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Antonio Lombardi a Castelnuovo Magra con “Canzone della Contea di Levante”, ricordando Don Franco In evidenza

Sacerdote nel borgo della Val di Magra per decenni, ha ispirato uno dei dieci brani del CD.

Il tour di presentazione de "Canzone della Contea di Levante" (libro + album) del cantautore Antonio Lombardi fa tappa anche nel centro storico di Castelnuovo Magra, presso il locale circolo Arci.
L'appuntamento per l'evento, organizzato da Archivi della Resistenza con Squilibri Editore, Arci e Comune di Castelnuovo Magra, è per il 15 novembre alle 17.30
Ospiti della serata anche i musicisti Irene Lippolis e Andrea Mignani. Possibilità di cena solo su prenotazione allo 339.6035706

La tappa castelnovese di questo tour ha un valore simbolico importante anche per la storia di uno dei protagonisti cantati da Lombardi, quel ‘prete di collina’ che era poi Don Franco Lombardi, sacerdote a Castelnuovo Magra dagli anni settanta e fino al 2007.
“Per me ‘Don Franco’ era semplicemente un uomo, uno zio. Un uomo a cui piaceva ridere, mangiare, giocare. Era diventato prete, forse non se n’era neppure accorto – racconta Antonio Lombardi - Ma il prete lo faceva eccome, ed era in collina che reclutava quelle ciurme di bambini colorati con le bici e li portava con sè su un pulmino scalcagnato, in giro per quella campagna assolata e comunista, dove i compagni sono poi diventati i suoi veri fratelli”.

A Castelnuovo Magra il segno lasciato da Don Franco Lombardi, sacerdote dal ’68 al 2007, anno della sua scomparsa, è indelebile, con una comunità che ricorda ancora con grande affetto “quel suo prete di collina come il sole la mattina”.

Il prete di collina, dedicata a Don Franco, è una delle dieci canzoni dell’album Canzone della Contea di Levante, pubblicato da Squilibri, che ci restituisce la storia di una comunità ancorata a quella striscia di terra stretta tra il Levante ligure e le alpi Apuane, in un racconto di grande fascino e forza evocativa, scaturito dall’esigenza di nominare tutto un mondo, che poi è quello della grande provincia italiana. Di canzone in canzone, lievitano così le atmosfere e prendono forma personaggi e ambienti di una regione, la Contea di Levante, ripercorsa in alcuni ritratti di famiglia, dal cuoco di bordo al messo comunale, dal prete di collina ai contadini di mare: figure dimesse di una normalità che, lungi dal confinarsi nella banalità di tutti i giorni, hanno l’ambizione di stagliarsi come esemplari su un orizzonte molto più esteso, incarnando moti e aneliti universali.

La Contea di Levante, come definizione, arriva dalla fervida immaginazione di Mario Soldati, uno dei primi lettori di Paolo Bertolani, che la fece sua per il “Racconto della Contea di Levante”, e che ora Lombardi ha ripreso anche come omaggio all’amico scomparso del quale aveva già trasposto in musica alcune poesie. E il disco esce in contemporanea al romanzo omonimo, il primo della carriera del cantautore ligure per il quale l’urgenza di dire questa volta è stata tale che il canto si è prolungato oltre le note per assumere le cadenze di una scrittura tersa e luminosa, diretta a definire più nel dettaglio le stesse situazioni ed atmosfere affidate alla musica, quella ruvida e insieme aggraziata umanità dell’entroterra ligure, che sembra poi essere una cifra della letteratura ispirata dal Golfo dei Poeti e in particolare dello stesso Bertolani e di Maurizio Maggiani.

Disco e romanzo sono pubblicati d’intesa con gli Archivi della Resistenza nel segno di una perseveranza che intende rinnovare, nelle pieghe di esistenze ordinarie e nelle straordinarie ricchezze della provincia, la necessità di un’opposizione ad ogni omologazione e la tenace volontà di reinventarsi nuovi spazi per la cultura e in particolare per la musica dal vivo (sin dal titolo controfattuale di “Concerti impossibili”), nel momento in cui tutto sembra irrimediabilmente restringersi. Ogni nuovo progetto di Lombardi è in sé una notizia per nulla scontata, visto che la sua reticenza è diventata nel tempo quasi una latitanza. In questo suo grande ritorno vi è però un surplus di sfida, un senso di rilancio e scommessa per la musica cantautorale, attraverso un disco che, a fronte della riduzione della musica a intrattenimento di consumo e a forma ancillare di spettacolo, intende recuperare quell’antica vocazione del canto a narrare degli uomini e delle loro vicende, anche con l’organizzazione di un fitto calendario di piccole presentazioni del disco/libro in giro per l’Italia, spesso in luoghi insperati come circoli, musei, librerie, case del popolo, cascine, oratori, parchi, boschi e aie contadine… una disseminazione di musica e speranze che sembra recuperare l’antica saggezza, il sentimento rivolto al futuro e quell’«infinito di piccole cose» di quel mondo contadino in ci immerge al sua narrazione.

L’autore
Cantautore schivo e appartato, Antonio Lombardi ha un rapporto per così dire “carsico” con il mondo della musica, sottraendosi con sorprendente facilità ad ogni appuntamento per poi ricomparire improvvisamente sulla scena quando avverte l’urgenza di farlo.
È il 1993 quando, con un suo brano, vince il Premio Recanati, assieme ad altri “giovani” di grandi speranze come Gianmaria Testa e i Fratelli Mancuso. Passano però tre anni prima che si decida a pubblicare il suo primo album, Cinque rose, che, lontano dal clamore di quella vittoria, passa pressoché inosservato. Iniziava così una carriera artistica costellata da collaborazioni musicali di grande prestigio, da Armando Corsi a Gnu Quartet, ma guardando anche nel campo della letteratura (mettendo in musica Maurizio Maggiani a Paolo Bertolani) e in quello cinematografico (collaborando con il regista Luigi Faccini). Quelli di Lombardi sono progetti sempre di grande originalità e raffinatezza, ma che per una sorta di legge del contrappasso sono anche segnati anche da lunghi silenzi tra un album e l’altro.

 

Il menu della cena (su prenotazione)

- bruschette
- a scelta: polenta e capra o polenta e tochin (vegano)
- torta di mele
- acqua e vino

20€/persona

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