E’ stata rapida la sosta nel porto della Spezia della nave Geo Barents di Medici senza Frontiere, ma si può certamente dire che essa ha lasciato il segno in tutta la città, per la mobilitazione di solidarietà che ha innescato e per i “segni dei tempi” che in più modi ha rappresentato. Attraccata l’altro sabato nel primo pomeriggio al molo Artom, ed esperite tutte le operazioni di sbarco dei migranti e di interlocuzione con le autorità, la nave è ripartita tre giorni dopo, martedì pomeriggio, diretta nel Mediterraneo centrale per lo svolgimento di altre missioni umanitarie.
Così lunedì scorso, con le ultime operazioni di riordino, si è concluso anche il generoso e consistente impegno dei volontari e delle volontarie che avevano reso possibile, in tempi molto veloci, lo sbarco degli immigrati, a cominciare dai minori. In tutto dalla nave sono sbarcate 237 persone, naufraghi soccorsi e salvati da Medici senza frontiere nelle settimane precedenti, ed assegnati, come è noto, al porto spezzino.
La mobilitazione della città, come si è detto, è stata importante, e lo ha sottolineato, tra gli altri, il direttore della Caritas don Luca Palei, mettendo in risalto come tante persone in quei giorni abbiano donato i beni di conforto di cui c’era bisogno ed altre iniziative, come quelle dell’Osteria della corte, che ha cucinato e donato ai migranti accolti in quei giorni i pasti necessari.
“Segni dei tempi”, appunto, tra i quali, peraltro, non ne sono mancati purtroppo di negativi. Come quelli, ha ricordato don Palei in una intervista a Tele Liguria Sud, di alcuni “leoni da testiera” che hanno colto l’occasione per alimentare polemiche ed anche insulti sui “social”: “Si tratta di prese di posizione becere e menzognere. Chi ha da scrivere qualcosa e lo vuol fare con scienza, venga con noi in prima linea: camminiamo insieme, guardiamo cosa succede”.
Sempre don Palei ha sintetizzato così quanto avvenuto nei giorni scorsi: “La speranza da utopia è divenuta realtà”.
Una ventina di persone, minori non accompagnati, rimangono per ora alla Spezia, accolte nelle strutture della Caritas.
Nel frattempo, le strutture diocesane sono al lavoro per far fronte alle altre emergenze, tipiche di questo periodo, a cominciare dal freddo che porta molte difficoltà per le persone senza dimora.