Questa mattina il Prefetto Maria Inversini, che lascerà La Spezia nei prossimi giorni per godersi la meritata pensione, ha voluto incontrare la stampa per un momento di saluto e commiato. Dopo aver tracciato un bilancio (leggi qui), ha risposto ad alcune domande dei giornalisti presenti.
Prefetto Inversini, cosa farà adesso?
Idee ne ho tante. Nel periodo non brevissimo, se il Ministro mi onorerà di darmi qualche incarico, compatibilmente con le mie disponibilità, sarò ancora a disposizione dell'amministrazione nella quale sono entrata giovanissima, a 25 anni. Altrimenti le mie idee sono il volontariato, nel settore della cooperazione internazionale oppure della violenza sulle donne. Poi ci sono la palestra, il corso di inglese, un corso di storia moderna, di golf. Vorrei andare a prendere i nipotini a scuola e portarli in pasticceria e fare con loro delle torte a casa.
Come ha trovato questa provincia all'inizio e come la lascia?
Quando sono arrivata eravamo in piena pandemia, le relazioni umane erano praticamente inesistenti, erano quasi tutte virtuali. Ci ho impiegato due anni a conoscere il territorio, quindi sono arrivata un pò in ritardo su tutto, ed alcune cose per questo motivo non le ho fatte. Lascio una provincia in corsa, con grandissime potenzialità e grandi margini di crescita. Credo che stia maturando sempre più la consapevolezza delle potenzialità di questa provincia, spero che rimanga sempre questa armonia e cooperazione tra istituzioni per sostenere questa crescita. Occorre avere chiarezza sugli obiettivi e continuare sempre molto coesi.
Se i suoi nipotini le chiederanno che mestiere ha fatto, cosa risponderà loro?
Ho fatto un mestiere da inventare giorno per giorno, perché il Prefetto ha delle competenze, che sono stabilite, però ho sempre lavorato con gli occhi sul territorio e sulle sue peculiarità. In passato ho collaborato con grandi Prefetti e Questori, perché ho sempre lavorato a Milano, e poi una grande esperienza nella protezione internazionale. Grazie al mio percorso, ho maturato la convinzione che il mestiere del Prefetto lo si inventa giorno per giorno, prestando attenzione e amando il territorio. La componente affettiva di vicinanza è sempre molto importante, credo che sia il motore. Per me il Prefetto non è solo quello che coordina le Forze di Polizia, ma è un fattore di coesione sociale del territorio e di entrare in sintonia.
C'è qualcosa che ancora ha difficoltà a comprendere degli spezzini?
Con il tempo ho imparato a conoscere gli spezzini. Spezia è una città nata intorno all'Arsenale, che ha un grande senso dello Stato e delle Istituzioni, una città a vocazione militare, almeno alle origini. Io vengo da una realtà molto più complessa dove fare rete è molto più normale, ma essendo una realtà complicata poi va codificata. Qui viene tutto più naturalmente, da un lato è un vantaggio e altre volte può creare delle difficoltà. Però dopo quattro anni credo di aver imparato a conoscere gli spezzini.
Quale è stato l'evento più difficile da gestire?
Il primo sbarco della Geo Barents, non si sapeva nulla, c'era un quadro di grande incertezza giuridica e sanzioni, era il primo grande sbarco. E poi il secondo perché c'erano 356 persone con 80 bambini non accompagnati.
La componente dell'immigrazione, che fa parte di questa società, in questi quattro anni è molto cambiata, trascinata da un trend in crescita. La demografia tiene grazie a nuove nascite, che in gran parte vengono da famiglie straniere. Su questo aspetto come la pensa, quanto ci sarà ancora da lavorare sull'integrazione?
Basta andare al Muggiano per capire che senza i Bengalesi e i Pakistani i cantieri sarebbero in difficoltà. E' bello avere la commessa, ma poi la barca va consegnata, ci vogliono i lavoratori. Personalmente sono favorevole alla politica che sta portando avanti il Governo di incentivare l'immigrazione regolare. Tutto quello che è regolarità vuol dire trasparenza, credo che occorra, senza pudore, fare i conti con questa realtà. Senza regolarità non ci può essere integrazione e quindi in questi termini l'immigrazione è difficile da gestire. Credo che vada affrontato questo aspetto, ma anche visto il tanto di buono che è stato fatto. Quando abbiamo fatto il gruppo di lavoro per il protocollo sul caporalato, da cui è scaturito l'affiancamento di personale della ASL negli sportelli dei cantieri, abbiamo scoperto che il tasso di scolarità dei bambini bengalesi è alto, come quello delle vaccinazioni. E' un processo molto lento, che però va avanti a prescindere da come lo viviamo. Il mondo è fatto di immigrazione, ci sono sempre stati grandi esodi, il problema è come governare questo processo e avere la consapevolezza che il destino di uno dipende da quello degli altri. E poi c'è anche il tema delle donne, molto delicato, abbiamo cercato di fare piccole aperture, voglio lodare il lavoro delle scuole e del CPIA, dove il Dott. Minghi fa un lavoro straordinario, anche con le donne che frequentano i corsi. C'è un buon numero di donne anche di paesi arabi o bengalesi che frequentano il CPIA, certo è un processo lentissimo e inesorabile. Prima la migrazione era interna da sud a nord, ora è internazionale.
Dal punto di vista della criminalità come è cambiato il territorio in questi anni?
So che le persone che sono vittime della movida non condivideranno questa opinione, ma sicuramente io penso sia un'isola felice. Dobbiamo considerare gli abitanti della Spezia, ma anche tutti i turisti che vivono la città. Per il numero di persone reali che ruotano attorno al centro cittadino, i tassi di criminalità sono molto bassi. Lo dico sempre, c'è troppa domanda di droga e questo fa si che le statistiche crescano. C'è molta attività di contrasto agli stupefacenti da parte del Sindaco e della polizia Locale, ma il fatto che circoli tanta droga vuol dire che c'è anche tanta domanda trasversale, dalle medie agli adulti. Il consumo di droga e alcol sono sicuramente un problema e anche la causa di tutti gli eventi di malcostume che rendono la movida faticosamente tollerabile. Ma se parliamo di criminalità, tranne alcune risse, non ne abbiamo. Non ci sono segnali importanti di presenza della criminalità organizzata. In quattro anni, i numeri sono irrisori e questo è un punto di forza di questa provincia. In una città come La Spezia con un porto importante, un alto tasso di turisti, un'economia viva, la presenza è veramente a livelli minimi.
Quale appello lascia agli spezzini?
Dico di volersi bene e amare la loro città e di essere consapevoli del molto che hanno. Però anche sapere che si può avere molto di più: La Spezia ha tante potenzialità ma occorre lavorarci su.
Cosa si porterà nel cuore di questa esperienza?
Le persone sicuramente. E l'emozione quando nelle cerimonie ufficiali veniva suonato l'Inno di Mameli, perché comunque sentito da Prefetto è un'altra cosa, quell'emozione e anche responsabilità me la porterò nel cuore... e poi anche la focaccia!