Il 6 febbraio ricorre la Giornata della sicurezza in Internet e il 7 febbraio la Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo.
Una ricorrenza che nasce nel 2017 e che è stata voluta dal Ministero dell’Istruzione per sensibilizzare sulle tematiche che riguardano i due fenomeni in espansione. Lo scopo è quello di contrastare il bullismo, tanto fisico quanto virtuale, ma anche di far comprendere ai ragazzi la gravità e le conseguenze che alcune azioni possono avere sugli altri.
La sicurezza in rete riguarda principalmente i crimini informativi, quindi le misure da adottare per non cadere nelle trappole degli hacker e poi il corretto utilizzo di Internet. Il primo può colpire chiunque, aziende, siti istituzionali e privati. Il secondo, ci permette di non incorrere nei molti rischi presenti, i quali di solito colpiscono maggiormente le fasce “deboli” della popolazione. Tra questi rischi, ci sono sicuramente il bullismo e il cyberbullismo, due fenomeni che con la diffusione del web hanno trovato terreno fertile per espandersi.
Ogni 7 febbraio, a partire dal 2017, viene quindi celebrata la “Giornata Nazionale contro il Bullismo e Cyberbullismo”, mentre il “Safer Internet Day”, cade sempre il secondo giorno della seconda settimana di febbraio.
Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha dedicato un’apposita pagina sul suo sito per definire e differenziare i due fenomeni: “Il cyberbullismo è la manifestazione in Rete di un fenomeno più ampio e meglio conosciuto come bullismo. Questo è caratterizzato da azioni violente e intimidatorie esercitate da un bullo, o un gruppo di bulli, su una vittima. Le azioni possono riguardare molestie verbali, aggressioni fisiche, persecuzioni, generalmente attuate in ambiente scolastico. Oggi la tecnologia consente ai bulli di infiltrarsi nelle case delle vittime, di materializzarsi in ogni momento della loro vita, perseguitandole con messaggi, immagini, video offensivi inviati tramite smartphone o pubblicati sui siti web tramite Internet. Il bullismo diventa quindi cyberbullismo. Il cyberbullismo definisce un insieme di azioni aggressive e intenzionali, di una singola persona o di un gruppo, realizzate mediante sms, mms, foto, video, email, chat rooms, instant messaging, siti web, telefonate; il cui obiettivo è quello di provocare danni ad un coetaneo incapace di difendersi."
Attualmente, in Italia non esiste ancora una legge che consideri il bullismo come reato a sé, mentre percosse, lesioni personali, atti persecutori, minacce, danneggiamento o diffamazione costituiscono reati e se chi li ha commessi ha già 14 anni, è penalmente responsabile.
Ma perché il bullo bullizza? Per un senso di inadeguatezza? Bassa autostima? Mancanza di empatia?
La Polizia postale in occasione del “Safer Internet Day” ha preparato una brochure con molti dettagli inerenti le principali minacce online sul web.
Nel 2023 sono stati trattati 353 casi di adescamento online; anche quest’anno la fascia di età fino ai 13 anni è quella più colpita da attenzioni malevole con 239 casi rispetto al totale delle vittime. Degno di attenzione è anche il dato che riguarda il numero dei casi che coinvolgono bambini sotto i 10 anni: casistica numericamente quasi assente prima della pandemia, è attualmente presente anche se in numero ancora contenuto. L’impegno della Polizia Postale si è concentrato sul traffico di foto e video che ritraggono vittime minorenni di abusi sessuali, sulla loro identificazione attraverso un’intensa attività di monitoraggio delle comunità e dei siti dove il materiale viene scambiato, prodotto e commercializzato, per l’individuazione dei soggetti, anche stranieri coinvolti.
Fenomeno in crescita e preoccupante è la sextortion, che ha investito centinaia di adolescenti, soprattutto maschi, di età compresa tra i 15 e i 17 anni.
Il cyberbullismo è un’altra forma di minaccia che aggredisce i piccoli internauti ma che proviene, da coetanei, secondo una logica in cui il confine tra vittime e carnefici è labile e si incentra sull’impulsività tipica dell’età.
Gli spazi web dedicati all’anoressia e bulimia sono rappresentati da blog personali, spesso ospitati su piattaforme internazionali di cessione gratuita di spazi web, nei quali si dichiara, talvolta con “fierezza” ,la propria condizione attraverso diari alimentari e racconti di episodi personali.
Le social challenge, sfide e prove di coraggio, sono una delle “relative” novità che si sono imposte all’attenzione dei media perché comportano concreti rischi per i ragazzi. Si tratta di sfide che si diffondono tra i giovani attraverso la viralizzazione di video nei quali i ragazzi si sfidano a compiere azioni più o meno pericolose, allo scopo di crescere in popolarità sul web.