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Levanto, Defranchi: “E’ fondamentale che venga mantenuto un presidio di emergenza urgenza” In evidenza

di Cecilia Castellini – le parole del presidente della Croce Rossa italiana, comitato di Levanto, Jacopo Defranchi.

Da mesi la comunità levantese è preoccupata dall’ipotesi di limitazione di operatività del punto di primo intervento di Levanto soprattutto perché, per diversi motivi, è stato messo in dubbio il presidio nelle ore notturne e serali.
La Croce Rossa - Comitato di Levanto ha dimostrato naturalmente da subito la sua vicinanza nell’affrontare questo problema, tra le altre cose presenziando simbolicamente nella Piazza del Comune, mentre all’interno si stava svolgendo il Consiglio Comunale con la partecipazione del Direttore generale ASL 5 Paolo Cavagnaro.

“Avendo a che fare con la realtà di emergenza territoriale extra ospedaliera – spiega Defranchi - ci rendiamo conto, nel 2022, che si dovrebbe uscire da questa logica che il punto di primo intervento è qualcosa per il quale la sua difesa va a discapito di un miglioramento del servizio.


Il mantenimento di un presidio di emergenza-urgenza è fondamentale. La nostra presenza simbolica e di sostegno nella piazza del Comune in occasione dell’ultimo consiglio comunale voleva proprio dire noi ci siamo perché il problema si pone se si chiude dall’oggi al domani. Non è una difesa d’ufficio né tanto meno campanilistica.


Non ci è piaciuto il fatto che Cavagnaro abbia fornito solo dei freddi numeri, senza considerare l’importanza che il punto di primo intervento di Levanto ha all’interno di tutto il servizio provinciale, perché sgrava sugli altri due pronto soccorso di Spezia e Sarzana, limitandone il sovraffollamento, e a volte anche sull’automedica di Brugnato che ha una competenza territoriale vastissima. Capita di arrivare al pronto di Spezia e dover attendere una barella per mezzora, una mezzora in più nella quale il paese rimane scoperto”.

“Noi sappiamo quanto il PPI è stato utile in determinate situazioni – prosegue - quanto è importante avere un punto di stabilizzazione di pazienti critici laddove l’auto medica più vicina impiega 20-25 minuti a raggiungere il nostro territorio, per non parlare di quanto impiega ad arrivare a Bonassola o a Monterosso. Se è vero che tante patologie, soprattutto quelle tempo dipendenti, penso la più grave quindi l’arresto cardiaco, si trattano in linea di massima sul posto, è anche vero che in diversi altri casi, l’laddove l’automedica è già impegnata, il PPI è stato vitale per una prima stabilizzazione del paziente. Inoltre, ci sono dei servizi, se pur limitati, come un mini-laboratorio analisi dove vengono eseguite delle analisi in regime d’urgenza, che concorrono a formulare un’ipotesi di diagnosi, molto spesso evitando di trasferire il paziente”.

“L’unica ambulanza di base presente nella fascia 00-08 è la nostra – conclude - che c’è stando ad una convenzione regionale che non prevede l’obbligatorietà dell’operatività. L’Asl non può rifarsi ad un servizio del quale non ha la certezza matematica che sia garantito e nemmeno risolvere il problema solo con eventuali altre associazioni di volontariato.


Se l’Asl chiude deve avere un piano alternativo realmente migliorativo per i cittadini che si dovessero trovare nella necessità di dover accedere tempestivamente a cure qualificate.
Quello che a noi interessa è che il servizio di emergenza urgenza territoriale venga garantito e che non pesi esclusivamente sulle nostre spalle e sulla nostra buona disponibilità. Se non vengono fatte altre proposte il PPI deve rimaner così com’è per quanto ci riguarda, ad ogni modo noi siamo sempre disponibili a collaborare con l’Asl, mettendo tutto il nostro impegno fuori da logiche economiche, come facciamo da anni e com’è giusto che sia”.

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