Erano poco più di tre mesi fa, il 9 marzo, con la campagna elettorale ancora di là da venire, quando vi raccontavamo che il terzo lotto della Variante Aurelia si era impantanato, in senso metaforico e non, per imprevisti di carattere tecnico (leggi qui). La conseguenza? 140 lavoratori in cassa integrazione, le imprese spezzine (quelle che esistono ancora) dell’indotto con l’acqua alla gola e ben 55 milioni di euro di varianti richieste da Toto Costruzioni ad Anas (su un appalto da 140 milioni). Una nuova “storia infinita”, visto che il progetto inizialmente doveva essere completato per gennaio 2015 e, ancora oggi, è fermo a circa il 30% dei lavori.
Ma il bello doveva ancora venire: poche ore e notabili di partito, assessori, sindaci, presidenti di regione e consiglieri comunali (!) avrebbero fatto la voce grossa e gridato allo scandalo, stracciandosi le vesti e accusandosi a vicenda: “Signora mia! Convocate subito un tavolo bilaterale qui, un altro lì, una seggiola per il prefetto là, belin faremo di tutto, è colpa della Regione, no il ministro è del PD quindi la colpa è vostra, noi gli abbiamo già inviato una lettera, tié!”.
Le promesse e le rassicurazioni in tono paternalistico sono piovute copiose, senza sosta, e a rileggerle a qualche mese di distanza, se non ci fossero di mezzo imprese e famiglie in grossa difficoltà, si scoppierebbe a ridere di gusto.
Cogliamo fior da fiore: “A sentire l'impresa, sembra che il cantiere possa uscire dal pantano in cui è nuovamente caduto nel giro di un mese: entro una trentina di giorni l'Anas dovrebbe infatti dare l'ok alla variante” (Gazzettadellaspezia.it, 9 marzo), “Pronti a riprendere i lavori e richiamare il personale” (Toto Costruzioni, 9 marzo), “I colloqui con ANAS e Toto Costruzioni sono stati avviati subito” (Comune della Spezia, 23 marzo), “L’obiettivo deve essere quello di risolvere la situazione prima della scadenza della cassa integrazione (poi puntualmente scaduta, ndr)” (Giacomo Giampedrone, 23 marzo), “Gioco di squadra necessario per fare ripartire presto i lavori, stiamo facendo di tutto perché la situazione si sblocchi con la ripresa dei lavori. Sono certo che riusciremo a trovare la via d’uscita” (Cristiano Ruggia, 31 marzo), “Terzo lotto Variante, dall’incontro prefetto-sindacati l’impegno a costituire un tavolo” (Gazzettadellaspezia.it, 12 aprile). Che evidentemente dev’essere ancora in costruzione in falegnameria, visto che poco più di due settimane dopo i sindacati avrebbero denunciato nientedimeno che una “situazione intollerabile”, chiedendo esplicitamente “un incontro urgente al Ministro Graziano Delrio, al Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, al Sindaco della Spezia Massimo Federici, all'ANAS e a Toto Costruzioni per la questione del Terzo Lotto della Variante Aurelia”. Sì perché, proprio come accade nei migliori film comici, “dopo l'incontro con il Prefetto non abbiamo saputo più niente”, confessavano i sindacati.
Ma una promessa tira l’altra: “Cercheremo di fare di tutto perché il cantiere non si fermi” (Giovanni Toti, 28 aprile) e “Sui lavori della Variante c’è una schiarita, a fine maggio è possibile la riapertura di alcuni cantieri” (Massimo Federici, 21 maggio).
Addirittura! Oggi è il 15 giugno, di mesi ne sono passati più di tre e di promesse molte di più, ma la Variante Aurelia è sparita dalla circolazione. Il prossimo passo per una possibile soluzione dovrebbe essere la riunione del CdA di Anas il 26 giugno, ma i condizionali a questo punto sono d’obbligo.
Venerdì scorso è arrivato il ministro Graziano Delrio, che ai microfoni di TeleLiguriaSud ha detto, parecchio titubante, che “ci stiamo lavorando e spero entro l’estate di avere una soluzione”. “Spero entro l’estate”: dalle promesse fatte con piglio volitivo alle speranze scandite dal ciclo delle stagioni.
Nel frattempo il cantiere del terzo lotto se ne sta lì, vuoto, abbandonato, non a caso a fianco del cimitero, come un vistoso promemoria delle eterne incompiute spezzine. Anche se forse la Variante più utile, da costruire seduta stante, sarebbe quella che aggira la strada intasata dell’annuncite, delle date mai rispettate, delle promesse un tanto al chilo e delle strumentalizzazioni elettorali sulla pelle dei lavoratori. Inizio cantiere? A data da destinarsi.