Impegno costante della Polizia di Stato nel difficile lavoro di contrastare il fenomeno dei furti in appartamento (lo scorso anno ne sono stati denunciati 312, contro il 333 del 2015): questo emerge anche dal risultato ottenuto ieri nell’ambito di una di queste attività mirate, l’arresto di un cittadino albanese, già gravato da un ordine di allontanamento dallo Stato e divieto di rientro.
L’operazione era partita giorni prima, quando alcuni agenti della Squadra Mobile della Polizia di Stato della Spezia avevano fermato due ragazzi albanesi mentre si aggiravano per una via della periferia spezzina. I poliziotti avevano ritenuto i due sospetti e per questo li avevano portati in Questura per gli accertamenti e per l’identificazione: uno dei due è stato denunciato perché in possesso di un cacciavite. Non parlavano italiano; erano appena arrivati in città passando dal confine austriaco usufruendo di un servizio pullman; sono stati sorpresi in una via della periferia senza un valido motivo e con un cacciavite: questi sono gli elementi che, stando ai riscontri investigativi, hanno fatto scattare le indagini per verificare se anche questi due fossero parte di quelli che vengono definiti “ladri pendolari”. È emerso, infatti, che la tendenza nell’ultimo periodo, per quanto riguarda i furti in abitazione, è avere a che fare con ladri di solito di nazionalità albanese; che arrivano nella nostra provincia per fermarsi solo alcuni giorni (5 o 6 al massimo), giusto il tempo di compiere qualche furto per poi tornare in patria o spostarsi in altra provincia; spesso questi ladri stazionano ospiti a casa di amici o conoscenti connazionali. Ultimamente poi si è riscontrata la preferenza, per questi ladri, di utilizzare come mezzo di ingresso in Italia il traffico su gomma, invece degli aerei: questo perché i controlli alle frontiere risultano essere più blandi, mentre i controlli incrociati sulle liste passeggeri degli aeroporti lasciano poco scampo.
I controlli effettuati sui due ragazzi hanno permesso di stringere il cerchio ed individuare un’abitazione di Riccò del Golfo dove i due potevano essere ospiti. Da qui la decisione di approfondire con un ulteriore controllo: all’interno dell’abitazione è stato trovato un terzo cittadino albanese, B.B., adesso arrestato (art.13 Legge Bossi-Fini), che è risultato essere in Italia illegalmente. L’uomo era stato accompagnato e imbarcato su un volo per il rimpatrio dall’aeroporto di Milano Malpensa lo scorso 17 marzo, ma non meno di una settimana dopo, aveva fatto rientro in Italia, come dimostrato dal timbro della frontiera austriaca posto sul suo passaporto.
Gli agenti hanno deciso di procedere con la perquisizione, ritenendo che ci fossero i presupposti per sospettare che ci fosse droga all’interno. Sono stati invece trovati alcuni oggetti come macchine fotografiche digitali e tablet: i controlli hanno confermato che per un tablet era stata presentata, nel mese di luglio, una denuncia di furto da parte di un villeggiante fiorentino che si trovava in vacanza a Porto Venere; per tutti gli altri oggetti sono ancora in corso ulteriori accertamenti. Finisce così nei guai il proprietario della casa, B.H., anche lui albanese, regolare in Italia, che è stato denunciato per ricettazione e che potrebbe vedere la sua situazione aggravata se venisse dimostrata la sua complicità nell’immigrazione clandestina di B.B.
I due albanesi fermati con il cacciavite non sono stati trovati, ma le risultanze dell’operazione, guidata dal dirigente della Squadra Mobile Girolamo Ascione, restituiscono un risultato piuttosto positivo: è verosimile, secondo la ricostruzione della Squadra Mobile che negli anni ha raccolto molti dati derivanti da riscontri investigativi (come nel caso dell'Operazione "No Limits"), che i due ragazzi, arrivati in Italia solo pochi giorni prima, se ne siano andati forse spaventati per l’identificazione e la denuncia di lunedì.