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Emergenza caldo: un Protocollo d'Intesa e un pieghevole informativo di FILLEA-CGIL per tutelare i lavoratori In evidenza

Le alte temperature costituiscono un rischio per coloro che svolgono lavorazioni all'aperto in luoghi non protetti dal sole.

In questi giorni le alte temperature sembrano non mollare la presa, costituendo un rischio per coloro che svolgono lavorazioni all'aperto e, come si legge nelle linee guida INPS, "in tutte le fasi lavorative che, in generale, avvengono in luoghi non proteggibili dal sole o che comportino l'utilizzo di materialii o lo svolgimento di lavorazioni che non sopportano il forte calore".

Il Protocollo d'Intesa

La questione della tutela dei lavoratori è stata al centro di un protocollo che riguarda le “Linee guida e le misure per la prevenzione e protezione dai rischi correlati alle condizioni di microclima negli ambienti di lavoro “, siglato tra sindacati, enti di controllo e associazioni datoriali. Obiettivo del protocollo è disporre di un documento che possa fornire misure idonee ad aumentare la consapevolezza sui rischi da stress termico nei luoghi di lavoro e per sensibilizzare lavoratori e imprese, con gli approfondimenti necessari nell’ambito della complessa cornice normativa e le linee guida del settore.

Le procedure includono le modifiche all’organizzazione del lavoro e dei turni da evitare nelle ore più calde, la formazione e l’informazione dei lavoratori sui possibili problemi di salute causati dal calore, per arrivare alla misura della cassa integrazione quando si raggiungano condizioni proibitive di lavoro. Tale ultima misura sarà valutata dall’INPS sulla base dei dati riportati nelle rilevazioni Arpal (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente Ligure). I dati saranno raccolti attraverso una rete osservativa che, con centinaia di centraline sul territorio, misurerà temperature e umidità in tempo reale ogni mezz’ora.

“Il caldo è un'emergenza reale, in un periodo di imprevedibili cambiamenti climatici, occorre essere pronti per garantire ai lavoratori la massima protezione: questo è l’impegno che abbiamo condiviso con la firma di questo protocollo”; ha dichiarato il Prefetto Maria Luisa Inversini che ha aggiunto: "Siamo partiti due anni fa con una riflessione su quale potesse essere la temperatura sopportabile per il lavoratori e cosa si potesse fare nel quadro normativo attuale. Abbiamo rilevato che il limite sono i 35 gradi percepiti, che possono variare a seconda della lavorazione, stabilendo parametri che vengono rilevati da Arpal. In base a questo, se i valori superano la soglia prevista, le aziende possono chiedere la cassa integrazione ordinaria evitando che i lavoratori prestino la loro attività in condizioni climatiche critiche. Obiettivo del Protocollo è quello di riconoscere che in certe condizioni oggettivamente non si può lavorare". 

"Ribadiamo l’importanza del protocollo sopratutto in un contesto climatico che, nei mesi estivi, espone i lavoratori a temperature sempre più elevate mettendone a rischio salute e sicurezza - ha sottolineato il Segretario Generale FILLEA CGIL La Spezia e Responsabile Sicurezza CGIL La Spezia Mattia Tivegna - Importante la sua applicazione rapida e puntuale in caso di temperature elevate, così come devono rapide le procedure per l’approvazione delle domande di cassa integrazione".

"Sul metodo di rilevazione delle temperature, per renderlo il più capillare ed efficace possibile - ha proseguito Tivegna - sarebbe auspicabile un sistema di rilevamento non solo collegato alle centraline meteo ma ampliato anche a procedure di rilevazione localizzate per esempio attraverso l’utilizzo di strumenti certificati".

Firmatari dell’accordo i rappresentanti di Capitaneria di Porto, del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco, dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Orientale, dell’ASL 5 “Spezzino”, Ispettorato Territoriale del Lavoro, INAIL, INPS, Camera di Commercio di Riviere di Liguria, Sezioni provinciali di Confindustria, ANCE, Confagricoltura, Coldiretti, CIA, Confcommercio e delle Organizzazioni Sindacali CGIL - CISL - UIL.

Il pieghevole informativo di FILLEA-CGIL

Per tutelare i lavoratori, la Fillea-CGIL nazionale ha pubblicato un pieghevole con importanti informazioni sui sintomi del colpo di calore, su come prevenirlo e su cosa deve fare il datore di lavoro per informare i propri dipendenti e per tutelarli in caso di caldo estremo.

Quali sono i sintomi del colpo di calore, quando possono insorgere e come bisogna comportarsi?

I sintomi delle patologie da calore sono disidratazione (accompagnata da cali di pressione, debolezza, palpitazioni/tachicardia, irritabilità/sonnolenza, sete intensa, pelle e mucose asciutte, spasmi/crampi muscolari, riduzione della diuresi), stress da calore (temperatura corporea elevata, malessere generale, mal di testa, pressione bassa, confusione, irritabilità, tachicardia, nausea, vomito, riduzione della diuresi), colpo di calore (temperatura corporea al di sopra dei 40°, respirazione rapida, blocco della sudorazione, alterazione stato mentale, aritmie cardiache, perdita di conoscenza, collasso, coma).

Ai primi sintomi di colpo di calore, Fillea avverte i lavoratori di fermarsi o di far fermare il collega che eventualmente ne è colpito. Nel pieghevole vengono descritte tre fasi: i segni premonitori quali irritabilità, confusione, pelle calda e arrossata, sete intensa, debolezza e crampi muscolari. Seguono poi sintomi più gravi come vertigini, affaticamento,nausea e vomuto e aumento della temperatura. Infine subentra la difficioltà di coordinazione e la mancanza di equilibrio, il collasso e la perdita di coscienza e/o il coma.

Cosa bisogna fare se un collega è interessato da colpo di calore? Bisogna subito allertare il numero di emergenza, farlo fermare e chiedere aiuto, spostando la persona interessata in luogo fresco, bagnarlo con acqua fredda sulla testa, il collo, il viso e gli arti, farlo sdraiare su un fianco e fargli bere acqua fresca e nel frattempo attendere i soccorsi.

Quali sono i fattori che possono far insorgere le patologie da calore?

Innanzitutto l'alta temperatura dell'aria e un elevato tasso di umidità, un basso consumo di liquuidi, l'esposizione diretta al sole e l'assenza di ventilazione, un'attività fisica intensa, un'alimentazione non adeguata, uso di indumenti pesanti ed eventuali patologie individuali, quali malattie della tiroide, obesità, asma e bronchite cronica, diabete, disturbi psichici, malattie neurologiche, patologie cardio vascolari, malattie renali. 

Per prevenire il colpo di calore un corretto stile di vita...

Indossare abiti leggeri in fibre naturali, traspiranti e di colore chiaro e non lavorare a pelle nuda. Indossare cappello a tesa larga e occhiali da sole con filtro UV. 

Assumere un'alimentazione ricca di fibre evitando pasti abbondanti ricchi di grassi e sale, prediligendo piuttosto zuccheri e sali minerali, pasta, frutta, verdura, limitando carni e insaccati. Evitare consumo di bevande alcoliche e limitare il fumo. I pasti vanno consumati all'ombra.

L'acclimatamento del corpo alle alte temperature richiede alcuni giorni. Alternare lavoro a pause in luogo fresco mantenendo alta l'idratazione.

Lavoro con caldo estremo, diritti dei lavoratori e Cassa Integrazione

Il datore di lavoro deve informare i lavoratori sugli effetti del calore, controllare temperatura e umidità, predisporre aree di riposo ombreggiate mettendo a disposizione acqua fresca. Inoltre deve organizzare orari e turni di riposo considerando le temperature elevate, evitando che un singolo lavoratore esegua lavorazioni in luoghi isolati rispetto al resto dei colleghi.

Le imprese possono richiedere all'INPS il riconoscimento della Cassa Integrazione (CIGO) quando il termometro supera i 35° C, o in caso di temperature inferiori ma percepite como elevate, ad esempio in caso di particolari lavorazioni quali posa di asfalto o realizzazione di guaine sui tetti, o in caso di un elevato tasso di umidità.

Per maggiori informazioni è possibile scaricare il pieghevole realizzato da CGIL- Fillea Nazionale qui sotto.

 

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