I più rinomati stabilimenti balneari d’un tempo, con la loro storia, sono tra i protagonisti del calendario di Spezia "la città d’un tempo", edizione 2025, appuntamento annuale delle Edizioni Giacché, proposto nella consueta veste d'antàn, con grandi foto d'epoca.
La copertina e l’inserto contenuto all’interno del calendario ci riportano al tempo in cui Spezia era rinomata per il suo mare. Da metà Ottocento infatti la città divenne mèta apprezzata dei viaggiatori dell’epoca; aprirono nuovi alberghi, molti dei quali avevano un proprio stabilimento balneare come il prestigioso Croce di Malta che già nel 1841 reclamizza il bagno dell’albergo «sulla spiaggia marittima della Spezia, di contro al pubblico giardino, un casino in legno contenente sei camerini per bagni, piantato solidamente sopra pali, ed a cui si giungerà mediante un ponte di legno».
Tra fine Otto e primi Novecento numerosi stabilimenti sorgono sulla costa e si affiancano alle spiagge libere (e ai cantieri) già esistenti, a partire dal più antico “Selene”, di cui riproduciamo un rarissimo “carnet di abbonamento” risalente al 1878, dalla collezione di Pier Gino Scardigli. Altre bellissime immagini provengono dalle collezioni di Sergio Del Guerra, Giuseppe Cappellini, Diego Borri e dall’archivio delle Edizioni Giacché.
In tema di alberghi, l’elegante “Grand Hotel Spezia” della foto di novembre, era composto da tre palazzine e venne costruito nel 1875 da Agostino Chiappeti, già costruttore assieme al padre, del Teatro Politeama.
Non sono solo “bagni” e alberghi; a giugno troviamo le mura del Castello com’erano prima dell’apertura della porta su via XXVII Marzo, che anticipa il nuovo volume dell’architetto Roberto Venturini in uscita a breve su: “Le mura della Spezia” e ci descrive tra l’altro «la torretta merlata in forma di bertesca, tipico elemento architettonico nelle fortificazioni militari che consentiva la cosiddetta difesa piombante, la quale, in aggetto dalle mura mediante beccatelli in forma di mensole di pietra arenaria, presenta una caditoia e due feritoie per potere meglio colpire dall’alto gli eventuali assalitori restando al coperto».
Affascinanti sono i palazzi con le facciate decorate, da quella di via Genova con un’elegante facciata dipinta a finto bugnato, alla facciata di un palazzo di Corso Cavour di fine Ottocento, ricca di decorazioni a grottesche e raffiguranti figure femminili e putti tra le finestre.
Nella città d’un tempo, oggi scomparsa, c’è anche una piazza Beverini appena rifatta; siamo nel 1911, la piazza è ariosa e circondata da grandi edifici, in primo piano, un gruppo di allegri bimbetti.
Altri bimbi giocano con il cerchio in Viale Mazzini, con l’inconsueto fondale del Colle dei Cappuccini, in una Spezia di transizione come è quella della foto di febbraio in cui si intravede, alla Stazione, la storica struttura ottocentesca semicircolare per il ricovero dei vagoni, poi demolita.
A ottobre siamo a Marola nel 1884 dove, tra i resti di San Gerolamo e il mare, c’è ancora la spiaggia. Il paese, scrive Gino Ragnetti, era «un borgo fortificato, una specie di roccaforte che ha una curiosa caratteristica: vi si entra (e vi si esce) da una sola strada a senso unico (Via Mori-Via Matana), mentre tutti gli altri accessi sono scalinate, come i rompicollo; scale dritte, molto ripide, e tanto strette da consentire il passo a una sola persona per volta».
E non poteva mancare la “nuova” Spezia con una via XX Settembre in costruzione; in primo piano Palazzo Cozzani «dove svetta una bella torretta – spiega Diego Savani - , elemento architettonico tipico del periodo Liberty e ancora ampiamente utilizzato negli anni Venti. Durante la fase costruttiva l’edificio fu considerato pericolante e si dovette rafforzarne il basamento; la scala di accesso, realizzata con imponenti murature con una serie di rampe e contrafforti, ebbe quindi anche funzione di sostegno».
E sulla via delle trasformazioni, come non ricordare l’inaugurazione della tramvia elettrica? Siamo nel 1902 e l’immagine ritrae l’evento che attirò la curiosità degli spezzini, assiepati in Via Chiodo. Le vetture, le “Helios Duplex” gialle, chiuse d'inverno e aperte d'estate, partono precedute da uno scampanellìo di avviso.
Ma altre “rivoluzioni” sono annunciate nella foto del mese di settembre con un incredibile incidente auto-moto in un Viale Amendola anni ’60 quasi privo di traffico, su un pregiato pavé, oggi non più in sede, e sotto ai bei platani frondosi. Un evento che attira, come vediamo, un gran numero di curiosi.
Il calendario, in grande formato (aperto 30 x 60 cm), con fasi lunari e ampio spazio per appunti, è in vendita in libreria, in edicola e sugli store online al prezzo di € 10,90.