Compiono 91 anni domani, 12 novembre 2024, i mosaici futuristi di Prampolini e Fillia, custoditi al riparo di qualsiasi sguardo, indiscreto e no, nella torre orologio delle Poste in piazza Verdi.
Una delle principali testimonianze artistiche dell'intera provincia resta dunque off-limits, per una presunta questione di sicurezza legata al parapetto della scala a chiocciola della torre, alto poco meno di 100 centimetri previsti dalla normativa di sicurezza sugli ambienti di lavoro, motivo per cui si presume che neppure i dipendenti delle poste di piazza Verdi dovrebbero utilizzarlo.
Un motivo evidentemente di lana caprina, che vede duellare, come in una finale infinita di Wimbledon, da un lato le stesse Poste Italiane spa, proprietarie e detentrici del capolavoro, dall'altro Soprintendenza Liguria, che non accetta ormai da anni alcuna soluzione alternativa proposta dall'ente.
Spettatori interessati ma quasi rassegnati dell'annoso contraddittorio sindaci, assessori, parlamentari (unica in ordine di tempo Raffaella Paita, con interrogazione al ministro Giuli della quale aspettiamo notizie), presidenti di Camere di commercio, di Fondazioni e semplici cittadini amanti dell'arte, tutti quanti rimasti fuori dalla porta, eccetto qualche sporadica incursione di chi, come Vittorio Sgarbi o la RAI, ha trovato la combinazione giusta per accedere alle opere musive.
Comunque tutte incursioni "mordi e fuggi": il fatto che Spezia sia candidata a capitale della cultura 2027 non sembra interessare più di tanto all'ente Poste Italiane, forse anche perché in Italia sono tanti i casi analoghi allo spezzino, con l'eventuale necessità di prevedere una strategia a livello nazionale per non creare imbarazzi o discriminazioni tra un palazzo storico delle poste e l'altro.
Alibi di legno anche quello relativo alla mancanza di personale o all'interferenza con l'apertura degli uffici: aprite i mosaici almeno la domenica mattina, in città ci sono fior di associazioni di volontari disponibili a fare gratis il servizio di ricevimento dei visitatori.
Alla fine resta solo l'amarezza. Perché di soluzioni ce ne sarebbero pronte all'uso: un plexiglass come in tanti castelli e musei medievali, dei cartelli che avvisino gli utenti di stare lontano dal parapetto, oppure delle semplici barriere non invasive come quelle che si usano negli aeroporti per incanalare i passeggeri.
Invece, per il 91° anno la torre orologio rimarrà ancora una volta deserta, una vera assurdità per una città, come Spezia, che fu capitale del Futurismo negli anni '20 e '30 del secolo scorso, con testimonianze importanti che meriterebbero un miglior trattamento.