tanti amici son passati qui per mano / un posto dove le persone si salutano pian piano / Allora lasciateci stare, non tagliateci la cima / che noi siamo i Guardiani della Cittadina” – e ancora - “Qual colpa avran commesso per tagliar loro la testa? Ahhh il ritorno alla mente di Robespierre che nella rivoluzione francese dimenticò di tagliare alcune teste. Saran mica quelle che hanno deciso di ghigliottinare i Pini marini di Lerici e San Terenzo”?
Un taglio netto con il passato quindi, in fondo ormai accettato però perchè la maggioranza dei cittadini pare aver dato per scontato che il doloroso taglio potrà dare una possibilità di vera aggregazione alla comunità, e consegnare una piazza meno caratteristica ma più fruibile.