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Chiara Giamundo, la prima a ricevere il basco blu dei palombari In evidenza

di Anna Mori –Dal 2013 ammesse le donne. Chiara: “Spero di incentivare le ragazze a intraprendere un percorso come il mio e di mandare un messaggio positivo a tutte loro”.

La prima scuola palombari, nata a Genova il 24 luglio 1849, venne trasferita nella base del Varignano il 10 novembre 1910, entrando a far parte della specializzazione dei "torpedinieri", unendo le competenze legate ai lavori subacquei con quelle della neutralizzazione degli ordigni esplosivi. Con la Legge del 15 giugno 1933 viene costituita la prima formazione della categoria palombari.
Oggi i palombari fanno parte del Gruppo Operativo Subacquei (GOS), il reparto specialistico alle cui dipendenze sono posti i sommozzatori e i palombari, gli operatori subacquei con le capacità d’immersione più spinte, frutto di una tradizione presente in Marina da circa 170 anni. Il gruppo conduce operazioni subacquee complesse ed è specializzato nella bonifica dalle mine e da ordigni inesplosi rinvenuti in mare, negli interventi tecnici a quote profonde e nel soccorso e supporto tecnico agli equipaggi delle unità sottomarine.

Dal 2013 viene data la possibilità anche alle donne di poter accedere alla categoria palombari se superano il duro addestramento di 14 mesi, un iter formativo subacqueo che permette di conseguire un'elevata acquaticità in ogni condizione di visibilità e svolgere lavori subacquei quali carpenteria, saldatura e taglio subacqueo, recupero dal fondo di scafi o materiali affondati. Gli allievi apprendono anche l’impiego di tutti i sistemi per immersione esistenti, compreso il tradizionale scafandro palombaro e quello rigido articolato per immersioni fino a 300 metri.

Dal 2020, anche Chiara Giamundo, comune scelto, è entrata a far parte della categoria palombari, la prima donna a superare il corso. Abbiamo incontrato Chiara (leggi qui) tre anni fa quando insieme ad altri 14 compagni ha ricevuto il basco blu, simbolo di coraggio, forza fisica e determinazione.

Chiara inizialmente non aveva pensato di intraprendere questa carriera, praticava il nuoto e le immersioni. Un giorno ha preso la decisione e ha partecipato all’addestramento. “Si affronta un corso che dura 14 mesi dove non ci sono solo diverse prove fisiche da superare, ma anche a livello mentale si viene messi alla prova, bisogna essere pronti a tante situazioni diverse, anche in condizioni critiche”.
Chiara non ha mai mollato: “Quattordici mesi sono lunghi, ci sono stati anche momenti di sconforto, ma l’importante è tenere sempre gli occhi sull’obiettivo e andare avanti. Spero di incentivare le ragazze a intraprendere un percorso come il mio, spero di mandare un messaggio positivo a tutte loro”.

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