Già sabato scorso, entrando in chiesa per le funzioni vigiliari, i fedeli non hanno più trovato i segnaposto cadenzati o gli spazi suddivisi nelle banche, come invece era ormai consuetudine trovare nel periodo pandemico.
E’ questa la prima e forse più visibile novità adottata dai parroci in base ai “Suggerimenti per le celebrazioni liturgiche” della Conferenza episcopale italiana, impartiti in seguito al termine, dopo oltre due anni, dello stato di emergenza.
Da venerdì scorso non è infatti più obbligatorio, in chiesa, mantenere la distanza di un metro tra un fedele e l’altro. Resta invece sino al 30 aprile l’obbligo di indossare la mascherina negli ambienti chiusi, e quindi anche nelle chiese durante le celebrazioni. Inoltre i parroci sono invitati a predisporre “quanto necessario e opportuno per evitare assembramenti specialmente all’ingresso, all’uscita e tra le persone che, eventualmente, seguono le celebrazioni in piedi”.
Viene anche raccomandato di proseguire nella consuetudine di igienizzare le mani all’ingresso dei luoghi di culto, dove quindi continueranno a trovarsi gli appositi contenitori. Restano vuote le acquasantiere. Per quanto riguarda lo “scambio di pace”, esso potrà avvenire ancora volgendo gli occhi verso le persone vicine e accennando un inchino, evitando invece strette di mano o abbracci.
Per la Comunione, i ministri (sacerdoti, diaconi o laici autorizzati) continueranno ad indossare la mascherina e ad igienizzare le mani prima di distribuire l’Eucaristia, preferibilmente nella mano. S’intende che chi presenta sintomi influenzali o è sottoposto ad isolamento perché “positivo” non deve partecipare alle celebrazioni.