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4 anni fa la tragedia del Ponte Morandi costata la vita a 43 persone In evidenza

Al processo ora in corso spetterà stabilire le responsabilità del crollo, ma nulla potrà cancellare il dolore per la perdita di così tante vite.

Erano le 11.36 del 14 agosto 2018 quando un forte boato scosse Genova. Un pilone cedette e parte del Ponte Morandi crollò, portando via con sè la vita di 43 persone che per lavoro, per andare dai famigliari o per andare in vacanza si trovavano in quel momento a transitare sul viadotto.

Lo scenario era apocalittico: il ponte si era quasi sbriciolato, travolgendo tutto, sopra e sotto di lui.

I soccorsi furono immediati: c'erano persone ferite intrappolate in auto in bilico, altre sepolte dalle macerie. Tanti vennero salvati ma per 43 persone non si potè fare nulla.

La tragedia sconvolse non solo Genova, che rimase anch'essa spezzata in due parti come il ponte crollato, ma tutta l'Italia.

Si aprì poi il dibattito sulle concessioni autostradali e sui controlli sulla stabilità e sicurezza del viadotto: sarà il processo ora in corso a stabilire le responsabilità alle origini della tragedia.

Nulla, invece, potrà cancellare il dolore per la morte di 43 persone.

 

LE CERIMONIE DI COMMEMORAZIONE E I MESSAGGI DI CORDOGLIO

Sono molte le celebrazioni previste oggi a Genova per ricordare le 43 vittime della tragedia. Proprio alle 11.36 un minuto di silenzio seguito dal suono delle sirene delle ambulanze nella Radura della Memoria.

"Oggi è un giorno di memoria, un giorno che nessuno potrà mai dimenticare. Oggi è il giorno del ricordo delle vittime di quella tragedia ma anche il giorno della rabbia perché quelle vittime non avrebbero dovuto essere vittime. Nella civile e moderna Italia e nella civile e moderna Genova un ponte non sarebbe mai dovuto crollare. Sono quattro anni che ci troviamo qua e il tempo non asciuga le lacrime ma ci permette di analizzare quello che è stato fatto davvero e cosa resta da fare", lo ha detto il presidente della Regione Liguria nel corso del suo intervento alla cerimonia commemorativa.

"Una cosa che resta da fare è avere la verità giudiziaria che ristabilisca il rapporto di fiducia tra le persone che hanno subito il torto e le istituzioni della Repubblica italiana - aggiunge il presidente della Regione Liguria – Una verità che spero arrivi presto e auguro buon lavoro ai magistrati che hanno saputo condurre con grande sobrietà un processo difficile”.

“Una cosa importante l’ha detta il presidente della Repubblica Mattarella questa mattina. Bisogna che queste vittime abbiano una tutela; non ci sono vittime diverse dalle altre ma ci sono vittime che una grande democrazia ha il dovere di certificare per legge come “diverse”. In questo caso la legge che chiedono da sempre i parenti delle vittime deve andare avanti e il timbro del presidente Mattarella spero possa essere un gigantesco sprone al prossimo Parlamento per proseguire su questa strada”.

“Per quanto riguarda il memoriale - ha concluso il presidente della Regione Liguria - tutto quello che è stato fatto e faremo qui è stato e sarà un memoriale alle vittime. Tante persone da quel giorno si spese perché quel ponte non fosse crollato invano. Da chi lo ha ricostruito a chi ha permesso che Genova rialzasse la testa”.

Hanno partecipato alla commemorazione presso la Radura della Memoria anche gli assessori regionali all’Istruzione, alla Protezione Civile e Infrastrutture, all'Edilizia e Urbanistica e ai Trasporti e Occupazione.

L'assessore regionale all’Urbanistica Marco Scajola ha dichiarato: “Il 14 agosto sarà per sempre una data indimenticabile. Le 43 vittime del crollo del ponte Morandi, la sofferenza delle famiglie, le centinaia di sfollati che in poche ore hanno dovuto lasciare le proprie abitazioni. Ad un mese dalla tragedia portai con me, alla prima commemorazione, mia figlia Vittoria, perché le nuove generazioni devono comprendere quali drammi possono accadere nella vita e che ognuno deve impegnarsi affinché certe disgrazie non si ripetano” - afferma Marco Scajola, che conclude - ”Oggi sono venuto con mio figlio Edoardo per la stessa ragione. Quei giorni tremendi tra lacrime, preghiere e l’incessante lavoro, per dare una casa a chi non l’aveva più e l’orgoglio di una comunità che ha saputo reagire e ricostruire il ponte in tempi record.”

 

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