Una nave è entrata in porto. È diversa dalle altre che siamo abituati a vedere quotidianamente non porta migliaia e migliaia di container di prodotti, porta 237 persone che dopo tre lunghi giorni di navigazione hanno visto le nostre isole, il nostro golfo e perfino la neve sulle Apuane della vicina Toscana. Insieme alle loro poche cose hanno portato tante aspettative, forse la speranza di una vita diversa.
Abbiamo seguito la notizia dell’arrivo della Geo Barents passo dopo passo, tra litigi, polemiche e richieste di aiuto; sono stati spesi fiumi di parole e adesso che tutti sono sbarcati si parla del dopo, del dove andranno a finire questi bambini non accompagnati, queste donne e questi uomini. Come Gazzetta della Spezia abbiamo deciso di dare spazio a chi tra i primi ha prestato soccorso a queste persone, Luigi De Angelis, presidente della Croce Rossa Spezzina.
Come avete organizzato la discesa dalla nave e quali impressioni ha avuto?
Le operazioni sono andate bene, con 40 volontari abbiamo iniziato a montare le sei tende sabato mattina alle 9, i migranti sono scesi in modo ordinato e ci siamo occupati della parte dell’accoglienza come supporto ai sanitari della Asl che erano due medici del 118, un rianimatore e due ginecologhe. Ci sono stati diversi positivi e alcuni ricoveri in ospedale, ma la situazione era più o meno come ci aspettavamo, non ci sono state patologie particolarmente inusuali. -spiega il presidente- Siamo stati impegnati fino alle 22 di sabato e poi abbiamo finito alle 16 di domenica con lo smontaggio curato da 40 volontari, durante le operazioni di sbarco i nostri volontari erano 25 a cui si sommano gli equipaggi delle sei ambulanze messe a disposizione. Ritengo che tutto abbia funzionato in modo efficiente.
La Geo Barents è la seconda nave con a bordo migranti che arriva nel nostro porto, nel 2015 era approdata la nave Kreta. Nonostante i volontari della Croce Rossa siano sempre coinvolti in situazioni molto delicate, questo soccorso ha lasciato il segno.
È stata un’esperienza che mi ha toccato nel profondo. In particolare mi è rimasto impresso il sorriso dei bambini appena sono scesi dalla nave. I più piccoli sono stati presi in braccio dai nostri operatori che avevano i caschetti in testa e i bimbi hanno iniziato a giocherellare con la visiera, forse hanno apprezzato anche il colore rosso delle nostre divise. È stato emozionante vederli felici e rasserenati quando hanno messo i piedi sulla terra.
La barriera linguistica avrebbe potuto rendere difficile la comunicazione tra operatori e migranti, come è stato gestito questo aspetto?
Queste persone sono di 22 nazionalità diverse, grazie agli interpreti e mediatori culturali è stato possibile comprendersi, tra francese, inglese e arabo abbiamo potuto parlare con tutti e capirci. La mediazione è stata curata da Caritas e da Mondo Aperto.
La macchina della solidarietà si è subito attivata e guarda al futuro, crede ci sia stata una buona risposta da parte dell’esterno?
Dobbiamo dire che non è certamente mancata un’ottima collaborazione tra le realtà coinvolte. La Caritas si è occupata di fornire vestiti, coperte, scarpe e alimenti, c’è stata molta solidarietà da parte della popolazione, tanti hanno cercato di rendersi utili come potevano. La politica delle destinazioni delle navi è cambiata e tutti i porti dovranno essere potenzialmente preparati, da parte nostra aver organizzato questi due eventi ci ha resi ancora più capaci di affrontare eventi di questo tipo -spiega De Angelis- per alcuni volontari è stato il primo soccorso di questo tipo ed è stato sicuramente un arricchimento personale, di competenze e di esperienza, per noi è fondamentale aiutare chiunque abbia bisogno.