La destinazione ha sollevato molte polemiche, ad entrare nel mirino delle critiche sono state le modalità di assegnazione del porto ligure, che, per la sua posizione geografica, ha comportato l’aggiunta di 100 ore di navigazione.
Il consigliere regionale Lista Sansa e comunale nel gruppo LeAli a Spezia Roberto Centi interviene sulle ragioni del presidio: “Siamo qua per ribadire la vicinanza alle associazioni che occupano di aiutare queste persone, ma soprattutto per protestare contro il decreto Piantedosi che è ipocrita dal punto di vista umano e della linearità politica, perché si tenta di allontanare queste navi dalla zona del salvataggio obbligandole ad approdare in porti lontanissimi come quello della Spezia -continua Centi- ho parlato con il capo missione della Geo Barents e mi ha detto che questo viaggio di andata e ritorno costerà 70mila euro, oltre mille euro al giorno di navigazione, mi sembra una cosa inumana sia per le persone a bordo che per le associazioni.”
Il mare come ponte e come via di fuga, sotto il Palazzo del Governo c’erano anche Pierpaolo Venturini il segretario provinciale PCI e Fabio Carassale del gruppo consigliare Ambiente e Progresso a Portovenere: “Oggi vogliamo testimoniare la disapprovazione rispetto al decreto, crediamo sia un abominio la possibilità del sequestro della nave e della multa all’ong, esprimiamo solidarietà, abbiamo visto che la città ha risposto in maniera positiva, pochi giorni fa nella Giornata della Memoria ho ricordato le vicende legate ad Exodus, questa è una nuova pagina di storia, una Exodus al contrario in cui noi siamo Terra Promessa per questo ci sentiamo di dare assistenza e aiuto.”
Anche il Pd esprime indignazione per la gestione dell’assegnazione dei porti sicuri, Iacopo Montefiori, segretario provinciale dem dichiara: “Abbiamo rinominato questo decreto “Decreto Naufragi” perché impone una logica insensata sia per le condizioni di viaggio dei migranti stremati, sia per organizzazioni che fanno soccorso in mare, alcuni minori verranno accompagnati in un centro di accoglienza a Foggia, un ulteriore insensatezza.”
Una gestione che va contro il buon senso e la “legge del mare”, sottolinea il consigliere regionale Pd Davide Natale: “Per chi conosce la realtà dei naviganti questo pensiero è abominevole, come si fa a lasciar morire persone in mare?! Non è sono modalità da paese civile, poteva andare bene quando non esisteva il concetto di rispetto della persona, ma adesso è inaccettabile, questo decreto va contro il diritto di vivere imponendo di andare dritti al porto assegnato senza soccorrere chi ha bisogno. Non si può lasciare spazio all’improvvisazione serve un meccanismo di accoglienza europeo funzionante.”
A far discutere è anche la distribuzione dei migranti sul territorio italiano, l’assenza di una preparazione preventiva nelle zone di approdo rende più complesso il collocamento. Anche la Cgil è tra gli organizzatori del presidio, il segretario generale Luca Comiti: “Sicuramente serve un interessamento anche da parte dell’Unione Europea, perché è evidente che l’Italia non può occuparsi da sola di questo fenomeno, però questo decreto peggiora la situazione allungando la navigazione, riteniamo che il porto di destinazione debba essere quello più vicino, ma con un sistema funzionante dietro. Un altro tema -conclude Comiti- riguarda le strutture: nella nostra città le strutture ci sarebbero, sono vuote, deserte e abbandonate, però non vengono concesse.”
L'assenza di organizzazione nella gestione dell'accoglienza rischia di avere anche ricadute sociali importanti, a sottolinearlo è la presidente Arci Stefania Novelli: “Più i porti sono lontani meno le persone sono preparate all’accoglienza, vedi l’assenza di strutture adeguate, il caos genera preoccupazione e paura soprattutto nei confronti delle associazioni che si occupano di soccorso, purtroppo viene messo in pratica uno schema che porta all’odio verso i migranti.”