"Ingiusto che un'azienda divenuta tra le più importanti nel settore della difesa grazie al lavoro dei suoi operai, i quali hanno consentito di raggiungere un utile da capogiro, non porti a questi ultimi dei benefici in termini economici". Questa una delle ragioni che ha condotto la RSU Fiom Cgil della Spezia ad indire uno sciopero in data odierna, dalle ore 7 alle 10 allo stabilimento Ex Oto Melara Leonardo della Spezia.
A definirsi particolarmente preoccupato dalla situazione è Daniel Santini, responsabile della RSU Fiom Cgil in Oto Melara e impiegato, il quale, oltre alle mancate ricadute economiche sui lavoratori dell'azienda evidenzia altre problematiche presenti nella piattaforma di rivendicazione: "La piattaforma di rivendicazione vede diversi punti, ma il problema grosso è che all'interno dell'azienda non c'è più la possibilità di instaurare un confronto tra l'RSU e la figura responsabile delle risorse umane, con la quale si dialogava per cercare soluzioni. Tale figura non esiste più perché l'azienda ha accentrato tutto a Roma e ora, all'interno dell'azienda, l'RSU ha perso la sua funzione di rappresentanza dei lavoratori.
Noi, come dice il capo del personale, siamo chiamati soltanto per delle brevi informative - sottolinea Santini - ma non possiamo limitarci a questo. Noi vogliamo trattare, fare accordi e cercare di portare soldi ai dipendenti e questo non ci viene permesso. Un'azienda di primo piano sta purtroppo retrocedendo parecchio sotto il punto di vista del welfare e della tutela dei suoi lavoratori".
Ecco tutti i punti della piattaforma di rivendicazione:
Pdm (Performance & Development Management): mai avallato dalla commissione trattante nazionale; valutazione irreale (standardizzata su curva Gaussiana); un passo indietro enorme, che penalizza i lavoratori, con importanti risvolti negativi sugli istituti economici contrattuali.
Team: decurtazione premio Team per i reparti produttivi (+ orario e – salario); mancata erogazione premio al personale operaio non organizzato a team (che ne aveva diritto come da accordi e consuetudini).
Calendario chiusure: deciso unilateralmente; a rischio le 4 ore di PCN (permesso chiusure natalizie); orario estivo cancellato.
Turni: stravolto l’orario del lavoro a turni, violando gli accordi verbali presi in sede di trattativa per il contratto di 2° livello.
Uffici e postazioni di lavoro: gestione degli spazi non funzionale all’attività lavorativa; aggregazione disomogenee di uffici senza criterio razionale; Open Space inadatti per lo svolgimento di alcune attività lavorative che prevedono frequenti riunioni online.
Ricambio generazionale: ai lavoratori che hanno i requisiti per poter accedere alla pensione, non gli viene riconosciuto nemmeno un minimo incentivo di gratificazione per gli oltre 40 anni di lavoro in azienda, come da buone prassi consolidate nel tempo.
Assenza di autonomia decisionale della funzione della Gestione del Personale: relazioni sindacali tra RSU e HR ridotte a brevi e banali informative; mancanza di risposte ai lavoratori in merito ai servizi e alle problematiche che riguardano sia gli aspetti personali che quelli relativi alla gestione quotidiana dell’attività lavorativa.
Mensa: ambiente inadeguato e rumoroso, qualità dei pasti scadente, organizzazione logistica di accesso al servizio disordinato e caotico (nonostante l’impegno degli addetti).