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Partecipano ad un raduno a tappe occultando le targhe, denunciati 5 motociclisti californiani In evidenza

L'indagine, partita dalla Polizia Locale di Santo Stefano Magra, si è estesa anche ad altre città.

Durante la vidimazione dei fotogrammi restituiti dal software dell’Autovelox gli Agenti del Comando di Polizia Locale di Santo Stefano di Magra, con a capo il Comandante Maurizio Perroni, hanno accertato che una moto, che circolava a circa 80 Km/h, aveva una cifra della targa occultata presumibilmente da un pezzo di nastro adesivo nero.

Le indagini, coordinate dal Vice Comandante Andrea Prassini e che sono state attuate con un elevato numero di combinazioni alfa numeriche, hanno permesso di risalire all’esatto numero di targa. Ma l’indagine ha visto coinvolti altri motociclisti perché da ulteriori accertamenti è emerso che si trattava di un raduno di motocicli a livello nazionale ed anche molto noto, con origini che risalgono ai primi anni del secolo e rievocazione storica della più antica e prestigiosa gara motociclistica italiana a tappe cui aderiscono moto sia d’epoca e sia dei nostri giorni.

Ben 5 in totale i partecipanti al raduno con moto nuovissime e che hanno occultato tutti nello stesso modo una cifra della targa in modo tale da rendersi irreperibili in caso di eventuali accertamenti. Così non è stato, e questo vero e proprio sistema posto in essere per eludere potenziali controlli, è stato appunto scovato dal Vice Comandante Prassini che ha identificato tutti e cinque i motociclisti che peraltro, nei giorni del raduno sviluppato su più tappe, si sono resi protagonisti di violazioni in varie parti del nostro Paese. L’indagine non si è fermata infatti ai limiti del territorio santostefanese ed ha coinvolto i Comandi delle Polizie Locali di Bologna, Milano, Terni e Varese. I responsabili, tutti di origine californiana e titolari di una prestigiosa concessionaria motociclistica cui le moto erano state affidate a titolo gratuito dall’organizzazione, sono tutti stati denunciati all’Autorità Giudiziaria per “occultamento di atti veri” previsto e punito dall’art. 490 codice penale che prevede una pena nel massimo fino a sei anni, fattispecie delittuosa sottolineata peraltro dalla VI sez. Penale della Cassazione con sentenza n. 9013/2018.

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