Daniele Zampieri, una vita spesa per il Palio, prima come vogatore e adesso come allenatore. Dedizione e concentrazione e tanta esperienza da trasmettere ai ragazzi. Crede fermamente che in questo momento storico, sia fondamentale investire sui giovani.
Gazzetta della Spezia lo ha incontrato per farsi raccontare la sua storia e capire quale sia la sua visione di allenamento.
Daniele, quando sei entrato nel mondo del Palio e perché?
Sono entrato nel Palio perché mi ha portato un amico di infanzia, Giuliano Franchi, con cui siamo amici ancora adesso. Ho iniziato con lui nel 1991, avevo sedici anni. Ho deciso di seguirlo perché ero incuriosito, ho voluto provare. Poi una volta che ti appassioni non vieni più via. Abbiamo fatto insieme dei Palii Junior, poi nel 1998 ho iniziato nei Senior e adesso cerco di far passare ai ragazzi giovani quello che ho imparato.
Che cosa significa il Palio per te?
Per me il Palio è qualcosa che ti entra dentro, che lo senti. Anche ora che sono fuori dalla barca, non vedo l’ora di seguire i ragazzi, di dare una mano, di aiutarli, perché in alcune situazioni ci sono passato prima di loro. La barca è una bellissima sensazione. Il giorno del Palio essere lì a sfilare con tutta la gente è impagabile, sensazioni che provi solo in questa occasione. Se riesci poi anche a vincere ancora meglio. Ho sempre detto “E’ bello vincere, però anche chi non vince prova delle emozioni”. Se si ha la fortuna di vincere sono sensazioni fortissime che ti porti dentro con i membri dell’equipaggio. E’ qualcosa che rimarrà per sempre, il bello è proprio la squadra, è rimanere insieme tutto l’anno. Penso che bisogna rispettare sempre anche quelli che non vincono, solo partecipare è già bello. Sono più quelli che non vincono di quelli che vincono il Palio, io sono più vicino a quelli che non vincono, perché il rispetto l’ho sempre portato a tutti, a volte non esultavo nemmeno, perché, ho vinto tre volte, ma sono arrivato sette volte secondo e so cosa vuol dire. Ho perso sei Palii in sei o sette secondi. Gli ultimi anni sono stati i più belli perché ho avuto la fortuna di stare con gente forte, di essere allenato da Luca Cavallini, due anni bellissimi in cui abbiamo fatto anche un record.
Dici sempre che è fondamentale investire sui giovani…
A me piace lavorare con i ragazzi alle prime armi, con ragazzi già formati è difficile far passare determinati allenamenti o movimenti. In questo momento storico ci vogliono i giovani, al centesimo ci possiamo arrivare, però è giusto mettere a bordo ragazzi giovani. Una società deve partire dagli Junior, perché è il serbatoio dei Senior, deve partire ancora prima andando nelle scuole. A livello di Comitato, sono convinto si dovrebbe creare una scuola di voga condivisa dalle tredici borgate, se lavoriamo tutti insieme la scuola può diventare un riferimento, un serbatoio dove possono attingere tutte le borgate. Così i giovani si appassionano. In inverno sarebbe bello fare qualcosa per i ragazzi, qualche gara in più, cinque o sei domeniche, da accendere un po' la passione, perché ora passa troppo tempo tra una gara e l’altra. Il Palio è talmente tante cose messe insieme, sono sensazioni che vanno vissute.
E’ lo stacco da settembre a maggio che può portare i ragazzi a lasciare, se si fa sempre e solo allenamento senza gare, perdono l’entusiasmo. Il giovane a settembre lo prendi e a novembre va via perché non è coinvolto: proponendo gare anche in inverno, capisce la gara e la competizione e sicuramente si appassiona di più. Si trasmettono quelle sensazioni ed emozioni che lo fanno rimanere attaccato al Palio. Noi siamo rimasti nel Palio perché ai nostri tempi non c’era l’allenamento invernale, a primavera prendevi la barca e andavi in mare e poi c’era il Palio.
Per i giovani che vogliono avvicinarsi al Palio, cosa consiglieresti?
Si inizia sempre per caso, per i paesi di borgata è più facile trovare qualche giovane in più rispetto ad altre realtà. Nella costa dei Pirati da Porto Venere a Marola, i ragazzi masticano di più la borgata ed è più semplice coinvolgerli. Però in questo momento mancano proprio ragazzi: una volta c’erano molte più persone, eravamo in trenta che volevamo andare a vogare, adesso se ne trovi quattro è festa grande. Bisognerebbe coinvolgere le scuole cercando ragazzi che non fanno sport, farli provare e di questi qualcuno potrebbe appassionarsi. Poi bisognerebbe proporre allenamenti più divertenti, variando, portando i ragazzi di più in mare, con la barca all’aria aperta si sta sempre meglio rispetto alla palestra. Una volta che un ragazzo si appassiona, piano piano l’allenatore può proporre di andare a fare una corsetta, un po' di palestra leggera, tornare in mare, insomma diversificare. Secondo me ti passa di più e tutti i mesi tra una gara e l’altra trascorrono in maniera diversa. Quando vogavo ho avuto esperienze di allenamento in cui bisognava proprio avere la testa e la voglia di vogare, oggi è più difficile proporre programmi di questo genere, si rischia di perdere i ragazzi. L’allenamento deve essere vario e calato sui ragazzi che compongono l’equipaggio. Quest’anno ho seguito questa strada, anche per gestire alcune situazioni, e ho visto che i ragazzi hanno acquistato la forma velocemente. Ho fatto sicuramente tesoro di quanto imparato quando ero vogatore, situazioni che mi hanno insegnato tanto. Sono partito da Fossamastra nel ’98, dove non avevamo nessuno, eravamo un equipaggio che veniva dagli Junior e al Palio siamo arrivati secondi per un soffio, dopo il Canaletto di La Valle. Erano anni dove le borgate avevano tanta scelta, non ci voleva nessuno, siamo andati a Fossamastra dove non avevano l’equipaggio.
Secondo te cosa sarebbe importante per le borgate?
E’ importante che le borgate abbiano più contributi perché le spese sono cresciute: l’abbigliamento per i vogatori, la manutenzione delle barche, la benzina ai barchini. Bisogna avere una base di sicurezza e poi ogni borgata può contribuire liberamente proponendo altre attività. E’ necessario mettere tutte le borgate nelle stesse condizioni, senza avere borgate di serie A e di serie B.
Ad oggi c’è ancora troppa diversità tra borgata e borgata. Alcune hanno un livello superiore con barche migliori e attrezzature, e altre hanno meno possibilità. Secondo me è l’ora di fare entrare anche qualche sponsorizzazione in più, magari a livello di Comitato, e distribuire a tutte le borgate in modo da mettere tutti nelle stesse possibilità, permettendo di avere barche competitive, o di acquistare attrezzature per gli allenamenti.
Da alcuni anni sei alla borgata La Spezia Centro, hai dato una mano con i ragazzi diversamente abili e sei allenatore dell’equipaggio Senior, puoi fare un bilancio di questa esperienza?
Il bilancio è sicuramente positivo. Per quanto riguarda l'equipaggio Senior, siamo partiti con il Palio del Covid con un equipaggio che non aveva mai vogato e abbiamo fatto subito un podio. E’ andata un po' peggio l’anno scorso dopo una stagione positiva e poi il Palio è andato non come speravamo. Quest’anno siamo partiti in maniera diversa, un po' più con calma, con cautela, perché avendo quattro ragazzi giovani, ho pensato di iniziare non subito con allenamenti pesanti e di andare via via aumentando i carichi con il passare dei mesi. Dopo la gara di Natale abbiamo dovuto sostituire Guastini perché non si sentiva più di andare avanti. Meno male che abbiamo trovato Nicolò Boschi grazie alla Borgata delle Grazie che ci ha permesso di metterlo a bordo. Siamo ripartiti da zero. Poi Cesare Pistarino ha avuto alcuni problemi alla schiena: anche in questa occasione siamo ripartiti dalle basi.
I ragazzi sono cresciuti piano piano durante l’anno, sia caratterialmente, ora sono più maturi, sia a livello fisico, sono molto affiatati. Sono ragazzi seri, di vecchio stampo, che hanno la passione come avevamo noi, non se ne trovano molti adesso. Vivono proprio per il Palio, lo sentono davvero dentro.
A giugno è venuto a dare una mano anche Paolo La Valle con cui abbiamo avuto una bella collaborazione che ci ha fatto molto piacere, un arricchimento per tutti. Il Palio del 2009 l’ho vinto proprio con lui.