L'incidente, che nei giorni scorsi ha visto un autobus sbattere contro i portici di Via Chiodo, non è ascrivibile ad alcun problema meccanico del mezzo, ma da attribuire a cause imponderabili, ovvero un malore che ha colpito l'autista.
Ogni volta che un incidente coinvolge un mezzo del Trasporto Pubblico Locale riporta comunque l'attenzione sullo stato degli autobus, sulle condizioni di lavoro degli autisti e degli altri dipendenti dell'azienda ed in particolare sullo stato di sicurezza in cui vengono fatti viaggiare gli utenti.
"La situazione complessiva in cui ci troviamo oggi - afferma Franco Bardelli, Segretario FAISA-CISAL La Spezia - è il risultato delle scelte politiche e aziendali fatte negli ultimi anni. Sono mancati gli investimenti, non ci sono stati, anzi, al contrario si è dismesso, quindi è inutile lamentarsi oggi, la situazione attuale è il risultato di tutto quello che non è stato fatto in passato".
Il Segretario sottolinea in particolare due aspetti: "l'anzianità" dei mezzi e la mancanza di spazi per la manutenzione: "Non ci sono stati investimenti, i mezzi sono vecchi e per di più la zona del deposito è esondabile e l'azienda non può neanche piantare un chiodo in quell'area. Inoltre prima avevamo due depositi, uno a Mazzetta e uno al Canaletto, poi questo è stato eliminato per lasciare spazio alla nuova biblioteca Beghi, ma non si è pensato ad un'area alternativa. Si è semplicemente eliminato un deposito. Una destrutturazione che ci ha anche tolto spazi per la manutenzione e questo si somma alla vecchiaia dei mezzi. Ora abbiamo una sola officina dove lavorano una quarantina di persone, ma gli spazi sono quelli che sono. Tutti, dai meccanici agli elettricisti, fanno i salti mortali per aggiustare i mezzi e per fare in modo che possano andare sulle strade in sicurezza. Questo voglio sottolinearlo: i mezzi sono sicuri, magari mancano di aria condizionata o di cose del genere, ma sul fronte della sicurezza gli utenti possono stare tranquilli. Questo grazie davvero all'impegno degli operai che lavorano in condizioni non certo facili".
"Gli investimenti non sono stati fatti nonostante i bilanci in attivo, o forse proprio per questo, sacrificati sull'altare dei bilanci. Noi, invece, diciamo: meglio i mezzi che i bilanci. Ma, - conclude Bardelli - evidentemente, chi gestiva l'azienda non la pensava così".