“L'infezione da Papilloma Virus è una delle più frequenti infezioni sessualmente trasmesse. L’assenza di sintomi ne favorisce la diffusione poiché la maggior parte degli individui colpiti ignora di esserne affetta. In Italia 8 donne su dieci, ma anche 7 uomini su 10, entrano a contatto con il Papilloma Virus nel corso dell'età fertile. Un problema, insomma, che non riguarda solo le donne, ma che coinvolge anche gli individui di sesso maschile, con conseguenze gravi. L’Hpv infatti se diagnosticata tardivamente può causare, tra le altre, condilomi, tumori e infertilità. Per questo motivo è necessario tornare a parlarne, sfatando ogni tabù, con campagne di comunicazione e prevenzione, anche social, rivolte ai più giovani e ai loro genitori per renderli coscienti e consapevoli. La cultura della prevenzione va declinata ugualmente al maschile. Le malattie sessualmente trasmissibili riguardano tutti”.
E’ quanto dichiara il Sottosegretario di Stato alla Salute Andrea Costa (Noi con l’Italia) in occasione della Giornata internazionale contro il Papilloma Virus.
“Esistono - spiega Costa - 100 tipi di Papilloma Virus, alcuni producono lesioni pre invasive e invasive. Tra queste, per le donne, la principale in termini di frequenza e impatto sanitario è il tumore alla cervice uterina. In Italia, nel 2020, sono stati stimati circa 2.400 nuovi casi di carcinoma della cervice uterina (pari all’1,3% di tutti i tumori nelle donne), che si posiziona al quinto posto fra i tumori più frequenti sotto i cinquant’anni. L’uomo purtroppo risulta ancora poco consapevole dei rischi legati all’HPV. Per questo è ancor più fondamentale puntare sulla prevenzione tramite la vaccinazione. Oggi abbiamo a disposizione dei vaccini sicuri, ben tollerati ed efficaci nel precorrere l’insorgenza della malattia”.
“Lo strumento migliore a nostra disposizione per vincere la battaglia contro l’infezione da Papilloma virus e da malattie associate, dunque, è la prevenzione: vaccinazione e diagnosi precoce attraverso screening e test. Ritengo quindi necessario attivare ogni canale possibile di contatto, dialogo, formazione e comunicazione con le nuove generazioni, partendo dalle scuole, passando per i social media, con l’obiettivo di sensibilizzare adulti e giovani sui rischi del virus. Non possiamo più attendere”, conclude Costa.