Alle 16.30, puntuali come da programma, i lavoratori hanno iniziato ad attraversare la Variante Aurelia alla rotonda davanti al LIDL, ripetutamente e pacificamente, rallentando il traffico e manifestando tra bandiere, cartelli di protesta e cartoni di latte. Lo storico simbolo costituito dal latte di Marinella, con la Fattoria avviata verso la chiusura, è forse più importante del numero stesso delle persone che rischiano il posto di lavoro (circa 25 lavoratori), un baluardo della vocazione agricola della tenuta e meritevole quindi di partecipazione e comprensione del disturbo creato. Ma così non è stato e bisogna registrare (purtroppo) che, nonostante le molte persone presenti al presidio, sia stata più una partecipazione politica/sindacale che popolare. Anche il nervosismo tra gli automobilisti, ormai poco inclini a comprendere il significato di certe iniziative, è una triste testimonianza del disinteresse dilagante. Molte le Forze dell’Ordine presenti per controllare e deviare altrove il traffico, molte le invettive degli automobilisti verso le numerose bandiere sindacali e poco numerosi i cittadini presenti. Un mondo che gira veloce, troppo veloce, in cui ognuno si racchiude nella propria vita, nei propri problemi ed impegni e mal digerisce manifestazioni ormai frequenti su problematiche sempre più all’ordine del giorno.
La motivazione principale di questo ennesimo presidio è la comunicazione da parte dei liquidatori della Fattoria di una data di chiusura anticipata e definitiva rispetto a quella prevista, dal 31 dicembre inizialmente ufficializzato si è passati al 31 ottobre, due mesi di anticipo in un momento particolarmente delicato e forse ancora passibile di trattative di acquisto in corso.
“Deludente la scarsa solidarietà registrata oggi, così importante invece e positiva per chi è sottoposto a tale stress da chiusura – asserisce Giovanni Vasoli segretario del Pd sarzanese - lo sforzo congiunto di tutte le compagini politiche deve essere univoco e teso alla salvaguardia di questa azienda e dei suoi lavoratori, non è tempo di polemiche inutili ma di lavoro. L’Azienda non può mollare ora che ci sono ancora trattative in corso, se lei chiude, dopo è tutto più difficile".
Dello stesso avviso Luca Comiti (CGIL) e Bertolini (CISL): “Se arrivano le lettere di licenziamento è finita, i lavoratori sono fuori e noi non accettiamo che i lavoratori vengano licenziati prima della vendita, svenduti per giochi superiori devono rimanere attivi come deve essere attiva la fattoria sino a trattative concluse, la Società deve mantenere gli impegni assunti. Siamo in contatto con i liquidatori, con il Senatore Caleo, con l’Assessore Giampedrone ed entro breve si dovrà organizzare una riunione con i Sindaci di Sarzana ed Ameglia alla presenza del Governatore Toti”.
Presenti e uniti nel manifestare anche i Consiglieri comunali Lorenzini, Pittiglio e Mione, oltre che il segretario Vasoli, Bellegoni (PCI) e Bagnone (Lega Nord) e la Consulta Territoriale di Marinella. Il Sindaco Alessio Cavarra si è intrattenuto al presidio con i Sindacati, un appuntamento già prefissato con i liquidatori per martedì prossimo ed un dialogo reale riavviato in Regione sul piano spiagge gli danno un minimo di speranza, Marinella del resto è oppressa da varie difficoltà ed ogni problematica risolta va ad influire positivamente sulle altre: “Chiederò ai liquidatori ed alla proprietà il rispetto dei tempi prefissati, il 31 dicembre è una data che ci consentirebbe di vagliare meglio la trattativa in corso con i privati, una concreta possibilità di trovare accordi sia con Bonifiche Ferraresi, sia con Renovo. Siamo a buon punto sull’accordo per il piano spiagge e ciò sarà basilare e di buon auspicio anche per la Fattoria”.
Scuri in volto, i lavoratori presenti si guardavano intorno con chiara svogliatezza, restii ormai ad ascoltare voci e promesse, stanchi dei lunghi tempi politici e burocratici necessari per risolvere, o anche solo ufficializzare, chiusure da tempo annunciate. La caparbia lavorativa e la speranza che li ha sorretti sino ad oggi pare scemare costantemente, sostituita da una tacita e triste accettazione.