Pieno sostegno alla sfida lanciata dalla Regione Liguria, per garantire ai porti liguri (che producono la quota più consistente del gettito Iva, delle tasse portuali e dei dazi versata nelle casse dello Stato), una marcata autonomia finanziaria nell’utilizzo di queste risorse.
Dieci anni fa a Milano i porti liguri avevano presentato uno studio condotto dal Certet Bocconi che per la prima volta aveva evidenziato l’enorme gettito prodotto dai tre scali marittimi della regione e lo squilibrio clamoroso fra quanto questi porti pompavano in termini di Iva sulle merci all’import, dazi doganali e tasse, e quanto invece ottenevano dallo Stato per finanziare la manutenzione o la realizzazione di nuove infrastrutture. Infrastrutture che avrebbero permesso di aumentare il traffico e quindi di tradursi in un ulteriore gettito.
Le categorie imprenditoriali avevano sostenuto quella battaglia e più di recente avevano affiancato anche Assoporti, allora guidata da Pasqualino Monti, nel tracciare una riforma portuale che garantisse una forte autonomia finanziaria delle singole Autorità portuali e quindi evitasse la consueta distribuzione a pioggia dei fondi alimentati da pochi porti.
“La riforma– afferma Alessandro Laghezza a nome della Community portuale della Spezia - ha tradito queste aspettative e la distribuzione, alla quale stiamo assistendo in questi giorni, della quasi totalità delle scarse risorse disponibili a porti del sud, ripropone interrogativi sconcertanti, materializzando i fantasmi di un ritorno al passato”.
“La Community della Spezia – conclude Laghezza – esprime quindi un forte interesse anche per la proposta del presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, in merito a una differente configurazione delle Autorità portuali e a un’eventuale loro trasformazione in Spa dotate di forte autonomia e agilità gestionale”. Intervenendo in questo modo anche sulla inadeguata capacità di impiego da parte delle Autorità di sistema portuale delle risorse già a loro disposizione.