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Confcommercio fa il punto sulla formazione per le imprese In evidenza

di Anna Mori - Eleonora Pisicchio Direttore del Fondo For.te “Più attenzione alle esigenze delle aziende, semplificazione e rapidità nel finanziamento, più qualità dell’offerta formativa”.

Questa mattina presso la sede di Confcommercio La Spezia è stato fatto il punto sulla strategia formativa che l’Associazione di Categoria di Via Fontevivo intende mettere in campo a valere sul Fondo Paritetico Interprofessionale For.te.

“Nel modo di vedere il futuro delle imprese, del mercato e dell’economia – dichiara il Vittorio Graziani, Presidente Confcommercio Imprese per l’Italia – la formazione riveste un ruolo sempre più decisivo e fondamentale. Il nostro è un mondo che sta cambiando ad una velocità sempre crescente, esponenziale. Le vecchie generazioni facevano lo stesso lavoro per tutta la vita. Oggi, per adeguarsi all’evoluzione tecnologica e digitale, il modo di lavorare e di porsi sul mercato delle aziende cambia da un anno all’altro in maniera sostanziale. E’ importante che gli imprenditori siano pronti ad affrontare questi cambiamenti e quindi essere formati e preparati in questo senso”.

“Il ruolo di Confcommercio – aggiunge Graziani – è di lavorare in quest’ottica e l’importanza che per noi ha la formazione è dimostrata dalla collaborazione con il Fondo For.te al quale la nostra Associazione ha sempre creduto molto. Inoltre Confcommercio ha nominato un membro della Giunta con responsabilità specifiche in termini di formazione. Simone Vezzoni ha infatti la responsabilità diretta di impostare e sviluppare la nostra strategia formativa”.

“For.te nasce nel 2004 con la vocazione prioritariamente rivolta verso i settori del Commercio, Turismo e Servizi – afferma Eleonora Pisicchio Direttore del Fondo– nel tempo hanno aderito aziende di altri settori, riconoscendoci la capacità di rispondere in maniera attiva ai loro fabbisogni. Oggi siamo diventati il secondo Fondo più importante nel panorama italiano. La formazione è centrale se non vogliamo perdere il treno della ripresa del nostro Paese. Il patrimonio delle aziende che fa la differenza sul mercato sono i dipendenti nel momento in cui riescono a stare al passo con le trasformazioni che sono sempre più veloci. Il periodo del Covid ci ha spinti a predisporre una programmazione ancora più vicina alle aziende e ai fabbisogni specifici sulla base anche della classe dimensionale delle stesse. La micro e piccola azienda ad esempio hanno bisogno di una formazione più veloce che intervenga immediatamente su un fabbisogno specifico. Molta importanza hanno le tematiche legate alla vendita e al marketing, settore cambiato moltissimo negli ultimi anni, e alla digitalizzazione”. 

“Abbiamo studiato una programmazione che risponda nel minor tempo possibile e con minor burocrazia ai fabbisogni specifici – continua Eleonora Pisicchio - affiancando anche azioni formative più strutturate dove è necessario un intervento più importante. Tutto questo con la finalità di rendere le aziende competitive e farle restare sul mercato. L’impatto della guerra e della pandemia non sappiamo ancora cosa porterà, abbiamo visto dopo il COVID cadere molte aziende. Vogliamo dare il nostro contributo affinché non si assista più ad una caduta così importante e garantire l’occupabilità dei lavoratori. Nel PNRR e nel Programma GOL viene data attenzione all’occupabilità dei disoccupati e dei lavoratori in transizione, ma non viene fatto nessun focus sui lavoratori già occupati”.

A seguito di un provvedimento della Legge Finanziaria Renzi del 2013, che doveva essere transitorio e invece nel 2016 è diventato definitivo, sono state sottratte ai fondi moltissime risorse, si parla di circa 120 milioni. Al fondo For.te questo costa annualmente dai 10 ai 12 milioni “Auspichiamo che questa situazione si risolva – aggiunge Eleonora Pisicchio – la formazione senza risorse purtroppo non è possibile e noi non possiamo incidere troppo sulle aziende. Nella legge di bilancio già approvata a novembre troviamo un dove in qualche modo si prefigura il ritorno di queste risorse ai Fondi a partire dal 2022, ma il decreto attuativo non è ancora stato pubblicato. Per nostra parte cerchiamo di rendere la formazione più accessibile e meno onerosa per le aziende. Siamo anche il primo fondo italiano ad aver varato un programma di rating per misurare la qualità delle performance dei soggetti erogatori della formazione per garantire maggiore qualità e affidabilità”.

“Vorrei dire alle aziende – conclude Eleonora Pisicchio – di scegliere un Fondo Interprofessionale di riferimento, altrimenti le risorse versate con l’Uniemens, lo 0,30% mensile, finiscono nel bilancio dello Stato e sono difficilmente utilizzabili per la formazione. Inoltre il periodo COVID ci ha anche insegnato ad eliminare alcuni vincoli sule metodologie formative. A seconda della dimensione dell’azienda e della tipologia, si può far ricorso alla formazione a distanza o al coaching, modalità di formazione più personalizzate”. 

Il Fondo For.te ha avuto la capacità di modificare il modo di operare per adeguarsi ai cambiamenti nel tempo e su questo punto Gianfranco Bianchi ex Presidente di Confcommercio e del Fondo spiega “Penso ad esempio alla creazione dei voucher aziendali rivolti ai dipendenti delle imprese che permettono agli stessi di accedere a corsi di aggiornamento proposti da enti del territorio, la cosiddetta formazione continua. Questo favorisce la qualificazione professionale, lo sviluppo occupazionale e la competitività imprenditoriale e permette a quelle figure professionali legate a settori che non hanno più la capacità di assunzione di spostarsi verso altri settori dove le assunzioni sono invece elevate”.

Prende infine la parola Simone Vezzoni, delegato alla formazione di Confcommercio “Il mio compito è quello innanzitutto di capire cosa possiamo mettere in campo per portare risultati sul territorio, trasformando le idee in qualcosa di realmente produttivo. Talvolta i concetti di formazione e digitalizzazione rimangono un po' astratti e trasferirli nelle aziende diventa complicato. Abbiamo problemi a far capire alle aziende l’importanza della formazione per i propri dipendenti e quindi talvolta è difficile garantire la partecipazione a quei corsi che non prevedono obbligatorietà. Dobbiamo prima lavorare sugli imprenditori e convincerli della validità della formazione. In questo momento particolare le aziende hanno bisogno di formazione ma non hanno risorse per poterla attivare, quindi la nostra funzione è fondamentale e se riusciremo a realizzare quanto ci siamo prefissi potremo essere di aiuto al comparto produttivo”.

“Penso ci siano temi fondamentali da affrontare con la formazione – conclude Simone Vezzoni- il primo è capire quali siano le problematiche e i bisogni del nostro territorio. Il turismo è sicuramente un settore al quale dobbiamo dedicarci, il turismo vuol dire accoglienza. Ci sono due linee fondamentali: valorizzare i valori di una volta, quelli interpersonali, ma renderli più internazionali capendo chi è il nostro interlocutore, come si muove, come ci cerca, come ci trova e quindi essere più attenti alla digitalizzazione. Talvolta l’uso dei siti e dei social va spiegato e regolamentato, vanno rispettate normative in modo da evitare sanzioni. Sarà quindi necessaria anche una formazione normativa, oltre che tecnica, dovremo procedere a piccoli passi perché ci sono ancora aziende agli albori della digitalizzazione. Vorremmo predisporre un piano formativo che duri nel tempo garantendo una formazione continua”.

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