"E’ passato solo un anno da quando un gruppo di 400 attiviste afghane ha inviato una lettera aperta direttamente alla leadership talebana per l’avvio di concreti negoziati di pace. Donne e ragazze che hanno ampiamente condiviso l’appello oggi sono in fuga, terrorizzate di fronte al ritorno al potere dei talebani", così in una nota Olga Tartarini e Roberta Ambrosini per l'Associazione civico-culturale "Sarzana si può".
“La nostra missione in Afghanistan non ha mai mirato a costruire una nazione. Non era previsto che creassimo una democrazia centralizzata e unita. Il nostro unico interesse rimane quello che è sempre stato, ossia evitare un attacco terroristico sul suolo americano“, queste le parole del presidente americano Joe Biden che dovrebbero giustificare il ritiro delle truppe USA dal territorio afgano".
"La conseguenza è che Kabul è caduta nuovamente in mano ai talebani e l’Afghanistan, abbandonato al suo destino, torna a vivere nel passato. Ogni volta che si guarda l’Afghanistan, la questione femminile è urgente, ma oggi assume proporzioni drammatiche. Non possiamo chiudere gli occhi e la bocca".
"Quelle milizie che sembravano scomparse ora minano l’accenno di democrazia che si stava instaurando grazie alle fatiche e all’impegno tenace delle donne afghane che hanno cercato di superare ingiustizie e prevaricazioni. Le minime conquiste raggiunte sono oggi vanificate dal ritorno di un regime che applica la legge islamica nella sua forma più dura e chi viola la legge paga con la vita. Con pubbliche esecuzioni. Cambiano rapidamente usi e costumi: tutti gli uomini devono farsi crescere la barba, tutte le donne devono girare con il volto coperto".
"E le donne afgane tornano oggi a pagare il prezzo più alto: a loro viene imposto di girare con il burqa e viene vietato di guidare moto e biciclette, non possono avere contatti con uomini che non siano il marito o parenti e non possono usare prodotti di bellezza né gioielli. E’ accettabile tutto questo? Possiamo fare finta di niente?".
"Non dimentichiamo le donne di Kabul che ormai raccontano delle ultime speranze per una società più giusta rispetto a quella che i talebani vogliono riproporre. Non abbandoniamo le vittime di questo tragico regime che vuole annientarle. Non possiamo stare in silenzio ad immaginare le conseguenze, è necessario agire con rapidità per emergenza umanitaria. La comunità internazionale non può mostrarsi distratta o indifferente".
"Non è più possibile armare, per ragioni commerciali, chi alimenta il terrorismo e non rispetta i diritti fondamentali dell’uomo, chi instaura regimi autoritari. Ci deve essere coerenza tra ciò che viene detto e le cose che invece si fanno. Teniamo viva l’attenzione su quello che accade in Afganistan e collaboriamo per la formazione di corridoi umanitari e sostegno e aiuto in tutte le forme possibili alle bambine, alle ragazze, alle donne vittime di un tragico destino".