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L’impresa del Destriero raccontata dai protagonisti In evidenza

di Anna Mori – Il Cantiere della Memoria ha realizzato un video-documentario per ricordare l’impresa attraverso il racconto dei protagonisti.

Presso la Mediateca “S. Fregoso” è stato proiettato il video-documentario ‘Lampo Atlantico’ realizzato dal ‘Cantiere della Memoria’ per ricordare l’impresa del ‘Destriero’ in occasione del trentennale della conquista del ‘Nastro Azzurro’. Il documentario è il risultato di una ricerca meticolosa del giornalista Corrado Ricci e dei video realizzati da Saul Carassale e Sara Bonatti che si sono occupati anche della post produzione. L’evento è stato promosso da Assonautica e patrocinato dall’Autorità portuale. Alla proiezione erano presenti alcuni protagonisti dell’impresa.

Il ‘Destriero’ è un esempio di orgoglio spezzino perché è stato costruito dai Cantieri del Muggiano di Fincantieri e da maestranze prettamente locali. Anche l’equipaggio era formato per la maggior parte da componenti spezzini.

“Questa impresa non deve essere dimenticata ed è proprio per questo che con il ‘Cantiere della Memoria’, Saul Carassale e Sara Bonatti abbiamo creato il video-documento che permette di apprezzare questa storia che rappresenta un orgoglio sportivo, ma ancor prima industriale perché il Destriero incarna un

genio ingegneristico che non ha avuto repliche – queste le prime parole di Corrado Ricci che ha aggiunto - Resiste da trent’anni il record e questo dimostra il valore dell’imbarcazione e di tutto il team che ha orbitato attorno al progetto. Oggi celebriamo il trentennale di quell’incredibile impresa, un’intuizione dell’Aga Khan che ha finanziato l’operazione, ma resta il cuore spezzino con Fincantieri come costruttore e con un equipaggio per la maggior parte locale: il Comandante spezzino Odoardo Mancini era affiancato da Cesare Fiorio, campione della Formula 1. Alcuni protagonisti non ci sono più ma, come Odoardo, questa sera sono idealmente con noi”.

“Questa impresa ha un significato molto importante per la nostra città – ha dichiarato Piergino Scardigli, Presidente di Assonautica - Restando il fatto che La Spezia è diventata la Capitale della Nautica, è evidente che ricordare tutti gli atti che si sono realizzati sul nostro territorio attraverso le proprie aziende, nel caso specifico i Cantieri del Muggiano, significa dare un peso maggiore a questa nostra affermazione nel campo nautico e navale”.

Il ‘Destriero’ è un monoscafo con la carena a V costruito interamente in lega leggera, lungo 67 metri e largo 13: questa tipologia di scafo non era mai stata prodotta per imbarcazioni di quelle dimensioni. Fincantieri, sulla base dell’esperienza del ‘Destriero’ ha poi ha poi sviluppato una linea di traghetti veloci e unità militari che hanno avuto un grande successo.
Il ‘Destriero si aggiudicò anche il ‘Virgin Atlantic Trophy’ per l’attraversata atlantica più veloce in assoluto e il premio dello Yacht Club di New York per il record della duplice traversata atlantica per somma di tempi.

L'equipaggio che prese parte all'impresa era composto da Cesare Fiorio (responsabile e organizzatore), Odoardo Mancini (comandante), Aldo Benedetti (comandante in seconda e pilota), Sergio Simeone (primo ufficiale), Franco De Mei (operatore delle telecomunicazioni), Giuseppe Carbonaro (direttore di macchina), Mario Grando e Nello Andreoli (capomacchinisti), Massimo Robino (elettricista), Silvano Federici, Cesare Quondamatteo e Carlo Chiara (motoristi) e dai tecnici Davide Maccario (automazione), Giacomo Petriccione (propulsione), Giuseppe Valenti e Michael Hurrle (turbine). L’equipaggio fu ingaggiato da Cesare Fiorio di concerto con il Comandante dopo una lunga selezione. Per loro un impegnativo training con corsi antincendio, di salvataggio in mare e di sopravvivenza.

Sulla rotta inversa Europa-America aveva conquistato il primato il transatlantico ‘Rex’ nel 1933 che impiegò 4 giorni e mezzo. Dal 1838, anno in cui è stato inventato il ‘Nastro Azzurro’ sono state le imbarcazioni britanniche per ben 34 volte a compiere le più veloci traversate atlantiche.

Nel video-documento, oltre alla bellissima e dettagliata narrazione di Corrado Ricci, anche alcune testimonianze dei protagonisti: “Ho curato l’interfaccia tra il Cantiere di costruzione Fincantieri e il Team dell’Armatore – ha raccontato Mario Parodi, Capo Commessa e Responsabile del Progetto - L’impresa è nata nel 1989 da un progetto estremamente ambizioso dell’Aga Khan che voleva costruire una nave per battere un record di velocità di attraversamento dell’Atlantico. Il progetto fu realizzato dallo studio navale Donald L. Blount and Associated mettendo assieme una propria idea idrodinamica con alcune caratteristiche estremamente innovative. La barca doveva essere leggera e veloce con un impianto di propulsione molto particolare: le turbine a gas che vennero scelte non erano mai state utilizzate in campo navale prima, ma solo in aeronautica”.

Mario Parodi ha spiegato anche che il Destriero è un’imbarcazione che ha visto l’applicazione di una tecnologia a idrogetto che allora era ancora limitatamente utilizzata su barche di dimensioni e potenza minori. E’ stata un’impresa pionieristica che ha dato il via ad un sistema di navigazione su unità veloci. Alla potenza massima con il mare calmo il Destriero poteva raggiungere 67 nodi.

“Il contratto venne siglato a maggio del 1990 – ha spiegato Francesco Rosa, Responsabile del Controllo Produzione - La fase di progettazione fu molto rapida arrivando al taglio della prima lamiera già nel mese di luglio. Possiamo infatti dire che il primo Nastro Azzurro lo vinse il Cantiere nel riuscire a realizzare in tempi brevissimi questa imbarcazione. La nave era pronta per effettuare l’impresa nell’estate del 1991. L’Aga Khan, per motivi bellici internazionali, decise di rinviare l’impresa all’anno successivo”.

Corrado Ricci ha continuato la narrazione raccontando che a Porto Cervo, dopo la partenza dalla Spezia, ci fu la prima passerella in pompa magna. La mattina del 31 maggio 1992 c’era una grande folla, autorità, ma soprattutto tanti curiosi giunti a salutare l’equipaggio alla partenza. Fiorio e Mancini ricevettero la bandiera della Regione Sardegna e il Guidone Postale, assieme ai sacchi di corrispondenza che vennero timbrati con l’annullo speciale. Fu quello il requisito adottato per adempiere al regolamento del nastro azzurro, dove a concorrere alla sua conquista possono essere solo le navi commerciali. Il ‘Destriero’, quindi, operò come nave postina con un sacco di lettere da recapitare, anche questo fu un esempio di ‘creatività italiana’ per centrare l’obiettivo del riconoscimento della nave commerciale più veloce.
L’estate del 1992 fu una stagione anomala. I centri meteo americani e inglesi che prepararono le previsioni per il Destriero segnalarono una perturbazione sull’Atlantico tale da sconsigliare la partenza. Ogni giorno la nave, nell’attesa di iniziare l’impresa, venne sottoposta a controlli meticolosi. Finalmente l’11 luglio 1992 il Destriero iniziò il trasferimento verso New York. Il mare era molto agitato da una tempesta non prevista: la nave cercò di deviare le perturbazioni per cui il percorso venne allungato e l’attraversata durò circa 100 ore andando molto fuori il tempo record, con una media di 32 nodi. La sfida nella sfida fu quella di non superare i carichi di rottura delle strutture.
Alle 13.00 locali, le 19.00 in Italia, del 15 luglio 1992, dopo 4 giorni e 5 ore dalla partenza dal Tarifa Point, il Destriero era al traverso del Faro di Ambrose, considerato la linea del traguardo della competizione del ‘Nastro Azzurro’ e situato nella Lower New York Bay.

La partita restò aperta come ha dichiarato nel documentario Cesare Quondamatteo: “Durante il rientro da New York ho accompagnato Fiorio all’aeroporto e ho assistito alla discussione tra lui e Agnelli che era contrario a ripetere la traversata perché pensava che la nave non fosse in grado. Fiorio insisté parecchio e alla fine l’ebbe vinta. Gli americani e noi dell’equipaggio riuscimmo ad individuare i problemi. Quindi è arrivato l’ordine e siamo ripartiti”. A New York si sistemarono le saldature e vennero realizzati dei rinforzi da saldatori arrivati appositamente dall’Italia. In attesa delle condizioni meteo favorevoli ogni aspetto venne curato meticolosamente dall’equipaggio per ottimizzare la resa del Destriero nella traversata di ritorno e centrare l’obiettivo del Nastro Azzurro.
Le condizioni meteo preannunciavano una ‘finestra’ favorevole sull’Oceano, bisognava assolutamente sfruttare l’occasione. Il 9 agosto 1992 alle 13.59 locali, le 18.59 in Italia, il Destriero lasciò il Porto di New York ad una velocità di 40 nodi per affrontare l’Atlantico con rotta verso le Isole Scilly a sud-ovest della Gran Bretagna. Nessuno dormì a bordo, le condizioni meteo promettevano bene. Il Destriero venne spinto al massimo della sua potenza, man mano che si consumava il carburante, la nave diventava sempre più leggera e veloce. Si realizzò così il record ancora oggi imbattuto: 58 ore 34 minuti e 50 secondi, dal Faro di Ambrose Light a New York al Faro di Bishop alle Isole Scilly, 3.106 miglia nautiche alla velocità media di 53,09 nodi, con punte massime di 67 nodi, circa 124 Kh/h.

“Le condizioni meteo erano buone, ma non ci permisero di percorrere la rotta ortodromica, cioè quella più diretta – ha spiegato Cesare Fiorio nel documentario - ma per sfruttare le condizioni migliori vennero percorse circa 100 miglia in più. Nella seconda notte abbiamo attraversato un’altra piccola tempesta, saltavamo ad una forte potenza da un’onda all’altra. Una volta arrivati a Bishop Rock, in Inghilterra, abbiamo dovuto chiamare il Faro e i cronometristi per avvisarli del nostro arrivo che stava avvenendo con grandissimo anticipo rispetto ai tempi previsti. Furono tutti molto sopresi e ci hanno fatto anche tantissimi complimenti”.

Molte imbarcazioni accorsero ad attendere e festeggiare il Destriero all’arrivo. I giudici, per il grande anticipo, non erano presenti sul posto. Era ancora buio, hanno raccontato i protagonisti, la nave ha dovuto ripetere l’arrivo con la luce del giorno solo per scattare le fotografie ufficiali. Grande l’euforia dell’equipaggio che, quando mancava pochissimo all’arrivo, si è recato in plancia.
Ventuno ore in meno del Catamarano Overspeed, quasi 100 km all’ora per tagliare il traguardo dopo due giorni, 10 ore, 34 minuti e 50 secondi. Il Destriero raggiunse il Faro di Bishop alle 6.14 del mattino in mezzo ad una fitta nebbia. Grandissima la festa anche all’arrivo alla Spezia, con centinaia di imbarcazioni che hanno accompagnato per l’ultimo tratto il Destriero.

Attualmente il ‘Destriero’ giace quasi come fosse addormentato nel piazzale dei ‘Cantieri Lurssen’ a Brema, come mostrato in un video proiettato durante l’evento e realizzato da Roberto Cieli: lo scafo appare annerito e opaco, non è più visibile il bianco brillante e i loghi degli sponsor. Si spera in un suo recupero e, magari, una musealizzazion:e “Sarebbe positivo prevedere un recupero a fini museali del Destriero e trovare una collocazione ad esempio presso il Museo Navale o nella bella struttura al Muggiano dei sottomarini. Certamente musealizzare significa dare ulteriore peso alla nostra vocazione legata al mare” ha commentato Piergino Scardigli.

Presenti alla proiezione anche i protagonisti: “E’ stata una bellissima impresa – ha commentato Nello Andreoli - sia dal punto di vista industriale che umano, per i rapporti che abbiamo avuto tra di noi e che ancora continuano”. Giacomo Petriccione ha ricordato: “Ricordo ancora la tempesta che abbiamo incontrato nella traversata di andata, è rimasta impressa nella mia memoria, infatti non abbiamo fatto un grande tempo, ma le buoni condizioni meteo ci hanno ricompensati al ritorno”. Mario Grando: “L’equipaggio è stato formato da persone che mai avrebbero pensato di poter partecipare ad una tale impresa. Eravamo in carica durante la costruzione, tanti ricordi positivi, uno brutto che riguarda l’abbandono della nave nei cantieri di Brema. Tanta la patina di ruggine che la ricopre. Non doveva finire così”. Cesare Quondamatteo ha concluso: “E’ giusto ricordare questa nave, che dopo trent’anni non solo ancora detiene il record, ma anche nessuno è mai riuscito a costruire una nave simile con caratteristiche utili a riprovare il record. L’emozione di allora è stata tanta, la barca ha retto, ho un bellissimo ricordo dell’impresa”.

 

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