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Quattro giovani spezzini di Azione cattolica a Roma dal Papa, il loro racconto In evidenza

Hanno partecipato all'incontro nazionale "Segni del tempo".

Il 28 ottobre siamo partiti in quattro dalla Spezia per raggiungere altri duemila giovani di tutta Italia e partecipare a “Segni del tempo”, l’ incontro nazionale dei responsabili parrocchiali del settore Giovani di Azione cattolica. Era un percorso iniziato con i campi nazionali la scorsa estate, per rilanciare l’importanza dei giovani responsabili su quel territorio che abitano e frequentano ogni giorno.

“Segni del tempo” è iniziato il venerdì sera con cinque veglie di preghiera, in contemporanea in altrettante chiese della capitale, veglie intitolate “Alza il tuo sguardo”. Abbiamo così iniziato affidando il nostro servizio di responsabili e di giovani al Signore. Abbiamo alzato lo sguardo provando a scrutare il disegno che Egli ha per ciascuno di noi, speranzosi e soprattutto emozionati per ciò che ci avrebbe atteso il mattino seguente.

Sono le 8.30 di sabato 29 ottobre quando le porte dell’aula “Paolo VI” si spalancano per accogliere i fedeli in attesa del Santo Padre. Tra loro anche noi due, vice presidenti diocesani del settore Giovani, e con noi, da Spezia, Giulia Rachele Giudice ed Alessia Babboni, e inoltre la vice presidente di Ventimiglia - Sanremo Simona Cassini.

I racconti sono in parte diversi, per noi due che raccontiamo la nostra esperienza. Andrea, seduto in platea, può raccontare come le poche ore di sonno e la lunga coda siano state ampiamente ripagate dalla ricchezza di saggezza e di energia donata da parole che sono arrivate al cuore. Il Santo Padre ha con forza sottolineato come il cristiano si debba interessare alla realtà sociale, dando il proprio contributo: il nostro motto non è "me ne frego”, bensì “mi interessa!”. Papa Francesco ci ha messo in guardia contro il “menefreghismo, una malattia più pericolosa di un cancro” ed ha sottolineato l'importanza di occuparsi degli altri sapendo che «la miseria umana non è un destino che tocca ad alcuni sfortunati, ma quasi sempre il frutto di ingiustizie da estirpare». Francesco ci ha esortati, come giovani di Azione cattolica, ad essere giovani credenti, responsabili credibili, credenti felici, sorridenti e non con la faccia da veglia funebre ...

Silvia, a sua volta, ha vissuto la medesima esperienza, ma da dietro le quinte. Ha infatti fatto parte della commissione che, da luglio a ottobre, si è incontrata online per organizzare l’udienza. E può dire, ora: “È stato un onore collaborare con il consiglio nazionale per la progettazione dell’evento. Insieme ad altri sette ragazzi e ragazze da tutta Italia abbiamo pensato a come preparare i partecipanti attraverso contributi artistici, testimonianze e momenti di interazione. L’adrenalina e la preoccupazione che avevo mentre seguivo il programma, attenta che non ci fossero ritardi, hanno lasciato spazio ad una enorme gioia quando il Papa ci ha raggiunto e ha parlato dritto ai cuori. Davvero indimenticabile”.

Dopo l’udienza, i giovani responsabili parrocchiali hanno scelto uno fra dieci convegni tematici diffusi in tutta la città, come ad esempio: scuola, lavoro, città, sport e patrimonio culturale. Sono ambiti del nostro impegno di laici, luoghi in cui testimoniare la bellezza dell’incontro con il Signore.

Dopo il sabato sera di festa, il mattino seguente – a seguito della Messa presieduta dall’assistente ecclesiastico generale dell’Azione cattolica, il vescovo Gualtiero Sigismondi – ci sono state le conclusioni dei vice presidenti nazionali Emanuela Gitto e Lorenzo Zardi. Nel loro discorso hanno ricordato che “dobbiamo essere cittadini aggiornati, attenti osservatori del mondo che cambia e delle trasformazioni della società” e che dobbiamo saper leggere i segni del tempo: “Non essere indifferenti al conflitto in Ucraina, alle proteste in Iran o ai cambiamenti climatici che stanno devastando il nostro mondo e accentuano le disuguaglianze”. La loro conclusione è stata quanto mai bella e vale davvero anche per la nostra diocesi: “Vogliamo mettere in movimento una passione incredibile per la Chiesa e per il Paese. Sull’esempio della nostra sorella maggiore, Armida Barelli, dobbiamo fare nostro il suo invito: lavorate senza posa, ma soprattutto amate, amate, amate”.

 Andrea Giudice e Silvia Orlandini

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