Due anni fa, la Torre Capitolare è nata a nuova vita, grazie all’iniziativa di un giovane imprenditore, allora non ancora trentenne, Andrea Borlenghi.
La “Torre Capitolare” è una delle torri del “Castrum Novum” (o castello nuovo), costruito dai genovesi dopo aver acquistato il terreno dai Signori di Vezzano. Si oppone al “Castrum Vetus”, che era il vecchio abitato pre-genovese di Porto Venere, oggi sotto al piazzale Lazzaro Spallanzani davanti alla chiesa di San Pietro.
La Torre Capitolare veniva chiamata Torre della Porta, ma anche “Turris de porta de Placia”, cioè “Torre della porta della spiaggia”, come apprendiamo dal cartulario di Tealdo de Sigestro, un notaio della metà del XIII sec: oggi dove si trova Piazza Bastreri, infatti, un tempo c’era la spiaggia.
Ma torniamo ai giorni nostri ed entriamo nella Torre Capitolare per vedere come appare oggi e per incontrare Andrea Borlenghi.
Al piano terra il salone con il tavolo in portoro, l’angolo cucina a scomparsa sotto alle scale, il pavimento in ardesia di Lavagna. Altro elemento che colpisce, sono gli elementi in legno, creati appositamente da artigiani che lavorano per i cantieri nautici, tante soluzioni ricordano proprio quelle a bordo degli yacht.
Tutti gli arredi, rigorosamente verde acqua, sono stati realizzati da un’azienda che utilizza la plastica recuperata dal mare e tramite la stampa 3D crea oggetti veramente unici. Un’opera artistica sulla parete di fondo, dove il verde acqua del mare si mescola all’oro, creata appositamente dalla mamma di Andrea, ligure doc.
Si sale al primo piano con una scala in ferro e si accede al salottino: il lampadario ricorda la luna, si chiama appunto “Moon”, e proietta la luce su uno sfondo nel quale è stato ricreato un tramonto sul mare. Andrea ci dice che è stata una scelta voluta, perché le finestre sono piccole e non si può ammirare il cielo, così i clienti possono ugualmente guardare la luna. In fondo il bagno con il lavandino ricavato da uno scarto di lavorazione di portoro, e uno spazio con la vasca da bagno.
Al piano superiore il letto accanto al quale una finestra offre uno degli spettacoli più sorprendenti che la natura possa offrire. Al mattino aprendo gli occhi si vede subito il mare e sullo sfondo la Palmaria. Si sale ancora, una scala creata appositamente in stile yacht è l’accesso sulla terrazza superiore. Appena si esce all’aperto, manca il respiro: una vista a 360° sul borgo di Porto Venere sovrastato dalla chiesa di San Lorenzo e poi girando lo sguardo si ammira il mare e l’Isola Palmaria. Andrea racconta che per i lavori ha cercato di far riferimento a aziende e materiali locali.
Da dove è cominciato tutto?
Ho studiato e mi sono laureato all’Università di Utrecht. Dopo la laurea mi sono fermato in Olanda a lavorare, ma con l’idea che sarei tornato in Italia. Un giorno, leggendo il Corriere della Sera, la mia attenzione è stata attirata da un bando del Comune di Porto Venere. Si chiedeva di recuperare e valorizzare la Torre Capitolare. Mi sono attrezzato con un amico architetto e abbiamo presentato un proposta molto bella e articolata. Non ci aspettavamo di vincere, ma ci siamo trovati a fare il progetto con così tanto amore e attenzione, che alla fine abbiamo vinto con il massimo di punti, 100 su 100.
Ma perché ti aveva colpito la Torre Capitolare?
Quando ho compiuto 18 anni, il primo viaggio in macchina è stato proprio a Porto Venere, perché lo reputo un luogo troppo bello, infinito. E poi ho studiato tutti i bandi simili emessi in passato e ho visto che quasi tutti sono falliti. Perché quelli che partono con il sogno di restaurare un castello, devono poi farlo realmente, passare dalla Sovrintendenza e attraverso mille problemi. I bandi che ho visto riguardavano castelli molto grandi, la Torre Capitolare, invece, ha un’area contenuta. Mi sono detto quindi, che questo era il bene perfetto per essere salvato da me. Molto potenziale e un investimento non folle. Sono partito che avevo qualche soldo da parte, lavoravo da 3 o 4 anni, ma non facevo il dirigente
Quali le sfide nella sfida?
Sfide varie, ma se affrontate una alla volta si riesce a vincerle. La prima è stata quella di trovare un finanziamento. Avevo fatto una previsione di spesa, che è stata relativamente mantenuta, ma una cifra impensabile per me. Sono andato in tante banche, chiedendo per favore, 12 mi hanno detto di no con il sorriso. Fino a che non sono entrato in una banca di Fiorenzuola, il signore alla cassa che si chiamava Giuseppe, mi ha aiutato in tutto, mancava solo convincere la direttrice. Entro nel suo ufficio, e lei appena vede l’immagine della torre sulla copertina del mio progetto esclama: “Ma quella è la Torre Capitolare di Portovenere!”. Insomma ho scoperto che veniva a Portovenere in vacanza d’estate, quindi conosceva la torre, il luogo, il potenziale. Ci ha messo tanto cuore anche lei e alla fine mi ha concesso il finanziamento.
Le altre sfide sono state quelle burocratiche, infinite e lì le ho vinte tutte. Michele Bassi, il mio amico architetto, mi ha aiutato a fare il bando. Con la spensieratezza dei vent’anni, ha preparato la proposta con il cuore, era il suo primo lavoro, non aveva mai fatto una casa, ma è stato bravissimo! Siamo partiti con l’idea nel 2018 e poi concretamente abbiamo iniziato a lavorare alla proposta nel 2020.
Poi le sfide amministrative: sono così grandi perché molto complesse, giustamente si tratta di un bene storico, va tutelato, non ci si può fare quello che si vuole.
Quale è la differenza tra riqualificare uno spazio non vincolato e uno vincolato, quali le complicazioni?
Nel caso di un bene storico, ad esempio, vanno rispettati alcuni parametri. Le fughe tra le pietre vanno rifinite con una malta e uno spessore speciali, perché devono essere identiche a come potevano essere nel 1161. Tutti gli impianti passano dentro una contro parete, le scale non sono fissate al muro, ma si reggono su sé stesse. Tutto quello che vediamo, possiamo smontarlo e far tornare la torre identica a come era prima.
Cosa c’era qui prima del tuo arrivo?
Dentro c’era un deposito con vernici, lenzuola, cuscini, trapani rotti. Ho contattato uno svuota cantine che mi ha fatto un preventivo di cinquemila euro, troppo per me. Quindi, ho chiamato la fidanzata, il mio migliore amico, la sua fidanzata e mio fratello. In due giorni, lavorando dalle sei del mattino a mezzanotte, abbiamo riempito tre camion e portato tutto alla discarica.
Mi sono sempre detto che non importa chi fa, ma che è importante che ci sia qualcuno di buona volontà che metta in campo azioni per salvare i beni dell’Italia.
Perché proprio un resort?
Il bando parlava di attività ricettiva o di ristorante. La struttura ricettiva è la meno redditizia, un ristorante è più profittevole. Ma questa Torre è un bene che va rispettato ed essere usato anche poco. Per questo mi sono detto che avrei ospitato solo due persone alla volta e conservato e mantenuto il bene al meglio possibile, come un gioiello. L’attività di ospitalità permette di fare questo, se avessimo pensato ad un ristorante avremmo deturpato l’opera. I miei ospiti hanno un rispetto incredibile per questo luogo, non ho mai avuto un danno. Grazie a questa attività ho conosciuto tantissime persone con le quali mantengo ottimi rapporti.
Ma non ti sei fermato qui, a marzo lancerai la APP curioo.app
La qualità dell’accoglienza di Porto Venere deve essere orizzontale su tutto. Abbiamo quindi creato un prodotto che verrà lanciato il 15 marzo, curioo.app, che va a prendere tutti i tasselli della storia di Porto Venere, li va a mettere tutti insieme, e dà dignità storica ad un paese che ha una storia incredibile. La storia, spesso, è raccontata bene solo nelle grandi città. Abbiamo quindi creato una guida digitale audio.
Per la creazione della APP curioo.app ti ha aiutato il tuo amico Diego Borri, grande esperto di storia locale. A lui vogliamo chiedere: questa APP contribuirà a trasmette e far conoscer la storia di Portovenere, quanto è importante tutto questo?
Ho sempre avuto la passione per la storia, e credo sia importantissimo valorizzarla e trasmetterla. Tuttavia, mi sono reso conto che c’è bisogno di creare un collegamento tra chi la storia la sa e chi invece è interessato, ma non la conosce, soprattutto le nuove generazioni. Spesso manca la possibilità di trasmettere le informazioni, quindi è fondamentale creare questo collegamento, ad esempio attraverso la nuova APP, facendola arrivare al maggior numero di persone possibile. Bisogna coinvolgere le nuove generazioni e le Associazioni che si occupano della valorizzazione storica, devono contribuire a trasmettere le conoscenze, anche attraverso la collaborazione con le Istituzioni.
Per andare in questa direzione, ho creato un premio di laurea indirizzato a tutti quei giovani che presentano tesi proprio sulla valorizzazione del patrimonio storico del nostro territorio. Ho aperto anche una pagina su Instagram, “Roba de Spèza”, proprio per far appassionare i giovani alla nostra storia.
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