Oggi Carlo Ferrarini, il partigiano “Crispino”, compie cento anni. Nato a Santo Stefano Magra il 3 luglio 1923, salì ai monti nell’agosto 1944, dopo aver visto, tappezzato sui muri, il manifesto con l’obbligo per i giovani della sua leva di arruolarsi nella Repubblica di Salò. “Fu proprio quel messaggio – racconta – che ci ha spinti senza esitazioni a diventare partigiani, facendoci subito mettere in cammino per presentarci al comando di Ponzano Superiore guidato da Primo Battistini, nome di battaglia ’Tullio’”. “Tullio” era il capo dei partigiani santostefanesi, il suo gruppo – il Battaglione Signanini – faceva parte della Brigata garibaldina Ugo Muccini, comandata dal sarzanese Piero Galantini “Federico”. Ferrarini, che lavorava alla Ceramica Vaccari e prima aveva fatto il calzolaio, scelse come nome di battaglia “Crispino”, il patrono dei calzolai. Nelle serate ai monti suonava la tromba e cantava.
I partigiani santostefanesi ebbero un ruolo decisivo nel terribile rastrellamento nazifascista del 29 novembre 1944. Dalla cima del campanile di Ponzano Superiore prima “Tullio”, poi Italo Orlandini “Wampa” rallentarono l’avanzata nemica con la mitragliatrice. Il resto della Muccini si salvò anche grazie ai santostefanesi. Alle Quattro Strade, a sud del Monte Grosso, combatterono eroicamente i partigiani del Distaccamento Baruzzo del Battaglione Signanini, al comando di Emilio Battistini “Ken”. Tra loro c’era “Crispino”, addetto alla mitragliatrice.
“Noi partigiani – dice Ferrarini – ci sentiamo dei pacifisti, perché volevamo farla finita con la guerra, con l’occupazione della forza straniera nel nostro paese. Sconfiggendo la forza nazifascista abbiamo riconquistato pace, democrazia e libertà”.
“Crispino” ha scritto alcune poesie. Eccone una, da lui scelta per la manifestazione dello scorso 24 aprile a Migliarina: “Se ci sarà qualcuno che tenterà recidere il fiore della libertà, se ci sarà qualcuno che penserà di inaridire i germogli della democrazia, se ci sarà qualcuno che vorrà demolire le speranze dando fuoco all’albero della pace, dalla terra dei nostri monti, come i bucaneve a primavera, rifioriranno pace, democrazia e libertà”.
Grazie “Crispino”, a te e a tutti i partigiani dobbiamo la Costituzione, cardine della nostra democrazia. Grazie per il tuo impegno nell’ANPI, per le tante giornate passate a parlare con i giovani, affinché nessuno dimentichi mai il passato. Buon compleanno e un abbraccio affettuoso. Vogliamo vederti ancora, sorridente e gioviale, e ascoltare ancora la tua bella voce, la voce di chi sa cantare.