Cristiano e Andrea conoscono bene il mondo della ristorazione, imparando negli anni a capire le esigenze dei clienti.
A questo si aggiunge l’amore che nutrono per il nostro territorio e le tante botaniche spontanee che lo caratterizzano, tanto da volerne “cristallizzare” i profumi, in modo che anche altre persone possano provare le stesse emozioni che loro sentono facendo una passeggiata nei nostri bellissimi sentieri, tra le Cinque Terre e la Palmaria.
Ed è così che è nato l’amaro Prione, il risultato di tanto studio e passione. Un grande successo: in un mese sono state distribuite quasi mille bottiglie, consegnando il prodotto a più di ottanta attività commerciali.
Cristiano è Andrea quando avete avuto l’idea di creare questo prodotto?
L'idea è nata qualche anno fa, abbiamo pensato fosse bello creare un amaro tipico locale, perché la moda del momento è quella di produrre invece dei gin e a noi piace andare un pochino controcorrente. Siamo caparbi e coerenti con le nostre scelte, avevamo già idee chiare su cosa volevamo creare esattamente. Incontrando i turisti tutti i giorni, volevamo proporre un prodotto locale che “parlasse” del nostro territorio.
Quindi ci siamo guardati intorno e abbiamo cercato qualcuno che potesse aiutarci. Poi è arrivato il COVID con rallentamenti economici generali, ma lo scorso anno, tra settembre e ottobre, abbiamo iniziato a riparlarne, incontrando un distillatore, Alessandro Gherardi, e discutendo con lui la nostra idea. In questi casi è necessario rivolgersi ad un distillatore professionista: sono trascorsi mesi prima di trovare la formula giusta, facendo ricerche sulle botaniche tipiche del nostro territorio che fanno parte della macchia mediterranea. Le abbiamo assaggiate e messe insieme.
Nella distilleria hanno un campionario infinito di erbe, radici, cereali, botaniche, odori, profumi, è stato davvero complesso. Piano piano è stata stilata una lista delle possibili botaniche, e dopo diversi tentativi ne abbiamo estratte e selezionate alcune grazie alla professionalità del distillatore. Sono stati isolati tre tipi di artemisia, l'arancia, il limone, l'elicriso. Quest’ultimo è una pianta che cresce spontanea ed è quella che dà quel profumo tipico che si sente durante le passeggiate tra Tramonti, Portovenere e la Palmaria, il profumo pervade l'ambiente. Poi c'è salvia, iperico, che al nostro prodotto dà quell'amaro persistente.
E' un prodotto dove ogni singola botanica viene infusa singolarmente per poi essere miscelata in un secondo momento. Alessandro Gherardi, il distillatore, ha detto che questo è sinonimo di alta qualità.
Quindi l’elicriso è un componente importante…
Esatto. Una volta che si finisce di bere l'amaro e si annusa il bicchiere vuoto, si percepisce il profumo dell’elicriso. E' proprio il dettaglio che volevamo “cristallizzare”, affinché l’amaro ricordasse esattamente quello che sentivamo noi quando da bambini passeggiavamo sui sentieri della Palmaria andando al mare. L'amaro è inizialmente morbido, dolce, poi agrumato e sul finale prevale l'amaro persistente, ma non invadente, e una punta di salino: nella ricetta abbiamo incluso una piccola percentuale di estratto di acqua di mare, un sentore iodato e salmastro, che ti fa venire voglia di prendere un altro bicchiere.
Non avete lasciato niente al caso, anche l’etichetta ha un suo perchè…
La grafica dell’etichetta è il risultato di tante settimane di lavoro. Abbiamo fatto moltissime prove, anche per scegliere il nome dell’amaro. Siamo andati in diversi archivi, al Lia e alla Biblioteca Mazzini per trovare storie, leggende spezzine, tantissime ricerche storiche, perché volevamo dare un nome al prodotto in cui ogni spezzino potesse identificarsi. Inizialmente avevamo pensato ad un nome in dialetto spezzino, ma c'è sempre il problema degli accenti e della pronuncia, qualcuno da fuori avrebbe potuto pronunciarlo in maniera diversa, e poi sarebbe stato troppo settoriale.
Alla fine la scelta è ricaduta su “Prione”, il cuore storico della città, la pietra dalla quale l'araldo un tempo decantava gli editti che arrivavano dalla Repubblica di Genova. Inizialmente avevamo persino pensato di proporre un'etichetta che raffigurasse proprio l'araldo, ma avremmo dato una connotazione che tante persone non avrebbero capito, perché, soprattutto chi non abita alla Spezia, non conosce la storia della città. Quindi abbiamo optato per il golfo, le botaniche tipiche, il nome “Prione” e gli elementi caratteristici del Liberty, tanto importante nella nostra città.
La grafica è di Riccardo Bucchioni, le illustrazioni a mano sono di Ilaria Paganini.
E per il futuro quali sono i vostri progetti?
Per il futuro ci piacerebbe aprire uno stabilimento nella zona tutto nostro, anche per la produzione. Inoltre, tra qualche settimana avvieremo un punto vendita in via Roma, una piccola enoteca, con soli prodotti locali al dettaglio.