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Per il Comitato, Paolo Bracco, Irene Giacché, Mauro Maraschin, Paola Polito e Roberto Venturini, rispondono alla Giunta.


La Giunta nel voler difendere l’indifendibile taglio delle sophorae della Cernaia mostra al pubblico foto di ceppaie già da tempo mozzate o di alberi sventrati dalle ruspe dicendo che erano pericolanti e che i tecnici ne hanno deciso il taglio.
Ammesso che le valutazioni degli alberi si facciano con le foto, contro le fake news di Federici possiamo solo invitare i cittadini a guardare i video e le foto degli abbattimenti che girano in rete sui social, (si consiglia - se avete lo stomaco forte - in particolare quelli in cui 4 baldi operai, dotati di ruspa cingolata e due motoseghe combattono per mezza giornata con un albero senza riuscire a sradicarlo), tanto per farsi un’idea dell’urgenza e del “pericolo di caduta” delle piante ammazzate ieri dalla Giunta Federici.
Nella perizia di dicembre 2016 l’agronomo Sani, a seguito di sopralluogo, scrive riferendosi ai primi due alberi, che “gli scavi realizzati, per modalità di esecuzione, profondità di realizzazione e vicinanza alle piante presenti stanno determinando, sui due alberi fino ad oggi coinvolti, lesioni e danni radicali” e che pertanto “consiglia una radicale modifica delle modalità attuative dell’intervento in corso” oppure se si continua con questo progetto il “prezzo sarà la sostituzione integrale degli alberi”.
Qual è stato dunque il problema? Gli scavi per i sottoservizi (peraltro già esistenti in scalinata). Non il tubo della fognatura, reintubato con una tecnica da noi suggerita e che dunque non necessitava né di scavi, né di sostituzione, ma un nuovo tubo dell’acqua (15 cm di diametro) e impianti elettrici non rigidi e dunque “versatili” nella loro collocazione. Questo su una scalinata di 11 metri di larghezza.
Nella foto allegata si vede dove il Comune ha deciso di farli passare: accanto agli alberi, tagliandone le radici e facendoli diventare, così, pericolanti.
Una decisione, questa, presa dai tecnici, contro la quale ci siamo battuti per 4 lunghi anni, spendendo nostre proprie risorse (le quali purtroppo includono, in qualità di contribuenti, anche i lauti stipendi dei tecnici e degli amministratori). Una decisione assurda che arreca alla Città un ingente danno economico oltreché ambientale.
È il Comune che ha reso instabili i primi due alberi e ha tagliato anche gli altri per non deviare il nuovo percorso del tubo dell’acqua!
Ma ammettiamo per un attimo che davvero gli alberi siano diventati pericolanti senza che c’entri per nulla l’assurdo progetto e i lavori di scavo del Comune.
Pare una cosa normale che due interi filari di alberi di cui alcuni centenari, sopravvissuti alla guerra (ma non a Federici), due interi filari storici siano improvvisamente divenuti tutti “instabili”?
Se anche fosse attendibile la versione del Comune, di chi è la responsabilità se un albero di proprietà pubblica viene definito “instabile” magari perché non curato o potato male?
Dopo quattro anni di finta partecipazione con cui l’amministrazione si è riempita la bocca, additando il Comitato Cernaia addirittura come “modello”, ora improvvisamente “signori, si chiude” e, senza neanche avvisarci partono le motoseghe.
Così La Spezia perde uno dei suoi luoghi storici più belli per colpa di un intervento scriteriato che mette a rischio anche la futura crescita delle ripiantumazioni la cui crescita è in forse dato che dovranno convivere con un tubo piazzato proprio dove dovrebbero crescere le radici, oltreché con l’abbondante cemento versato in maniera scriteriata sulla scalinata.

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