Interviene l’Osservatorio Nazionale Amianto attraverso il suo organismo specifico delle Guardie Nazionali dell’ONA, che è operativa sul territorio, con le sue strutture periferiche (Comitato ONA Massa), e con quelle regionali e nazionali (Coordinamento diretto dalla Sig.ra Antonella Franchi).
Il Sindaco del Comune di Sarzana “ordina alla cittadinanza per un'area di raggio di 250 m dall’edificio interessato dall'incendio, di lavare accuratamente gli ortaggi a foglia ed altri eventuali frutti dopo la raccolta”. Alla società Tenuta di Marinella proprietaria dell'area ordina invece di “interdire l'accesso ad esclusione di mezzi e persone incaricate alle operazioni di messa in sicurezza nonché personale diversamente autorizzato, dando informazione attraverso apposita segnaletica; di coprire le tettoie crollate in attesa dello smaltimento; di raccogliere e coprire gli animali morti e di osservare le successive disposizioni derivanti da analisi di rischio della Struttura Complessa Sanità Animale circa gli animali vivi”.
“Bene il Sindaco di Sarzana, occorre attenzione e precauzione, però è ora che vengano istituiti strumenti preventivi, che prevedano innanzitutto la immediata bonifica dei materiali in amianto, in larga parte presenti in quel martoriato territorio, dalla Spezia fino a Carrara e Massa, città nella quale è operativo lo sportello di ONA Onlus, presso il quale tutti i cittadini possono chiedere chiarimenti e assistenza medica e legale”, dichiara l’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto.
Ma il rischio più elevato rimane quello dei cantieri navali e delle basi militari su cui l’ONA accende i riflettori.
“L’amianto è stato largamente utilizzato nelle basi di Luni e Aulla della Marina Militare, per cui l’Associazione ha già censito numerosi casi di mesotelioma e di altre patologie, portati all’attenzione della competente Procura della Repubblica e sarebbe necessario istituire al più presto la sorveglianza sanitaria anche per il personale civile e militare collocato in quiescenza”, dichiara il Sig. Antonio Dal Cin del Coordinamento Nazionale ONA.
Tra i tanti caduti anche il Sig. Antonello Serru, già in servizio nella Marina Militare presso la base di Luni, deceduto per mesotelioma da amianto, a causa delle fibre che ha respirato quando ha prestato il suo servizio.
La Marina Militare ha rifiutato di riconoscere il mesotelioma da amianto che ha provocato la morte del Sig. Serru Antonello come riconducibile all’attività di servizio.
La vedova non si è data per vinta, e ora che tale emergenza torna alla ribalta per via del recente incendio in quei territori, sente la necessità di gridare il suo dolore e la sua richiesta di giustizia.
“Voglio giustizia per mio marito e il risarcimento specialmente per mia figlia, che, nonostante sia rimasta orfana di padre quando era ancora bambina non è stata riconosciuta come orfana di vittima del dovere. Il padre ha dato la vita per questo Stato che cerca di negare la dignità del riconoscimento. Ringrazio l’Avv. Ezio Bonanni che sta patrocinando anche la causa civile che è in corso presso il Tribunale di Roma, per ottenere tale riconoscimento” dichiara la Sig.ra Sproviero Grazia.
Nel frattempo la causa civile prosegue, ed è stata aggiornata alla prossima udienza del 15.01.2018 per sentire i testimoni, perché la Marina Militare disconosce la presenza di amianto nella base, che invece risulta confermata anche dalle indagini della Procura della Repubblica di Padova che ha acquisito i documenti di smaltimento amianto.
Nei prossimi giorni l’Osservatorio Nazionale Amianto chiederà un incontro urgente al Sindaco di Sarzana, e delle città limitrofe, per richiedere l’istituzione di un registro delle cause di morte che potrà permettere di avere il quadro complessivo dell’impatto dell’uso dell’amianto per la salute dei cittadini.
I dati sul mesotelioma evidenziano come in questi Comuni ci sia una media molto più alta di casi (che sono la punta dell’iceberg) e ciò non solo per la presenza delle vicine basi della Marina Militare di Aulla, Luni e La Spezia, ma anche per le installazioni del porto del Marina di Massa e di Viareggio, per gli altri siti industriali.
Una rotta che deve essere invertita, prima di tutto attraverso la bonifica.
I dati della strage da amianto
La Liguria ha fatto registrare 2.314 mesoteliomi fino al 2011, pari al 10,8% su base nazionale per una popolazione di 1.575.000 pari a circa il 2,5% della popolazione, con un trend a salire dai 42 casi del 1994 fino ai 178 casi del 2006.
La Spezia, dal 1994 al 2008, ha fatto registrare 213 mesoteliomi per una popolazione di 91.000 abitanti circa, con un tasso grezzo del 15,54 che la colloca al 15° posto come incidenza in riferimento alla popolazione;
Al 12° posto per incidenza, figurano Lerici con 31 casi per 10.900 abitanti e un tasso grezzo di 18,96 su 100.000, 10 volte di più l’ordinaria incidenza; poi Arcola, con 22 casi per 9.914 abitanti (16° posto) e ancora Vezzano Ligure, 15 mesoteliomi per 7.424 abitanti (17° posto) e poi ancora Sarzana, 25 mesoteliomi per 20.059 abitanti, e così via.
Ben 4 città della provincia della Spezia figurano entro i primi 17 posti e 5 città tra le prime 23 in quella che è la più macabra delle statistiche (il tutto confermato dal Ministero della Salute, nel quaderno n. 15 del maggio-giugno 2012).
Il mesotelioma è solo la punta dell’iceberg, perché l’amianto provoca anche asbestosi, placche pleuriche e ispessimenti pleurici, con complicazioni cardiovascolari e cardiocircolatorie e altri tumori: tumore polmonare; tumore alla laringe e all’ovaio; tumori del tratto gastrointestinale - faringe, stomaco e colon.
L’Osservatorio Nazionale Amianto ha avviato una rilevazione epidemiologica estesa ai casi successivi al 2008, e che riguardano tutte le patologie asbesto-correlate, non solo il mesotelioma.
L’associazione riceve segnalazioni anche in forma anonima, attraverso la piattaforma digitale REPAC ONA (qui), in questo modo i cittadini possono collaborare ed essere parte attiva.