La Rete spezzina Pace e Disarmo, che dal febbraio 2022 promuove ogni lunedì il Presidio “Se vogliamo la pace, prepariamo la pace”, sarà in Piazza Mentana anche lunedì 6 novembre alle 17.30 per il Presidio “Israele-Palestina: Cessate il fuoco! Proteggete i civili!”. Il Presidio si terrà in silenzio per manifestare solidarietà a tutte le vittime.
"L’attuale escalation di violenza in Israele e Palestina è senza precedenti - affermano gli organizzatori del presidio - sono migliaia le vittime civili da entrambe le parti e la situazione umanitaria nella Striscia di Gaza è drammatica. Condanniamo l’ignobile e brutale atto di aggressione di Hamas contro la popolazione civile Israeliana, contro anziani, bambini, donne, in spregio di ogni elementare senso di umanità e di civiltà, alla quale si è aggiunta la barbara pratica della presa di ostaggi. Siamo di fronte alla violazione di tutti i trattati e le convenzioni internazionali, volti a salvaguardare le popolazioni civili dalle guerre. Non vi è giustificazione alcuna per l’operato di Hamas, neppure la disperazione e l’esasperazione del popolo Palestinese, vittima da decenni dell’occupazione, della restrizione delle libertà, della demolizione delle case, dell’espropriazione dei terreni e delle continue provocazioni delle frange radicali della destra israeliana e dei coloni può trovare una risposta nell’azione terroristica e militare".
"La nostra condanna contro ogni forma di violenza, di aggressione e di rappresaglia contro la popolazione civile, sia Palestinese, sia Israeliana è assoluta - proseguono - Hamas deve immediatamente rilasciare gli ostaggi e cessare le ostilità per il bene del popolo palestinese. Israele non deve reagire con la sua potenza militare contro la popolazione della Striscia di Gaza o usare metodi di rappresaglia come togliere cibo, luce, acqua ad una popolazione anch’essa ostaggio della violenza scatenata da Hamas, senza vie di fuga ed impossibilitata a proteggere le famiglie, i bambini e gli anziani. Solo con il rifiuto della guerra e della violenza possiamo tutti impegnarci per costruire giustizia, rispetto per i diritti di autodeterminazione delle due popolazioni, riparazione, convivenza, pace giusta e duratura".
"Ci appelliamo al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite affinché assuma la propria responsabilità di organo garante del diritto internazionale chiedendo alle parti l’immediato cessate il fuoco, il rilascio degli ostaggi e dei prigionieri, il rispetto del diritto umanitario per evitare ulteriore spargimento di sangue, con l’impegno di convocare, con urgenza, una Conferenza di pace che risolva, finalmente, la questione Palestinese applicando la formula dei “due Stati per i due Popoli”, condizione che porrebbe fine all’occupazione Israeliana ed alla resistenza armata Palestinese, ristabilendo così le condizioni per la costruzione di società pacifiche e democratiche".
Queste le richieste dei promotori del presidio al Governo italiano di:
- esercitare pressioni sullo Stato d’Israele affinché ponga fine all’assedio totale della Striscia di Gaza assicurando l’accesso a cibo, acqua, carburante, forniture mediche, elettricità e aiuti umanitari per tutta la popolazione;
- invitare tutte le parti a rispettare il diritto internazionale umanitario in ottemperanza delle Convenzioni di Ginevra e, in particolare, i divieti di attacchi contro civili ed obiettivi civili, di attacchi indiscriminati e sproporzionati, di punizioni collettive, di presa di ostaggi e di rapimento di civili, che costituiscono crimini internazionali;
- chiedere con forza a tutte le parti in conflitto di astenersi dal condurre operazioni militari che possano pregiudicare l’accesso sicuro ad assistenza umanitaria e cure mediche da parte dei civili;
- sostenere inequivocabilmente e incondizionatamente il lavoro della Corte Penale Internazionale, di cui l’Italia è parte, che nel 2021 ha aperto un’indagine formale sulla situazione nello Stato di Palestina, riguardante i crimini di competenza della Corte, commessi a partire dal giugno 2014;
- astenersi dal fornire armi a tutti gli attori del conflitto e chiedere agli altri Stati di fare altrettanto.