Il mancato rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro, la paura di perdere, oltre che il posto di lavoro, anche i diritti conquistati nel corso degli anni e infine delle buste paga da fame, senza che le parti datoriali concedano mai un aumento ai lavoratori. Queste le principali ragioni che hanno spinto, per l’ennesima volta, le lavoratrici e i lavoratori dei settori del multiservizi, del turismo e delle pulizie (anche all’interno dell’ospedale Sant’Andrea) a scendere in piazza questa mattina, sotto la Prefettura. Uno sciopero generale indetto dalle sigle sindacali (Fisascat Cisl, Uiltrasporti, Uiltucs e Filcams Cgil) per la giornata di oggi, non solo alla Spezia ma in molte altre città italiane, a dimostrazione di come il problema esista a livello nazionale.
Una situazione dal futuro incerto e dalla precarietà perenne, come spiega una lavoratrice impiegata nel settore del turismo ai microfoni di Gazzettadellaspezia.it (guarda video prima dell'articolo): “La cosa che temiamo di più è che nei cambi d’appalto i lavoratori che ad esempio sono impiegati da vent’anni nei settori delle mense perdano i loro diritti, come gli scatti d’anzianità. Abbiamo paura che col cambio d’appalto si entri in un vortice al massimo ribasso. Le problematiche chiaramente riguardano anche i salari, e sono cinque anni che siamo in trattativa sul nostro contratto nazionale: dopo tutti questi anni siamo ancora una volta in piazza a chiedere delle tutele, per delle persone che peraltro già ricevono delle paghe minime. Noi speriamo soltanto che venga firmato un contratto serio”.
È una storia che si ripete, se l’ultima giornata di mobilitazione è avvenuta non più tardi di due mesi fa, il 31 marzo: “Continueremo le iniziative di lotta per dare sostegno alle nostre rivendicazioni per il rinnovo del contratto nazionale”, affermano dal canto loro i sindacati.
Le richieste sono circostanziate: blocco delle flessibilità, degli straordinari e dei supplementari, correttezza delle buste paga e chiarezza nella loro compilazione, verifica del corretto inquadramento del personale, rispetto delle normative in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, mantenimento delle tutele in caso di cambi d’appalto e una forte denuncia nei confronti di quelle imprese che, pur chiudendo bilanci in attivo, affermano di non poter concedere l’aumento contrattuale, stante il permanere della crisi. E, su tutto, il rinnovo del contratto nazionale.
“Il contratto di questi lavoratori, del settore del multiservizi, del turismo e delle pulizie, non viene rinnovato da più di 36 mesi – spiega Luca Comiti della Filcams Cgil a Gazzettadellaspezia.it – Queste persone, oltre al loro salario, stanno perdendo anche i loro diritti, perché le parti datoriali cercano di ottenere il massimo alle loro spalle. La nostra volontà è soprattutto quella di cercare di rinnovare il contratto collettivo nazionale, per mantenere alcuni diritti come l’articolo 4 nei cambi d’appalto per il settore del multiservizi: perdere l’articolo 4, per molti di questi lavoratori, significherebbe perdere il diritto al lavoro. Tra l’altro parliamo prevalentemente di donne, che lavorano part time e faticano ad arrivare alla fine del mese. Questo è il quinto sciopero che facciamo e, a fronte del mancato rinnovo dei contratti collettivi, la cosa più grave è che stanno emergendo dei contratti pirata, che mettono i lavoratori in condizioni disumane”.
Una soluzione è necessaria se, come denuncia Comiti, “in alcuni di questi settori stiamo tornando alla schiavitù”.