Era il 22 aprile del 2017 quando, nella tarda serata, alcuni militanti di CasaPound erano stati aggrediti nei pressi di un esercizio commerciale spezzino da un gruppo di persone con i volti nascosti.
Le indagini, coordinate dal Procuratore della Repubblica della Spezia, dott. Antonio Patrono, avevano portato ad 11 indagati e 1 arresto, oltre ad una serie di perquisizioni tra La Spezia e Milano.
Ieri il Gip ha deciso l'adozione di due misure cautelari (in base agli articoli 282 e 283 del codice penale) per due delle persone coinvolte.
Nei confronti di C.E., spezzino classe 1987, è stata disposta la misura cautelare dell'obbligo di dimora e di reperibilità notturna, con il divieto quindi di allontanarsi da casa.
Per G.G., invece, 30enne milanese, con precedenti, è stato disposto l'obbligo di dimora, non la reperibilità notturna.
Tali misure cautelari dimostrano un ulteriore vaglio del Gip rispetto alla ricostruzione della Digos.
Secondo quanto appurato dalle indagini e dalle attività degli inquirenti, la sera dell'aggressione i due gruppi, quello spezzino e quello milanese, si erano incontrati e lo spezzino raggiunto ieri dall'ordinanza avrebbe avuto proprio il ruolo di collante tra i due gruppi.
Fondamentali per le indagini anche le perquisizioni che hanno permesso di ritrovare casco e manganello telescopico e confermare ulteriormente le responsabilità del giovane spezzino.
La Dcpp (Direzione centrale polizia di prevenzione) ha coordinato le operazioni permettendo di lavorare sui due fronti, milanese e spezzino.
Sembra che i due gruppi, che teorizzavano la lotta armata e l'azione diretta, abbiano agito anche al G7 di Lucca del 10 e 11 aprile.