"Negli ultimi giorni il nostro operato è stato evidenziato nel corso di molti dibattiti e di tavoli di confronto politico, specialmente se il tema era legato al presente ed al futuro dell'isola Palmaria. In relazione a questa tematica, molto sentita - afferma il consiglio direttivo dell'Associazione Dalla parte dei Forti - noi ribadiamo la posizione sempre sostenuta: cioè siamo ovviamente favorevoli al generico mantenimento della proprietà pubblica dei manufatti militari dell'isola (e del golfo intero, non scordiamo che si tratta di un opera unica, divisa in strutture singole, ma sempre un unico investimento pubblico realizzato dall'allora Regno Italiano). Questo ragionamento è ancora più per quelli di maggiore rilevanza storica architettonica, oltre che inseriti in delicati contesti ambientali. Sulla Palmaria, in sostanza, quasi tutti gli immobili che non siano le poche abitazioni nate con quello specifico utilizzo, rientrano in questo ragionamento".
"Questo però - sottolinea l'Associazione - non è sufficiente. Un maldestro o disordinato intervento pubblico può risultare altrettanto dannoso in termini di tutela e valorizzazione, in tal senso purtroppo alcuni errori sono già stati commessi in passato (Sala polivalente al CEA, alcune tamponature alla Torre Umberto I...) e soprattutto può risultare inutile e dispendioso se proposto senza una seria premessa iniziale e un progetto complessivo basato su un modello di sviluppo che ne evidenzi il valore, e non su frettolosi compromessi. Anche la gestione futura di questi beni, l'utilizzo che ne verrà fatto, deve far parte di un serio progetto che possa dare respiro, anche economico, al territorio. In tal senso non ci stupiremmo se alcuni immobili risultassero alienabili o riconvertibili senza danno complessivo al progetto generale ed al contesto. Abbiamo già più volte espresso perplessità su valutazioni e proposte esternate senza un accurato programma di valorizzazione storico/culturale, ovvero senza un riscontro tecnico e storico. Inoltre abbiamo anche dimostrato, aprendo uno scenario di confronto innovativo, come un mantenimento dello stato attuale (ruderi bellici), di fatto quasi privo di costi, sia sfruttabile turisticamente da subito, con una minima messa in sicurezza".
Infine, il consiglio direttivo mette in evidenza e ribadisce il suo non schierarsi politicamente come associazione: "Riteniamo anche doveroso ricordare che l'associazione (pur composta da liberi soci, con precisi, ed a volte contrapposti, pensieri politici) pur esprimendo un chiaro disegno su questo tema deve e vuole rimanere equidistante da raggruppamenti o movimenti di chiara origine politica ed in questo periodo in chiave di processo elettorale. Siamo contenti che finalmente il tema sia di pubblica discussione, ma non sarà nostro intendimento sviluppare un ruolo politico di schieramento in questo, lasciando sempre libertà individuale ai soci di esprimersi, a titolo personale, su posizioni e considerazioni che comunque non saranno riferibili al contesto associativo".