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Ponte della Darsena, Sommariva non ha dubbi: "Va ricostruito", ma potrebbe essere diverso In evidenza

di Elena Voltolini - Si attendono l'esito dell'indagine sulle cause del cedimento ed il dissequestro del manufatto. Rimozione probabilmente non prima di un mese.

C'è una inchiesta in corso, quindi le risposte certe ed “ufficiali” sulla causa del crollo del ponte della darsena in Viale San Bartolomeo ancora non ci sono. Lo chiarisce subito il Presidente dell'Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Orientale Mario Sommariva, audito questo pomeriggio dalla I Commissione Consiliare del Comune della Spezia per fare il punto sull'accaduto, sulle sue conseguenze e sulle ripercussioni, sia in termini economici che di viabilità, che ne sono derivate.

Nessuna risposta ancora, quindi, sulla causa del crollo, lo ribadisce subito Sommariva, anche se la principale ipotesi in campo resta quella che mette sotto la lente di ingrandimento un elemento meccanico.

“C'è una inchiesta in corso, le risposte quindi verranno dalla perizia e dalla conclusione dell'inchiesta stessa.
Posso dire che non c'è stato un problema strutturale. Il meccanismo che governava il ponte era composto da due pistoni a comando oleodinamico, un meccanismo relativamente semplice: vedremo la perizia cosa dirà. Il cedimento è avvenuto il 12 maggio, intorno alle 8.20, successivamente all'apertura del ponte, nel corso della fase di discesa, con l'uscita dell'impalcato dalla propria sede. E' verosimile che il malfunzionamento della parte meccanica abbia provocato la fuoriuscita dalla sede. Solo la perizia, però, potrà dare la risposta definitiva e verificare l'effettiva condizione della parte meccanica e della manutenzione. I periti si sono concentrati su questi elementi, ma occorre attendere l'esito del loro lavoro”.

Dalla conclusione delle indagini arriveranno le risposte sulle cause del crollo ed anche sulle responsabilità. “Secondo gli atti predisposti, la manutenzione ordinaria del ponte era a carico del Consorzio nautico, mentre quella straordinaria spettava all'Autorità di Sistema. Esiste un manuale di manutenzione molto poderoso che è stato consegnato agli inquirenti e la perizia darà quindi anche risposta sulle responsabilità”.

Fino ad allora, pertanto, si dovrà attendere ed, ovviamente, non si potrà procedere neppure alla rimozione del manufatto. Il Presidente Sommariva, quindi, confida nella velocità della Procura, compatibilmente con tutti i tempi tecnici e di analisi necessari per non tralasciare nulla ed analizzare tutto in modo approfondito.
“La Procura è consapevole che la mancata rimozione del ponte crollato provoca disagi alle aziende che lavorano nell'area e certamente proseguirà in maniera spedita, ma c'è la necessità di eseguire l'incidente probatorio e tutti gli atti dovuti. Speriamo, comunque, in indagini con un passo rapido”.

Quali i tempi prevedibili? Sommariva ipotizza: “La rimozione potrebbe richiedere ancora circa un mese di attesa. Il progetto per la rimozione c'è già, dovrà essere approvato dalla Procura e autorizzato a seguito del dissequestro”.
Tecnicamente, la rimozione richiederà circa una decina di giorni, durante i quali la palazzina di Viale San Bartolomeo 801, quella evacuata immediatamente dopo il crollo, dovrà essere nuovamente temporaneamente abbondata dai residenti.
Si tratta della palazzina adiacente al ponte, abitata da 3 famiglie, che il giorno del crollo erano state evacuate ed ospitate per due giorni in albergo, a carico dell'AdSP, per mettere l'area in sicurezza. Con l'ordinanza sindacale del 14 maggio, due giorni dopo il cedimento, quelle famiglie avevano potuto fare rientro nella propria casa, dopo che l'impalcato del ponte era stato messo in sicurezza con il puntellamento della porzione rimasta priva di appoggio e la posa in opera di funi di acciao volte a stabilizzare l'antenna che costituiva parte integrante del ponte.
"La sicurezza degli abitanti non è a rischio", sottolinea Sommariva.

Su questo, però, si accende il dibattito, con il Commissario Massimo Baldino che afferma di essere stato contattato da quelle famiglie, che vorrebbero lasciare la propria abitazione sino a quando non ci sarà il nuovo ponte, temendo per la loro sicurezza e per i disagi che dovranno subire durante la fase di cantiere per la nuova opera. Baldino si rivolge primariamente all'amministrazione, chiedendo che si interessi al caso. A lui replicano il compagno di partito Fabio Cenerini, che sottolinea l'impegno dell'amministrazione che non ha mai lasciato sole queste persone, ed anche l'Assessore ai Lavori pubblici Piaggi: “L'Amministrazione è stata ed è al fianco dell'AdSP su tutte le questioni scaturite dal crollo. Abbiamo fornito tutte le forze necessarie per superare le criticità. Siamo sempre disponibile nei confronti degli abitanti della palazzina”.

Tra le criticità non si annovera, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, quella economica per le aziende che operano nella zona, come spiega il Presidente Sommariva: “Le aziende del Consorzio nautico non hanno interrotto le loro attività. Noi abbiamo consentito l'alaggio delle imbarcazioni presso Passeggiata Morin mentre, per quelle più grandi, si sono movimentati in maniera solidale diversi cantieri limitrofi. Questo ha evitato il fermo”.

Criticità, invece, seppure la viabilità alternativa esiste ed è piuttosto agevole, c'è stata e c'è sul fronte del traffico, anche se percepita in modo più o meno “pesante” dai diversi Commissari.

Guardando al futuro dell'asse viario e soprattutto a cosa ne sarà del ponte, ovvero se sarà ricostruito o no, Sommariva non ha dubbi sulla propria posizione: “Quel collegamento stradale c'era, la città c'era abituata e mi pare necessario per la fluidità del traffico. Non ho alcun dibbio che il ponte vada ricostruito”.
Potrebbe, però, essere diverso: “Il ponte che c'era aveva un limite: l'angolo di apertura a 60 gradi non consentiva il passaggio delle imbarcazioni più grandi. Molto probabilmente una decina di anni fa, quando era stato realizzato, non c'era la necessità di transito di imbarcazioni di tali dimensioni, ma ora sì. Credo pertanto che vada verificata la fattibilità tecnica per aumentare lo specchio acqueo disponibile perchè le imbarcazioni che devono entrare ed uscire sono anche molto grandi ed hanno necessità di spazio”.

Nessun dubbio sul fatto che il ponte vada rifatto non lo ha neppure l'amministrazione comunale, come ha confermato l'Assessore Piaggi.

Diversa, secondo Sommariva, l'opinione del Consorzio nautico. Bisognerà quindi trovare una soluzione di compromesso che coniughi le esigenze delle aziende e quelle della viabilità.

Questo, comunque, è un passo successivo: il primo sarà quello del dissequestro del manufatto e della sua rimozione. Poi si progetterà il ponte del futuro. I tempi? Sommariva aveva parlato di un anno, ma chiarisce: “Ho preferito dare le tempistiche più lunghe anzichè fare proclami che non si sa se saranno rispettati”.
I tempi, quindi, potrebbero essere inferiori, ma è presto per fare previsioni. La prima parola spetta ora alla Procura, poi si potrà procedere.

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